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Tarantatevi! La notte della Taranta

Un mese in Salento, alla scoperta della Pizzica e immersa nella gigante "Notte della Taranta"

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Notte della Taranta
Pubblico del concertone a Melpignano

È stato con emozione che, avendo seguito passo dopo passo il lavoro dei musicisti dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta, li ho visti salire su un palco giganstesco, e affrontare una folla di centinaie di migliaia di persone. Succede così spesso che la musica tradizionale attragga un pubblico davvero numeroso, e per di più, sulla propria terra?

Come mai un festival, creato sull’idea di una riproposizione originale della sua musica popolare, dopo meno di 20 anni è riuscito a diventare il festival maggiore d’Italia? Ci deve essere qualcosa di geniale, un’incontro tra elementi particolari e movenze al livello globale. Sono entrata per un mese in questo mondo affascinante per tentare di capirne i dettalgi dal vivo.

C’è, è vero, una tendenza globale di riaffermazione delle identità locali e dei particolari regionali, come reazione ad una cultura mondiale uniformata e dai linguaggi musicali o culturali che tendono ad unificarsi. Nel "mondo google" in cui si può avere accesso, in teoria, a tutte le musiche del mondo, quando influenze internazionali rischiano di condurre ad un livellamento delle musiche locali per ragioni commerciali, e sopratutto in un mondo retto dalla scienza dove la magia non ha più la sua ragione di essere, è normale che le identità locali vengano apprezzate e ricercate con più intensità. Per questo, il "tradizionale", "l’autentico", ci fa risvegliare connessioni perse con un mondo pre-moderno dove la vita aveva un altro senso. Questo avviene ormai in tutto il mondo, e si conoscono più di un esempio di tadizioni che hanno conosciuto un successo grande, ben al di là delle sue frontiere.

Il Salento può rispondere a questo interesse sempre più vivo, per due ragioni. La prima è che la sua tradizione era stata interrotta, le sue danze – eseguite normalmente in privato - erano passate di moda perché si riferivano ad uno stato di povertà che si voleva dimenticare. Allora, la tradizione non avendo più un ancoraggio nella società di oggi, si poteva permettere grandi trasformazioni per portarsi sui mercati musicali attuali, adattando la sua estetica a valori più moderni. La seconda è che la musica della Pizzica è legata al mito molto forte del tarantismo, che affascina per la sua magia e per la forza che porta a una follia– perché legata alla puntura di un ragno – che sfonda i limiti delle accettazioni sociali.

La Notte Della Taranta è stato un festival che ha saputo riprendere questi elementi e adattarli a delle esigenze moderne, combinando una tradizione forte ma modificabile con una visione mercantile delle più moderne. È stato un lavoro al tavolo, da intellettuali che sono stati capaci di capire la domanda delle nuove generazioni e di offrirla in una forma alla quale queste avevano accesso. È così che la pizzica, all’origini un ballo di contadini, si è ritrovato al centro di una moda con una stampa tutta sua, aiutata dal fatto che il Salento è una regione accoglientissima, bella per natura e per cultura.

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Pizzica
Concerto del Canzoniere Grecanico Salentino durante il festival itinerante della "Notte della Taranta"

Questo concetto, pur essendo geniale, comprende però qualche limite. La gente del posto, che siano musicisti o semplici abitanti, a volte si lamentano di un successo così esponenziale ma basato su una tradizione che viene poco a poco dimenticata. Infatti, tanti di loro vedono nella pizzica che si balla sui palchi (e nel pubblico) della Notte della Taranta una imitazione grotesca dei balli dei loro nonni, dove gli elementi vengono poco a poco trasformati e stravolti, per avere infine poco da fare con la pizzica originale. E non è tanto per dargli voce che questo punto mi pare importante : perché, se si perde il filo che la Notte della Taranta trattiene con una certa autenticità della musica che propone, rischia di perdere quello che aveva di speciale, di interessante, una certa visione "alterondialista" della musica che è il suo perché, e che è quello che intriga, interessa, e fa venire a tanta gente il gusto del Salento e della sua musica.

È vero che un’onda turistica così forte ha i suoi punti forti. Da regione quasi dimenticata dall’Italia, il Salento è diventato in pochi anni soggetto di un interesso fortissimo sia in Italia che all’estero. Il turismo, spiaggie affollate, crescita economica notevole. Ma non è un po’ spoporzionato? Nel solo mese di agosto, una marea di gente sbarca in paesini che non hanno i mezzi turistici per riceverli, poi tutto rimane fermo per il resto dell’anno. I salentini sanno di essere conosciuti per le due canzoni che fanno la loro estate, però nessuno presta attenzione a tutto il resto del repertorio, grandissimo e bellissimo, che meriterebbe tanta riconoscenza. C’è il rovescio della medaglia per chi vive veramente questa regione, al quotidiano.

Se i musicisti salentini e gli organizzatori dei festival prestassero attenzione a questi diversi punti, si potrebbe pensare ad una crescita sostenibile e fruibile da tutti. Pensare a riaffermare il legame che c’è tra questo grande successo e una autenticità (ormai persa ma ricostruibile) della sua musica e del suo ballo, può dare una forza commerciale quanto riportare l’attenzione ad un un rispetto vero della regione, per un turismo più sano, autentico, e benefico per tutti.

Insomma, la pizzica è un ballo con una forza ritmica, quasi fisica, che non rischia di scomparire. Ma spero che tutti i salentini, con la loro energia, le loro contraddizioni e la veemenza che fa la beltà del loro carattere, sapranno mettere i loro sforzi assieme per una fruizione delle loro risorse la migliore possibile, senza perdere la loro autenticità nella musica, nella danza, nel cibo, nei gesti, e nelle loro voci alte e forti, quanto belle da ascoltare!

 

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