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Svendita Italia: la Toscana trivellata

La notizia delle trivelle in Val d’Orcia è più che mai attuale: a metà dell’anno prossimo cominceranno le prime esplorazioni del sottosuolo. La vicenda è circondata da uno strano silenzio, tanto è vero che la giunta della Regione Toscana votava in sordina, il 14 maggio 2007, tre delibere all’unanimità per approvare i permessi di ricerca di carbon fossile su oltre 1500 km2 in Toscana, dopo che il responsabile regionale ambiente, Fabio Zita, aveva approvato, il 26 aprile 2007, i permessi con l’esenzione dalla valutazione di impatto ambientale (VIA) per i primi due anni esplorativi.

Alla fugace notizia sulla stampa nazionale, nel giugno del 2007, le reazioni falsamente rassicuranti furono tali da mettere il coperchio alla vicenda. E’ vero che l’assessore reg. all’Ambiente Artusa giurò di volerle annullare, purtroppo fu licenziato dal suo gruppo (Verdi) e sostituito dalla Bramerini, quella dei cinque inceneritori in Toscana “senza se e senza ma”.

I permessi riguardano zone mondialmente note, in parte patrimonio dell’Unesco: da Montalcino ad Asciano, Buonconvento, passando da Siena fino a Monteriggioni, San Gimignano e la Val d’Elsa, diradando ad est verso il Chianti (Castellina e Calstelnuovo di Berardenga), a nord verso Montecatini, ad ovest verso il volterrano, la Val di Merse, la Val di Cecina, a sud verso il martoriato Sovicille (con il futuro aeroporto), l’Amiata, l’Arbia, la Val d’Orcia – patrimonio dell’Unesco - fino a Campagnatico e le Crete senesi (Asciano).

Molte zone protette sono opportunamente escluse dai permessi, ma esse sono poco estese rispetto alle zone considerate industriali e alla luce dell’eccezionalità mondialmente nota dei comuni coinvolti. Il presidente della Toscana Martini, quello del “mai e poi mai le trivelle in Toscana”, a metà dell’anno prossimo se la dovrà vedere con i “sondaggi stratigrafici superficiali di profondità totale circa mille metri” (…) “che, inclusa la cantierizzazione, presentano elementi di criticità genericamente legati al sito specifico” senza foglio di VIA! Volete che non lo sapesse? Quel che è più grave è che nei tre decreti, di durata di sei anni, la seconda fase di “esplorazione” più profonda con “perforazioni” e “significativi impatti critici negativi” è già compresa nel pacchetto, sia pur subordinata a studio di VIA. E visto che saranno prove di produzione, la società beneficiaria sarà completamente esente dal pagamento delle aliquote, come è previsto per legge.

Sono interessi talmente “trasversali” a governarci, che l’iter delle istanze è iniziato l’8 aprile 2004 con Marzano allora ministro alle Attività Produttive (governo Berlusconi), è continuato con Scajola, che richiedeva il 13 dicembre 2005 l’intesa alla Regione, è proseguito con Bersani e Bubbico, quando sono stati pubblicati i decreti, e adesso ha il suo naturale coronamento nel rinominato Scajola. Tanto trasversali che Filippo Bubbico, e il suo segretario particolare (Arnaldo Mariotti) risultano indagati, nell’indagine avviata nel 2003 da De Magistris “Toghe lucane” che delinea l’esistenza di un comitato “con il collante degli affari, che avrebbe agito per condizionare l’attività giudiziaria e di altre istituzioni della Basilicata” con magistrati, uomini politici, imprenditori, professionisti ed esponenti delle forze dell’ordine. L’indagine si è conclusa l’8 agosto 2008 confermandoli nella lista degli indagati.

Il paese intero, del resto, è dichiarato dal 1996 (grazie Prodi) “disponibile in maniera permanente alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi” (625/1996, art. 3, comma1), per semplice modifica di un articolo della legge precedente. 

Vuoti giuridici e vizi di forma

Oltre al merito, l’iter appare con vizi di forma, come ad esempio rimandi INESISTENTI sulle delibere di intesa o i termini di prescrizioni tra una domanda e l’altra, non applicati. E ancora, a livello teorico-procedimentale, la natura giuridica del concetto di “intesa”: il settore, di competenza dello Stato, è fintamente condiviso, in seguito alla riforma pseudo federale del 2001, con gli enti locali attraverso il sistema delle “intese” e delle conferenze di servizi, tra i diversi livelli d’amministrazione dello Stato. Possibile che per un’area così sensibile sia lasciato un vuoto giuridico così importante?

E i rifiuti “tecnici” delle amministrazioni, qualora ci fossero stati (per la tutela ambientale, paesaggistico territoriale, del patrimonio storicoartistisco o della salute e della pubblica incolumità), la stampa non li ha coperti, e comunque la legge prevede l’inganno: in caso di disaccordo si rimanda semplicemente “all’amministrazione procedente”, alla Conferenza Stato regioni o alla Conferenza unificata, vale a dire ad enti che non sono parti terze, anzi, semplici emanazioni degli stessi ma con gli uomini giusti ai posti giusti.

