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Tunnel Borbonico: 530 metri nella storia

Scendere 40 metri sotto terra, lasciarsi alle spalle la città, il caos, l’inquinamento, le luci di un parcheggio e inoltrarsi nel silenzio e nella luce fioca dei cunicoli, scoprendo un’altra città ancora più affascinante: è quello che capita a chi decide di immergersi, letteralmente, nella Napoli del sottosuolo.

Perché al di sotto del cemento e delle strade, nelle profondità, si può camminare tra caverne, cunicoli, pozzi e fare un salto nella storia passeggiando all’interno del Tunnel Borbonico. Il percorso è lungo 530 metri, parte dal parcheggio di via Domenico Morelli o da Vico del Grottone e attraversa questa città nella città. I primi furono i greci a prelevare grosse quantità di tufo dal sottosuolo per costruire mura e templi.

Lo scavo continuò con i romani che una volta estratto il tufo pensarono di collegare le varie cave con dei cunicoli e incanalarvi le acque del Serino per trasformarle in cisterne. Ed è proprio in quei cunicoli che si sviluppava l’acquedotto del Carmignano, rimasto in funzione fino a fine ‘800. Cisterne immense che potevano raccogliere quantità d’acqua infinita di cui ci si rende conto solo una volta che si cammina sul fondo di quei vecchi pozzi.

Vasche che erano comunicanti tra loro e aperte verso la superficie grazie ad un complesso sistema di pozzi. Qui scendevano i “pozzonari”, gli addetti alla manutenzione che scendevano aggrappandosi ad una serie di piccoli gradini scavati nelle pareti ogni volta che c’erano dei guasti o bisognava fare della manutenzione e su cui negli anni sono state costruite intere leggende proprio perché erano gli unici capaci di girare tutta la città nel sottosuolo e sbucare all’improvviso in qualsiasi appartamento.

E proprio in quei cunicoli iniziò a prender vita il tunnel borbonico pensato da Ferdinando II di Borbone per collegare la caserma di via Morelli al Palazzo Reale: il progetto fu realizzato dall’architetto del palazzo, Enrico Alvino, ma sospeso per ragioni economiche. Quelle cisterne, però, tornarono a nuova vita durante la II Guerra Mondiale quando Napoli, a causa del suo porto, venne martoriata dalle bombe.

E il tour, che oggi porta in quelle cavità, descrive alla perfezione la vita sotterranea di quei napoletani. Incise ci sono ancora le iscrizioni di quanti correvano nel sottosuolo al suono delle sirene. Sotto c’era un’altra città, ancora più ristretta ma che doveva dare un minimo di normalità a quanti per ore o giorni dovevano rimanerci. Così c’era un impianto elettrico, bagni e docce in corrispondenza di ogni entrata nel rifugio perché era la prima necessità di quanti scappavano. E poi le zone infermieristiche, i letti in ferro dei rifugiati e le tante scritte sui muri di chi passava intere giornate illuminate da lampadine a 12 volt. 

Il Tunnel Borbonico (da non confondersi con la Napoli Sotterranea) è aperto ogni venerdì, sabato e domenica, ed è tornato accessibile ai turisti e curiosi da fine ottobre 2010 grazie al grande impegno dell’Associazione Culturale “Borbonica Sotterranea” che ha dovuto lavorare senza incentivi per anni per mettere in sicurezza questo percorso e liberarlo dalle macerie. Alla fine della guerra il Tunnel era diventato un deposito giudiziario di automobili e, infatti, negli ultimi metri del percorso si cammina in mezzo ad automobili e moto, interessante testimonianza della storia della motorizzazione. Ma anche ennesima dimostrazione di quanto sia stato difficile rendere accessibili questi luoghi.

L’associazione, guidata dallo speleologo Gianluca Minin, ha iniziato nel 2005 a liberare quei luoghi. Non c’era solo il terreno franato o le automobili usate dai contrabbandieri, c’erano detriti di ogni genere e anche molta spazzatura. Come spesso capita a Napoli, la spazzatura viene nascosta nelle tante cavità del sottosuolo: in questo caso il Tunnel Borbonico ha permesso di ripulire un’ampia zona della città e, lasciando in alcuni angoli delle montagne di detriti, insegnare alle tante scolaresche che vanno in visita, l’importanza della raccolta differenziata

Un’escursione che consigliamo a quanti vogliano ammirare una Napoli “di sotto”, diversa, emozionante e per quasi un’ora estraniarsi dal caos e dal rumore quotidiano.

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