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Tangentania: il finanziamento targato Padania

Il Senatur ci scuserà se, dopo lo tsunami-tangenti abbattutosi sulla Lega Nord, il primo pensiero per molti sarà stato: e menomale che ladrona è Roma! A pensare male si fa peccato, ma spesso si azzecca. E dopo le ultime eretiche esternazioni in odore di terrorismo ("Se Monti viene al Nord lo faranno fuori") e gli ennesimi deliri anti-nazionali ("Spero che i miei figli non cantino mai l’inno di Mameli") sembra che il fato abbia voluto dare un segnale forte e chiaro al leader del Carroccio e suoi segugi: state buoni!

Tramortiti dall’avviso di garanzia che la procura di Milano ha notificato al Presidente del consiglio regionale della Lombardia e al suo portavoce, Davide Boni e Daniele Ghezzi, per finanziamenti illeciti al partito, transitati attraverso gli uffici pubblici del Pirellone, i duri e puri non ci stanno.

Nel frattempo rifiutano di accusare il colpo, tanto che sul quotidiano La Padania di ieri non c’era traccia della notiziona sulle centinaia di migliaia di euro che sarebbero entrate nelle casse della Lega Nord.

A inguaiare i padani è l’architetto Michele Ugliola, arrestato precedentemente per un giro di mazzette che investì la giunta di Cassano D’Adda, il quale decide infine di collabore con la Giustizia.

Superato lo shock iniziale, Umberto, finto progressista opposizionista, colui che prima andava a braccetto col più potente d’Italia e ora scopre le lobby delle finanze, emula il comportamento irriverente del suo ex alleato, Silvio Berlusconi. “Vogliono distruggerci. Usano tutti i mezzi, ma non ci riusciranno. Anzi, la Lega prenderà ancora più voti. Chissenefrega dei giudici“.

Siamo alle solite: le toghe politicizzate colpiscono ancora per ritorsione e non perchè scoprono un giro di corruzione. Però, se ad essere indagato è Penati, allora la giustizia fa solo il proprio dovere.

Sulla stessa onda, la replica di Salvini. “E' una strana coincidenza…”. Si potrebbe dire piuttosto che la sorte, spesso, restituisce al mittente ciò che semina. Insomma: non sputare per aria che ti ricade in faccia. Dice il proverbio.

Fu così che i padani vennero travolti da un insolito destino nel verde prato di marzo: scoppia il caso Tangentania, il finanziamento marchiato Padania.

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