Torino: “Sì al burqa in pubblico, è espressione religiosa”
La Procura di Torino ha archiviato il caso di una donna di Chivasso, di religione islamica, che circolava con il burqa riconoscendo un’eccezione religiosa. Un cittadino aveva inviato una serie di esposti denunciando il fatto.
Ma il pm Paolo Borgna ha lasciato cadere la questione sostenendo che non si può applicare la legge Reale, che vieta a qualunque altro cittadino di coprire il volto, perché in questo caso si tratta di una manifestazione del credo religioso. Secondo il procuratore infatti indossare quel velo sarebbe “in ossequio, secondo un’interpretazione diffusa, ai principi della religione islamica”.
Va infatti riconosciuto il diritto, sancito dalla Costituzione, di “manifestare in qualsiasi forma, anche attraverso la propria immagine esteriore, la propria fede e la propria appartenenza religiosa”. Anche perché la donna mostrava comunque il volto quando le veniva richiesto di identificarsi e in ospedale.
Il tema del velo integrale è molto controverso e se ne dibatte anche tra i laici. Tant’è che sia a destra sia a sinistra si sostiene la legittimità dell’eccezione religiosa. Resta da chiedersi però se sia opportuno concedere sistematicamente delle eccezioni a leggi per il solo fatto di avere una giustificazione religiosa.
Il rischio è infatti quello di aprire delle voragini nell’ordinamento, permettendo il consolidarsi anche in Italia di un comunitarismo di stampo confessionalista. Rivelatosi problematico e fallimentare in paesi come la Gran Bretagna, con gravi violazioni dei diritti e delle libertà soprattutto di donne e bambini.
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