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Terranera: il musical che racconta Scampia tra disagi e speranze

La compagnia Ansiteatro porta in scena il musical che racconta Scampia attraverso i ragazzi, i loro sogni e i problemi della vita quotidiana. A dirigerli un professore che insegna matematica alle scuole medie e che, in classe e in scena, educa alla legalità. Tra i protagonisti un solo ragazzo cresciuto nell'ottava Municipalità. Prossimo appuntamento a Casal di Principe il 15 aprile.

Il 15 aprile saranno al Teatro Comunale Parco della Legalità di Casal di Principe (Ce). Loro sono i ragazzi della compagnia Ansiteatro, una trentina di più o meno giovani che di professione fanno altro nella vita, ma che attraverso il teatro hanno deciso di portare avanti progetti di legalità. Hanno portato in scena “Scugnizzi” negli anni passati ed ora “Terranera”, il musical ambientato a Scampia.

Autore dei testi - e anche attore in scena nei panni di Luca - Giuseppe Capoluongo, nato e cresciuto a Miano, a pochi chilometri da Scampia.

Terranera nasce nel marzo 2011, su musiche di Nino D’Angelo, a cui abbiamo chiesto l’autorizzazione. Il musical parte dal titolo di una sua canzone e racconta la realtà di Scampia, dei giovani, dei problemi, delle difficoltà di qualsiasi giovane quando si trova ad affrontare la vita e che trovano il Luca, un laico, una speranza, un futuro.

A dirigere la compagnia A.N.S.I. (Associazione Nazionale Scuola Italiana) Francesco Apicella, nella vita professore di matematica:

Il teatro è sempre stata una mia passione. Anche a scuola collaboro con tante associazioni… Io insegno matematica in una scuola media di Villaricca. “Terranera” parla del sociale, si parla dei problemi legati ad una Napoli particolare. È qualcosa legato alla legalità. A scuola si fa questo, anche nelle scuole medie. La legalità parte dalle elementari. Alle scuole medie si collabora molto con le associazioni, con enti no-profit con associazioni come Libera. È un tema da affrontare e che affrontiamo quotidianamente.

Cosa ha voluto mettere in evidenza con lo spettacolo?

“Il messaggio che non volevo far passare è che chiunque può diventare un malavitoso. Nessun ragazzo diventa malavitoso per il fatto di essere di Scampia. E ho voluto far capire che parlare, raccontare, mettersi in discussione, ascoltare è questo il modo migliore di vivere. È importante che gli adulti ascoltino senza dare soluzioni, senza sentenziare, ma facendo parlare i ragazzi che, da soli, troveranno la soluzione. È come in classe: se dò un problema, sono loro che devono trovare la soluzione. Ma chi è alla lavagna, se non arriva al dunque, non deve sentirsi bersagliato. Nel musical, quindi, si ambienta tutto in un centro inizialmente abbandonato a se stesso, dove i ragazzi vanno perché obbligati dagli assistenti sociali. Poi quel centro diventa una occasione per raccontarsi e per raccontare a chi è in grado di ascoltarli e non giudicarli!”.

Come educa gli studenti alla legalità, da professore?

“Parlando, chiedendo e dando rispetto. Se il ragazzino si alza e mi racconta uno dei più strani o sciocchi problemi, lo ascolto per un’ora. Quando vado via e finisce l’ora di lezione, dico che non è che non abbiamo fatto lezione… abbiamo fatto una lezione di vita”.

Come sono cambiati gli studenti in questi anni?

“I ragazzi sono molto più infantili… sono cambiati in questo senso! Hanno una mente aperta e ci si lavora benissimo, ma sono più infantili. I genitori evidentemente sono molto più protettivi e loro crescono nella bambagia e poi sono computer-dipendente. Fanno un uso non regolamentato del computer. Sono schiavi delle chat, di facebook, fanno tardi la sera. Non godono quindi del bello della compagnia, dello stare insieme, dello stare per strada”.

Tra gli attori in scena un solo ragazzo di Scampia, Giuseppe Napolitano.

“Anche nello spettacolo sono Giuseppe, conosciuto come Peppe: sono uno dei tanti scugnizzi di Scampia, che vive per strada e viene coinvolto in questo progetto dall’educatore di comunità che è Luca. Le tematiche che affrontiamo sono molto vicine a noi che siamo di Scampia: dalla vendita dei voti per alcuni politici, alla delinquenza, al traffico di droga…”.

Tu vivi nel quartiere Don Guanella: di che cosa avreste bisogno?

“Della presenza delle autorità, di persone volenterose e coraggiose come Luca. Che in passato abbiamo avuto, come il nostro amatissimo Don Aniello, ma che qualcuno ci ha strappato”.

Come credi che venga danneggiata Scampia nell’immaginario collettivo a causa dei luoghi comuni?

