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The Conjuring – Il caso Enfield

Ricordate il mio entusiasmo per The Conjuring? Bene, sono felice di rivelarvi che l’entusiasmo si ripropone con forza per The Conjuring – Il caso Enfield.

James Wan colpisce ancora nel segno e realizza ancora un horror di quelli che ottengono un risultato notevole e non scontato: spaventano!
Siamo ad Enfield nel 1976 e nella casa di una famiglia composta da madre e quattro figli (il padre è scappato anni prima) cominciano a verificarsi strani fenomeni. In particolare è la figlia Janet a parlare con la voce di un vecchio, perdere i sensi, levitare.

A questo si aggiungono episodi clamorosi di poltergeist e ogni altro divertente giochino che vi venga in mente. Così sul posto vengono mandati i Warren, indagatori già protagonisti del primo film.

Questo secondo episodio funziona dal primo all’ultimo minuto. Funziona quando ci viene raccontato il quotidiano (o quasi) dei Warren, funziona quando vediamo cosa accade nella casa infestata, funziona nelle pause e funziona fino alla stanza dei cimeli finale dei Warren.
La cosa incredibile è che James Wan non lesina su nulla, ci butta dentro decine di episodi soprannaturali, ci mostra tutto e con noi lo mostra ai protagonisti. Gli episodi sono così evidenti e a portata di tutti che è impossibile negarli (anche se…)

Ovviamente non entro nel dettagli della vicenda, che è bene vi godiate passo dopo passo. Però sappiate che funziona, che c’è da divertirsi (spaventarsi), che si può godere il racconto, la vicenda, la narrazione, gli effetti, i movimenti di macchina.

E naturalmente le interpretazioni, perchè Vera Farmiga e Patrick Wilson sono i soliti professionisti, ma la giovane Madison Wolfe è una vera sorpresa.

Oh… c’è da dire che nel film non c’è nulla di nuovo, nessuna invenzione geniale… semplicemente è un horror perfetto, che funziona alla grande.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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