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The veil, l’orrore delle sette

Non mi spingo a dire che The veil rimarrà nelle menti degli appassionati come un punto fermo ma non c’è dubbio che Phil Joanou abbia fatto un ottimo lavoro e pur senza inventare nulla di nuovo riesce a mostrare quel che vuole e a colpire.


Il 23 marzo 1985 negli Stati Uniti una quarantina di persone appartenenti ad una setta vennero trovate senza vita in una fattoria. Dall’episodio storico prende spunto la vicenda.

In mezzo allo stuolo di cadaveri c’è però una bambina viva. Come mai è stata risparmiata? Venticinque anni dopo la ragazza ormai trentenne viene contattata da un gruppo di documentaristi che vogliono girare un film su quella vicenda. lei non ricorda nulla ma è pronta a cercare di scoprire qualcosa su quella pagina del suo passato.

Nella fattoria nessuno è più entrato e l’allegra brigata trova dei nastri registrati che mostrano la preparazione a quello che per tutti è sempre stato un suicidio di massa.

Ovviamente ci saranno sorprese. Noi, con i protagonisti, scopriamo a piccoli bocconi quanto accaduto anni prima, il percorso del gruppo sotto la guida di Jim, il mentore, il profeta, il Cristo pronto a donare la resurrezione.

Come detto Joanou gioca sul classico. Spaventi semplici, spiriti che appaiono, misteri da svelare. Il passato che ritorna. A guidare la comitiva moderna una sempre bella Jessica Alba. La bambina cresciuta è la bionda Lily Rabe.

Se vi apprestate a guardare il film con animo libero rischiate perfino di sobbalzare sulla sedia un paio di volte e non è male nemmeno l’insieme, che (seppur ovvio) porta ad un finale coinvolgente e per nulla in linea con la tradizione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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