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The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble, ‘Music of Georges I. Gurdjieff ‘ (ECM Records).

The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble : 16 elementi diretti da Levon Eskenian.

 

Un disco emozionante, avvolto dalla sonorità cristallina, limpida, naturale, che caratterizza le incisioni dell’etichetta tedesca, ci consente di riscoprire la scrittura e la personalità di Gurdjieff, grazie ad un organico di eccellenti musicisti, formatosi nel 2008.

Nato tra il 1866 e il 1872 ad Alexandropol, Russia, oggi Gyumri, repubblica Armena, e morto in Francia, nell’ospedale americano di Nevilly nel 1949, Georges Ivanovitch Gurdjieff è stato un filosofo, scrittore, mistico, musicista e maestro di danze sacre. La madre è armena, il padre, greco, insieme ad altre professioni, è un ‘Ashokh’ (trovatore), che improvvisava in versi o canti su temi religiosi o filosofici. Esperienze infantili risvegliarono in Georges l’impulso per esplorare il mistero dell’esistenza umana. Il suo insegnamento combina sufismo ed altre tradizioni religiose, in un sistema di tecniche psicofisiche che cercano di favorire il superamento degli automatismi psicologici ed esistenziali che condizionano l’essere umano.

Secondo le sue convinzioni, la vita umana viene vissuta in uno stato di veglia apparente prossimo al sogno, per trascendere il quale egli elabora uno specifico lavoro sulle persone al fine di ottenere un livello superiore di vitalità e consapevolezza. La sua tecnica prevede il raggiungimento di uno stato di calma e isolamento a cui segue il confronto con gli altri individui. Nel 1919 decide di fondare una scuola per lo sviluppo spirituale, ‘l’Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo’, cercando di capire il significato della vita sulla terra e del posto dell’uomo nel Cosmo. Nonostante la giovane età, secondo l’opinione di Tigran Mansurian, il massimo compositore armeno vivente, la rielaborazione di Levon Eskenian delle musiche di Gurdjieff, per la prima volta per strumenti tradizionale orientali, trascritte originariamente per pianoforte dal suo allievo, il compositore ucraino Thomas de Hartmann (1886-1956), è forse la più vicina allo spirito del grande Maestro. Si rimane colpiti dalla timbrica degli strumenti, ad iniziare dal Dudùk, piccolo strumento a fiato in legno di albicocco, che è quasi un simbolo del paese caucasico e riesce a commuovere, evocando silenzi e spazi immensi, per la vicinanza alla voce umana. Penetrante è il suono caldo del Blul, un flauto ligneo simile al Ney, assai comune nei paesi arabi e turchi, che spesso introduce i brani da solo o con l’Oud, il liuto mediorientale, stimolando gli altri strumenti al dialogo.

Il CD è da ascoltare più e più volte, magari dopo averlo lasciato nella custodia per qualche tempo. Se ne apprezzerà la qualità e si rimarrà piacevolmente sorpresi per una ricchezza musicale ed intellettuale inaspettata.

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