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"The inner light": la Magical Mystery Orchestra al Teatro Malibran

Non è facile riproporre dal vivo il repertorio dei Beatles. Forse il gruppo più amato nell’ambito del pop, i cui dischi ufficiali vengono rieditati nel corso del tempo, mentre emergono di quando in quando nuovi bootlegs. Si rischia o di copiare in maniera pedissequa o di allontanarsi troppo, perdendo quel quid inspiegabile che li ha resi immortali.

La veneta Magical Mystery Orchestra, il cui primo nucleo nasce nel 1991, riesce a riprodurre lo spirito dei “favolosi quattro”, introducendo qualche elemento personale, che rende le composizioni ancora più gradevoli. E poi, in concerto si nota l’amore e la ricerca continua di nuove versioni, una generosità sorprendente, quasi un’eccezione di questi tempi, , che consente al pubblico di immergersi nell’universo beatlesiano per oltre due ore e mezza, ascoltando la bellezza di 33 canzoni. Tutto questo è successo al teatro Malibran, dove la MMO tenne un indimenticabile concerto nell’aprile del 2005, appena tornata dai mitici ‘Abbey Road Studios’ londinesi, dove aveva registrato ‘I am the Warlus’ e ‘Rain’, quest’ultima inserita nel doppio CD ‘A day in the life… at Abbey Road. 25 Italian Bands Playing the Beatles’.

Il concerto nell’ex teatro di san Giovanni Crisostomo, edificato in soli quattro mesi sul finire del 1677, ha avuto un’intenzione benefica. L’incasso è stato impiegato dalla S.O.S. Handicap Bambini Invisibili ONLUS per le attività di sostegno rivolte a bambini adolescenti con gravi malattie neurologiche, già in atto dal 2003 presso la Polisportiva Terraglio di Mestre. Alcune novità hanno arricchito la serata. La prima è stata la presenza di Aldo Tagliapietra, al sitar, voce solista de Le Orme, che ha eseguito due composizioni di George Harrison : ‘The Inner Light’, lato B del 45 giri ‘Lady Madonna’, mai inserita in un LP e ‘Within you without you’, che apre la seconda parte di ‘Sgt. Peppers lonely hearts club band’(1967), uno dei dischi più importanti dei quattro baronetti, che all’epoca aprì nuove vie ed ispirazioni alla musica pop. La seconda è stata, nella parte finale della serata, l’ingresso in palcoscenico del coro “Growin’ up Singers” di Treviso, 60 cantanti dai 13 ai 23 anni diretti da Paola Pascolo. Da ‘My sweet Lord’, uno dei brani scelti dall’orchestra dal repertorio di ogni Beatles solista ad ‘Hey Jude’, il concerto è cresciuto brano dopo brano, coinvolgendo un pubblico che non aspettava altro per poter canticchiare le amate melodìe. La base dell’orchestra è composta da un quintetto : Roberto Cecchetti, chitarra e voce; Eddy De Fanti, chitarra, percussioni e voce; Massimo Bellìo, tastiere, chitarra e voce; Andrea Ghion, basso elettrico e voce; Matteo Ramuscello, batteria. Ad essa si affiancano il Magical Mystery String Quartet : Luisa Bassetto e Francesca Balestri, violino; Elisabetta Rinaldo, viola; Valentina Rinaldo, violoncello e la Magical Mystery Brass Section : Gianfranco Busetto, tromba; Massimo Zanolla, corno francese; Giovanni Caratti, trombone.

Inoltre, vista la bontà dell’idea, continua ad inserirsi tra le note, l’attore Giorgio Bertan, recitando e cantando in ‘Being for the Benefit of Mr.Kite’, ‘Pepperland’, ‘You Know my Name (look up the number)’ , partecipando al coro di ‘Yellow Submarine’ e mettendo le maschere al quintetto di base durante l’esecuzione di ‘I am the warlus’. Il repertorio, principalmente, è incentrato sui brani che mai i Beatles eseguirono dal vivo, anche se non mancano i primi hits come ‘Love me do’ o ‘She loves you’. Ma lo spettacolo si avvale anche delle foto di Diego Landi e delle multivisioni di Francesco Lopergolo, che servono a rievocare il Beat e la psichedelia, che proprio i Beatles per primi crearono con ‘Rain’: ottima la versione della MMO, con inserti elettronici minimalisti ed originali frasi per archi di altri pezzi collocati all’interno di una strana medley. Applausi vivissimi, richiami a gran voce e soddisfazione per i fondatori di S.O.S. Handicap Bambini Invisibili, i quali hanno scoperto nei testi dei Beatles “molta disabilità, per chi vuole vederlo, ovviamente.

In ‘The inner light’ c’è il tema del “non-viaggio”, ovvero quel viaggio fantastico fatto di sogni e desideri di molte persone disabili e dei loro cari, capaci di superare le più impervie barriere e avversità, di essere più veloci della malattia, pur non potendo muovere un passo, articolare un discorso, coltivare una relazione e un amore fra pari”.

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