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The Calling, Susan Sarandon è persa

The Calling è un discreto thriller con un’ottima Susan Sarandon. Ben fatto, con poche cadute, sempre su ritmi di tensione alti, Jason Stone mette insieme in fondo un buon lavoro.

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Hazel è capo ispettore in un paesino di provincia dove non capita mai nulla. I casi della vita ed il nulla che la circonda l’hanno portata ad essere alcolizzata, un pochetto (anche un po’ di più di un pochetto) impasticcata e non proprio simpatica. Burbera, scontrosa, è il tipico sceriffo negativo che abbiamo visto in tanti film del genere, però è donna. Così quando in una settimana ci sono due omicidi la cosa suove un po’ tutti. Anche perchè le due morti sembrano essere collegate: il volto dei due cadaveri è deformato in una smorfia evidentemente creata dal killer. Ad aiutare Hazel c’è il suo socio ed un giovane nuovo arrivo più o meno alla prima esperienza. E naturalmente sarà lui a asvegliare tutti e a capire che gli omicidi sono decisamente di più e che il killer sta seguendo un folle ma preciso piano di cui ovviamente di più non posso dirvi.

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La Sarandon è brava anche in un ruolo sporco e cattivo (non è il primo), sebbene il suo personaggio non è che sia cattivo di suo, è più che altro deluso dal mondo. L’ambiente è pure quello classico, tradizionale, ci dice subito che qualcosa sta per accadere a sconvolgere il nulla degli ultimi anni. Topher Grace è bravo il giusto e la partecipazion di Donald Sutherland come al solito non passa inosservata. Certo, di nuovo e indimenticabile non c’è nulla, ma Stone ha senza dubbio fatto un ottimo lavoro da artigiano del thriller (e sia chiaro che è un complimento).

Questo articolo è stato pubblicato qui

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