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 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > The Swallow Quintet e Cello Samba Trio al XVII° Padova Jazz Festival

The Swallow Quintet e Cello Samba Trio al XVII° Padova Jazz Festival

Per il secondo concerto serale in cartellone al Teatro Verdi, è salito sul palcoscenico il quintetto di Steve Swallow, maestro indiscusso del basso elettrico nel Jazz. Accanto a lui la compagna artistica e di vita Carla Bley, esclusivamente all"organo Hammond, a doppia tastiera, Chris Cheek al sax tenore, Steve Cardenas alla chitarra e Jorge Rossy alla batteria. Una formazione di tutto rispetto, che purtroppo non è riuscita a gettarsi alle spalle un certo torpore, un senso di noia, dovuti forse ad un materiale compositivo non all"altezza. Undici i brani in scaletta, compreso un bis, per una durata totale di circa 90 minuti. Un repertorio "Mainstream", scelta strana per i gruppi guidati dalla coppia Swallow/Bley. Molti i tempi medio-lenti, privi di mordente, meno numerosi quelli veloci e vivaci, come "Let"s heat", in cui Rossy, attraverso un bel assolo, lancia il tema, mentre lo sviluppo improvvisativo fa pensare alla parkeriana "Donna Lee". Ballads tendenti al Blues, come "A dog"s life" o "Ever after", non hanno contribuito a far decollare un concerto, atteso sulla carta, visti i consensi della critica per l"album "Into the Woodwork", pubblicato nel 2013 dalla ECM/ Extra Watt. Apprezzati, il drumming di Rossy, particolarmente attento alle dinamiche sonore, e il suo uso delle spazzole ; l"energia soffiata a pieni polmoni da Chris Cheek, abile e generoso nelle esposizioni tematiche e nelle numerose improvvisazioni. Misurato, con eleganza, Steve Cardenas, mentre la coppia leader è parsa svolgere un semplice compito scritto.

Ha invece convinto la prestazione del "Cello samba trio", guidata dal violoncellista e compositore carioca Jaques Morelenbaum. Vista l"imminente ricorrenza, il prossimo 8 dicembre, del ventennale dalla scomparsa di Antonio Carlos “Tom” Jobim, l"organizzazione del festival ha pensato di chiedere un programma di composizioni prevalentemente del “mestre soberano”, il “maestro sovrano”, considerato il più grande compositore di musica popolare di tutti i tempi. Niente di più facile per Morelenbaum, che aveva fatto parte tra il 1984 e il 1994 della "Banda Nova " di Jobim, e che ha appena licenziato il primo disco a proprio nome, "Saudade do futuro – futuro da saudade", al compimento di 40 anni di onorata carriera. Dopo una prima parte esclusivamente strumentale in cui il trio ha eseguito anche tre brani presenti nel CD – "Maracatuesday, del leader, “un incastro tra il ritmo Maracatù e la giornata di martedì”, "Eu vim da Bahia", di Gilberto Gil, “l"eterno ministro della cultura”, "Coraçao vagabundo di Caetano Veloso, del quale negli anni "90 Morenbaum è stato musicista, arrangiatore, direttore musicale e produttore – è stata invitata a salire sul palco la moglie, cantante, Paula Morelenbaum, con la quale il violoncellista aveva condiviso l"esperienza con Jobim. Il concerto è salito di tono, perché un altro strumento solista si è aggiunto, dando modo soprattutto al batterista, di ampliare l"accompagnamento percussivo, dialogando attraverso accenti, piccoli assolo e breaks, con la cantante, la quale, sentendosi ben sostenuta ritmicamente, ha acquistato via via sicurezza e tranquillità. Dieci i pezzi cantati, a partire da un"insidiosa "Desafinado", interpretata da generazioni di artisti della MPB, la musica popolare brasiliana, anche se si può considerare come versione originale, quella di un altro maestro indiscusso, Joao Gilberto.

Nella lista, anche due brani tratti dalla colonna sonora di "Orfeo Negro", il film di Marcel Camus: "A felicidade", e "Lamento do morro" entrambi scritti da Jobim e Vinicius De Moraes e "Gabriela" dall"omonimo film di Bruno Barreto, protagonisti Sonia Braga e Marcello Mastroianni, scritta interamente da Jobim. Morelenbaum tende a riprodurre fedelmente gli arrangiamenti originali, forse per un senso di rispetto e pudore verso tanti capolavori. E" il caso di "Samba do aviao", nella quale il violoncello da solo esegue alla perfezione l"introduzione. In "Aguas de Março", splendido duetto tra Elis Regina e Jobim, Paula Morelenbaum, da sola, ripropone il finale dialogato tra i due grandi, caratterizzato da una graduale scomparsa di lettere dalle parole, con grande divertimento degli artisti, come si può vedere nei video diffusi dalla rete. Un "altra "agua" conclude la serata, ma non è la pioggia di marzo, bensì l"acqua da bere, "Agua de beber". Morelenbaum partecipa vocalmente, come in altri momenti del concerto, dimostrando inaspettate qualità canore. Strumentalmente impressiona la facilità con la quale esegue con l"archetto frasi complesse, senza rivelare tensione alcuna, anzi in completa rilassatezza, com"è tipico dei veri professionisti.

La moglie Paula, ne ha fatta di strada! La coristi degli inizi è diventata una solista rispettata, che può permettersi di avere accanto nei suoi dischi, come il brillante "Telecoteco", musicisti prestigiosi. Lula Galvao, nato a Brasilia, senza mai strafare, è emerso per la creatività negli assolo e per un accompagnamento parco che mira giustamente all"essenziale. Il dolce suono della chitarra acustica risulta essenziale nella MPB, soprattutto per quanto riguarda la Bossa Nova. Un plauso, infine, al carioca Rafael Barata, bravissimo nel padroneggiare le dinamiche sonore. Il suo suono pulito si avvale di piatti in prevalenza chiodati, mentre il drum set si arricchisce anche di un tamborim, di modo che si ha la sensazione, a volte, che un unico musicista sia in grado di riprodurre la complessità ritmica di una batucada eseguita da una "scuola di samba". A questo proposito, ha colpito la capacità di riprodurre il suono della Cuìca, il membranofono monopelle a frizione, imparentato con la nostra Caccavella, da parte di Morelenbaum, con l"archetto che scivola sulle corde sotto il ponticello dello strumento. Applausi generosi e convinti e fila al tavolino nel foyer del teatro per assicurarsi una copia del nuovo CD.

 

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