“Riallacciandomi ad un bellissimo pensiero di Don Aniello, credo che sia un danno associare Gomorra a Scampia, perché Gomorra nella Bibbia è una delle città che viene distrutta insieme a Sodoma. Ed equivale a dire che Scampia è la città senza speranza”.

Cosa vorresti che si dicesse?

“Noi viviamo in un luogo dove chi è all’esterno si fa molto condizionare dai luoghi comuni. Anche il discorso dei coprifuoco, di cui si è parlato a gennaio: io a Scampia ci passeggio anche la sera, quando rientro dal lavoro (Giuseppe nella vita è infermiere – NdR). Ci sono tante persone oneste che lavorano, che studiano e che si danno da fare per gli altri”.

Che significa crescere a Scampia da bambini?

“Significa avere una preparazione a 360 gradi nella vita! Hai già visto tutto! Anche se questo nasconde dei contro. Come non avere delle aree a disposizione dove poter giocare in maniera tranquilla. Vengono spesi soldi per strutture poi abbandonate a se stesse. O se vengono realizzati dei parchi, dopo un mese dall’inaugurazione, risultano semi agibili e vengono abbandonati. Come la Villa comunale abbandonata ai tossicodipendenti”.

Te ne andresti?

“Se dovessi andar via da Scampia, me ne andrei proprio dall’Italia! Scampia è il microcosmo nel quale ci sono i problemi dell’Italia tutta! E fa comodo che sia così. Poi c’è il galletto della situazione, viene fa il suo intervento in tv e poi dopo due settimane tutto finisce. E non si parla più… E in tv quando si parla di noi si dicono tutte cose che noi già conosciamo. Spesso e volentieri, però, c’è parecchia aggiunta nei servizi. Vengono calcate molte cose. C’è parecchio colore in un quartiere che già di per sé è colorato: è un bellissimo arcobaleno”.

Da quando c’è De Magistris cosa è cambiato?

È partita la raccolta differenziata, dopo il Vomero. Sono stati realizzati dei lavori per gli stradoni che danno su Scampia, hanno realizzato delle rotonde. Invece all’apertura della Facoltà medicina non ci credo tanto. Sarebbe sede distaccata della Federico II. La sede sta ai Colli Aminei, 4 fermate, solo 6 km da Scampia!”.

Quando ti sei accorto che Napoli è vicina e non un luogo lontanissimo dal quale sei cresciuto?

“Io fino ai 13-14 anni quando uscivo il sabato non usavo la macchina. Con gli amici mi muovevo con la metro. Era nostro costume dire andiamo a Napoli… roba di 30 minuti con la Linea1. Ad oggi mi rendo conto che qualsiasi quartiere della periferia di Napoli rappresenta Napoli”.

E quanto vi sentite allontanati dall’Amministrazione?

“Tanto! Perché la presenza e l’interesse delle amministrazioni, delle Istituzioni c’è solo a tratti”.

Ma anche a Scampia le cose cambieranno, come cantano i ragazzi:

“Tutto può essere realizzato... E noi abbiamo tutte le carte in regola per farlo, basta saper aspettare, basta saper credere!”.

LA STORIA

Luca, educatore di comunità, è trasferito a “Scampia”, quartiere di Napoli tristemente noto a causa del degrado in cui vivono gli abitanti. Luca si troverà a vivere tante realtà che aveva conosciuto solo attraverso i giornali o la TV. Conoscerà Nicola, un ragazzo di quindici anni, che vive con la sorella, sposata con un camorrista di piccolo taglio, che lo inizia alla malavita attraverso i suoi loschi traffici. Così è notato da un boss della camorra, Don Ferdinando, che vede in lui un futuro capo. La vita di Nicola s’intreccia con storie di altri ragazzi che, come lui, si trovano a vivere un’adolescenza rubata dalle lunghe mani della camorra. L’alternativa per questi giovani sarà proprio la comunità diretta da Luca, un posto nel quale i ragazzi ritrovano serenità e amore. Luca, piano piano, con grandi sacrifici si fa accettare dagli abitanti del quartiere e insieme lottano nella speranza di ridare dignità a tutti. Tante saranno le domande di Luca in attesa di risposta...

COMPAGNIA: ANSITEATRO

IL CAST

Giuseppe Capoluongo - Ettore Navarra - Nicola Graziano - Cesare Segreto - Maria Rosaria Graziano - Antonia Cerullo - Vanna Navarra - Giuseppe Napolitano - Cristina Finizio - Giuseppe Sansiviero - Tonia Lucariello - Ciro Cipullo - Roberta Martino - Carmine De Chiara - Alessia Bastelli - Federico Capoluongo - Antonella Scintilla - Tony Navarra - Angela Feniello - Kevin Visconti - Anna Conelli - Gianni Muoio - Federica Cuciniello - Antonio Martino - Arianna Scarano - Francesco Martino - Francesca Russo - Tammaro Musto - Magda Musto - Simona De Gregorio

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