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Tunisia: libertà d’espressione sotto attacco

Secondo quanto riporta Le Nouvel Observateur, il capo redattore del giornale Al Maghreb, Zied Krichen, ed il giornalista Hamadi Redissi, sono stati insultati, aggrediti e picchiati a più riprese da estremisti islamici, sotto gli occhi della polizia, in occasione del processo alla rete televisiva Nessma TV, lo scorso 23 gennaio a Tunisi.

Nessuna tv è accusata di “attentato ai valori del sacro, attentato al buon costume e sovvertimento dell’ordine pubblico” per aver trasmesso il film francese Persepolis, in una scena del quale è rappresentato Allah, cosa notoriamente vietata dall’islam e che ha suscitato un’ondata di proteste nel paese, dove le recenti elezioni per l’Assemblea costituente hanno portato al potere gli islamici del partito Ennahda. Il processo che ha registrato la presenza di numerosi giornalisti da una parte e quella massiccia di estremisti islamici dall’altra, è stato rinviato, anche in seguito alle aggressioni subite dagli stessi giornalisti in quella sede.

Precedentemente altre due giornaliste che seguivano una manifestazione di docenti universitari, erano state aggredite dalle stesse forze dell’ordine in borghese, secondo quanto riferito da Reporters Sans Frontières.

Human Rights Watch, da parte sua, denuncia violenze ed intimidazioni di estremisti islamici negli ambienti universitari del paese. La polizia ha dovuto infatti far evacuare la facoltà di Lettere de La Manouba, occupata da salafiti che protestavano contro il divieto per le ragazze di studiare con il velo integrale nelle università.

Per di più, il capo del governo tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato di aver proceduto in maniera autonoma e senza consultazioni, alla nomina di capi redattori e direttori di giornali e reti televisive pubbliche, giustificando il suo operato con l’urgenza di coprire le sedi vacanti.

Reporters sans Frontières, inoltre, scrive sul suo sito internet che “i legami con il vecchio regime di Ben Alì delle persone scelte per coprire posti chiave, non favoriscono la rottura con il vecchio sistema mediatico infeudato al potere politico e getta l’ombra del dubbio sulla volontà di accaparramento dei media da parte dei dirigenti attuali”.

Nonostante il primo ministro tunisino dichiari di voler applicare la legge e denunci le aggressioni dei giornalisti, e che pure il suo partito prenda le distanze dagli estremisti, le violenze si susseguono nel paese e Hamadi Jebali è pertanto accusato di portare avanti un doppio gioco ma, conclude Le Nouvel Observateur, “ egli dovrà mostrarsi risoluto di fronte alle violenze fisiche ed alle intimidazioni se vuole preservare la sua credibilità”.

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