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Tutto parla di te, il dramma della depressione post parto

Alina Marazzi è una documentarista e si vede, eppure il suo Tutto parla di te riesce a fondere doc e fiction con estrema naturalezza ed a raccontare una storia non facile senza mai cadere da nessuna delle due parti del muro.

Pauline torna dopo anni a Torino e comincia a lavorare in un centro che aiuta le donne colpite da depressione post parto. Tra loro c’è la giovane Emma e l’incontro tra le due donne servirà ad entrambe per risovere i propri problemi, quelli attuali per la ragazza, un segreto rimasto sepolto nel passato per la donna matura.

Tutto parla di te è un mix preciso e perfetto. La vicenda è narrata alternando scene girate con attori a (splendide) immagini di repertorio e a interviste realizzate dalla Marazzi in fase di preparazione del film. Così quelle che vediamo sono storie vere e le testimonianze decisamente drammatiche portano a galla un problema che esiste da sempre ma che probabilmente si è accentuato negli ultimi anni.

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Brava poi la regista a sfruttare la presenza di Charlotte Rampling, per la quale ritaglia un ruolo che sembra adattarsi perfettamente. E con lei è una vera sorpresa per pulizia di recitazione Elena Radonicich, capace di duettare ottimamente ma soprattuto di esprimere il dramma col solo movimento degli occhi.

Nel collage marazziano non manca una chicca che ho apprezzato particolarmente: un paio di inserti girati in stop motion (realizzati da Beatrice Pucci) che animano la classica casa delle bambole e non sono altro che la rappresentazione visiva della soluzione al problema della protagonista più anziana, una rivelazione raccontata con una tecnica affascinante e splendente.

Nota tecnica: il film esce in 25 copie, quindi affrettatevi ad andarlo a vedere perché chissà quanto riuscirà a rimanere in sala.

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