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Tradire la fiducia degli italiani

La caduta verticale del mito-Berlusconi, durato quasi un ventennio. Un periodo di devastazione morale, economica e politica del Belpaese, con tantissimi complici. Intanto Grillo avanza…


Bisognerebbe conoscere bene, nei dettagli, le motivazioni per cui Berlusconi è stato recentemente condannato per proporre delle considerazioni serie sulla figura del Cavaliere. Si può tentare di esprimere, tuttavia, un’idea di massima sull’epoca berlusconiana in generale, ben sapendo che non si può che andare a esaminarla solo esteriormente. La sentenza di primo grado gli piove addosso dopo la rinuncia a riprendere in mano il Popolo della libertà: e questo è un primo dato di fatto, che conferma la solita mentalità punitiva nei confronti di chi non gode più dei favori dell’opinione pubblica. Il Pdl sta crollando e, inevitabilmente, il primo a essere trascinato nel crollo è il suo capo. La storia, insomma, si ripete.

Il fenomeno berlusconiano non è attribuibile solo al fondatore di Forza Italia: sarebbe impossibile. I suoi diciotto anni di carriera politica, con molti alti e pochi bassi, sono stati resi possibili da un codazzo di servitori e di lacchè, che lo hanno sostenuto e blandito oltre ogni decenza, non certo per le sue presunte capacità di statista, quanto per la ricchezza e la disponibilità a elargire denari come fossero noccioline. Di solito, chi non sgobba per procurarsi denaro non dà neanche importanza a come lo ha guadagnato. Chi elargisce senza problemi sa, inoltre, che le donazioni garantiscono obbedienza sino alla cecità più completa. Si ricordi, in tal senso, il caso di Ruby “Rubacuori”, risolto in Parlamento con la dichiarazione, da parte di alcuni deputati del Pdl, della presunta parentela con Mubarak della ragazzotta senza scrupoli fermata in questura: la telefonata del presidente Berlusconi, per liberarla, fu un gesto patriottico!

Questa cecità non poteva non richiamare alla corte berlusconiana gente mediocre, del tutto avulsa dagli interessi pubblici, anzi quanto mai prona a quelli privati. La qualità politica è degenerata nel tempo, non tanto per colpa di Berlusconi, quanto dei “berluscones”, alla cui formazione e crescita anche la concorrenza politica ha contribuito. C’è da chiedersi, con fermezza, come mai sia accaduto tutto questo, per rispondersi, magari, che il sostanziale disinteresse pubblico nei confronti della politica e, dunque, delle vicende del Paese ha permesso la maturazione di una casta a se stante, costituita da maneggioni, quanto mai lontana da ogni preoccupazione di buona gestione dell’esistente. Si è lasciato fare a questi faccendieri, elargitori di prebende e di favori, e l’Italia è caduta per terra…

 

Si guardi all’impegno tiepidissimo dei media: pochi giornalisti sfidano il sistema rischiando così di venire emarginati. I più centellinano richiami al sistema medesimo, adoperando concetti e atteggiamenti accademici, per non perdere i vantaggi presenti. Ipocrisia e pusillanimità sono all’ordine del giorno: impediscono iniziative coraggiose, fanno vivere nel tran tran, consentono intraprendenze volgari (quelle finanziarie) e abbandonano i giovani a loro stessi. Lo pseudoliberalismo berlusconiano è finito in queste sabbie mobili, ma all’orizzonte non si vede un futuro decente: nessuno ha proposte intelligentio responsabili, e così Grillo imperversa con la sua demagogia non facilmente contestabile. Lui, almeno, tenta di destare le coscienze.

Dario Lodi

(Lucidamente, anno VII, n. 83, novembre 2012)

 

 

Le immagini: una foto di Berlusconi del 2010, quando era presidente del Consiglio, e il grillo rampante.

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