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Torino. Nuovo sciopero dei facchini della Safim

Dopo gli scioperi di fine 2015 riprende la lotta dei facchini della Safim, piattaforma logistica che gestisce prodotti surgelati soprattutto per i supermercati Dimar.

Come avevamo già raccontato, nel polo di None (Torino) operano due cooperative, una a predominanza italiana e rumena, l'altra a predominanza migrante. Come spesso accade nel settore della logistica ad essersi ribellati sono proprio questi ultimi che subiscono le peggiori condizioni di lavoro. 
Grazie alla loro lotta, iniziata col sindacato SiCobas ormai due anni fa, sono riusciti a migliorare molto la loro condizione che prima li vedeva impegnati mediamente 250 ore al mese con lo straordinario erogato sotto forma di un forfettario da 100 €.

Ma già sul finire dell'anno scorso, a causa dei miglioramenti che la cooperativa aveva dovuto concede ai lavoratori in lotta, la Safim ha deciso che non era più conveniente utilizzare la cooperativa ed ha così assunto direttamente i lavoratori, ma obbligandoli a lasciare il sindacato SiCobas in favore della Cisl ed annullando i miglioramenti salariali che i facchini avevano strappato alla cooperativa. Non paghi, hanno firmato un accordo con la solita compiacente Cisl, accordandosi per tombare quanto dovuto per gli straordinari irregolarmente non retribuiti in passato dalla cooperativa in cambio di un misero forfettario.

Compreso l'inganno i lavoratori migranti avevano ripreso la lotta nell'ottobre scorso, ma l'azienda, sempre grazie alla complicità della Cisl, ha tentato di dividere i lavoratori aizzando gli italiani contro gli arabi, paventando il rischio chiusura e quindi la perdita del posto di lavoro.

Dopo i duri scioperi di ottobre i facchini hanno così deciso di lasciar calmare le acque fino alla scorsa settimana quando hanno deciso di tornare a farsi sentire. Così giovedì scorso alle 14 tutti i lavoratori arabi sono usciti dal magazzino in sciopero ed hanno cominciato a bloccare tutti i camion in entrata e uscita dal magazzino di None, senza farsi intimidire né dalle minacce aziendali, né dal rischio sgombero da parte della polizia.I lavoratori hanno resistito per tutta la notte (lo sciopero è durato 20 ore e si stima un danno per l'azienda di circa un milione di euro!) fino a che verso le 10 del mattino seguente non è arrivata la notizia che l’assessorato al lavoro della regione Piemonte intendeva incontrare i lavoratori per favorire un incontro tra le parti. Il picchetto decide così di sospendere lo sciopero e accettare l’incontro per il pomeriggio alle 16 con l’assessore Pentenero.

All'incontro i lavoratori espongono chiaramente le loro rivendicazioni:

-riconoscimento della rappresentanza sindacale SiCobas;

-annullamento dei tombali fatti firmare con la complicità della Cisl e col ricatto del posto di lavoro;

-recupero del salario perso con il passaggio alla Safim

Dopo aver ascoltato i lavoratori l’assessore si è impegnata a convocare un tavolo tra le parti per trovare una soluzione entro la prossima settimana. I lavoratori hanno così deciso di attendere l'incontro ma si sono anche detti pronti a riprendere la lotta se non si troverà al più presto una soluzione definitiva.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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