Poche le opposizioni dei comuni per “sostanziale incompatibilità” (Poggibonsi, Asciano, Barberino Val d’Elsa, Colle Val d’Elsa), mentre per ben 24 comuni è valso il silenzio-assenso! A dare un parere decisamente positivo sono state le 4 province (Siena, Firenze, Grosseto e Pisa), 4 comunità montane (Amiata-Grosseto, Amiata Val d’Orcia, Val di Merse e Com. Alta Val di Cecina) e i 5 comuni di Castellina in Chianti, Campagnatico, Roccalbegna, Civitella-Paganico e San Giovanni d’Asso.

Società



La società beneficiaria dei permessi, EGL ltd, è diversa da quella che li ha richiesti, Heritage Petroleum Plc, che è stata assorbita con OPA ostile il 2 febbraio 2007 dalla sua acquirente, l’australiana European Gas Limited (EGL ltd) – ex Kimberley Oil, di cui è diventata azionista minoritaria. EGL ltd in realtà non ha impiegati e a giudicare dagli azionisti assomiglia di più a una sorta di pool di fondi anonimi, custoditi da banche e soprattutto colpisce la predominanza della storica banca d’Oriente del governo britannico, la HBSC, che nacque per riciclare e a reinvestire i proventi del traffico di oppio. La volpe perde il pelo ma non il vizio.

EGL vanta 5 permessi in Francia e 3 in Italia, mentre per quello di Sulcis (Sardegna), sovranamente non prorogato dalla Sardegna, la società non ha contestato la decisione in giustizia solamente perché non più interessata: la Val d’Orcia è più appetibile.

Condizioni


Deleterie appaiono le condizioni che il nostro paese generosamente offre ai petrolfinanzieri, tali da esercitare un’enorme attrattiva in crescita esponenziale su grosse compagnie petrolifere e holding estere. La legge prevede canoni annui per le licenze solo di 5 Euro per km2; royalties (aliquote) che non superano mai il 7% (4% per l’offshore), con la previsione di un’esenzione per i primi 20 milioni di metri cubici di gas da ogni singolo accumulatore (e per le prove di produzione e altri casi di “incidenti”); l’aliquota massima sul reddito per le società del 35%; le banche dati sismiche e geologiche accessibili a tutti e le domande che possono essere introdotte in qualsiasi momento e per qualsiasi area, fino a superfici di 750 km2. Regali immutati da oltre dieci anni: nel 1996 i canoni erano già di 10.000 Lit per km2, mentre nel frattempo siamo passati all’euro e gli idrocarburi sono come minimo raddoppiati (quintuplicato il gas).

Oro nero e oro blu. Chi inquina non paga, anzi vince.


Ma il regalo più ignobile che i nostri governanti stanno facendo ai “pirati del globo” è l’oro blu. Licenza d’inquinarlo. Vi era già l’avvelenamento all’arsenico dell’Amiata per opera dell’Enel e della geotermia. Adesso tutta la regione sarà a rischio inquinamento. Ma come stupirsi se si pensa che la Toscana è stata la prima a privatizzare l’acqua con il governo D’Alema (Arezzo-Suez)?

Uno studio di consulenti della società EGL del resto lo dice nero su bianco: tra le condizioni provvidenziali del CBM in Italia, l’elevato prezzo del gas, tre o quattro volte quello australiano, la domanda di gas in crescita esponenziale e l’opportunità di commercializzare l’acqua, da quando in Italia è stata “aperta” al mercato (grazie a Legge Gallo, Bassanini e Lanzillotta). Infatti, si legge che uno dei grossi inconvenienti della tecnica d’estrazione di gas Coal Bed Methane (CBM), è l’enorme spreco d’acqua: lo studio prospetta la redditizia opportunità di commercializzarla: “Nella migliore delle ipotesi potremo commercializzare e vendere l’acqua, sia all’agricoltura sia agli abitanti locali. Nella peggiore delle ipotesi, potremo riutilizzarla nel ciclo”.

Qual è il vero scopo dell’operazione? L’acqua, i terreni, la speculazione? Introduzione di centri commerciali, colate di cemento, inceneritori, strade a pedaggio, mobilio urbano inquinante, svalutazione delle terre, massacro dell’identità culturale…tanto più elettrizzante se sulle colline senesi! La tesi è rafforzata dalla presenza del progetto dell’ampliamento abnorme dell’aeroporto del Sud di Siena (MPS/Bassanini/Caltagirone), scusa appena celata per iniziare un’enorme speculazione sul territorio, e dall’entrata nel capitale di EGL (fino al 18%) del magnate belga della finanza Albert Frère con CNP (Compagnie Nazionale à Portefeuille) già azionista di riferimento di Gaz de France Suez (acqua inceneritori gas e gasdotti), già prepotentemente presente nella nostra gestione idrica in Toscana con Publiacqua, Acquedotto del Fiora e Nuove Acque.

Per l’articolo integrale si rimanda al sito

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