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Sussurri e grida: il tramonto inglorioso della Seconda Repubblica

L’infelice seconda repubblica non riesce più a vivere, ma non sa neppure morire. Come i suoi partiti che non riescono a stare uniti ma non sanno neppure dividersi: si è scissa Scelta Civica, ma i due tronconi non sanno dove andare, sordi boati vengono anche dal M5s, si è diviso anche il Pdl, dopo un lungo travaglio, ma i toni sono surreali e si mette in conto di rimettersi coalizione alle prossime elezioni. Divisi, ma non troppo.

Ed i sussurri dei corridoi di Palazzo dicono che non di una scissione si è trattato ma di una sottile mossa di Silvio, che così avrebbe spiazzato gli avversari, sottraendosi al peso di sostenere un governo sempre più impopolare senza però beccarsi l’accusa di averlo irresponsabilmente fatto cadere in un momento difficile e, così, scaricando sul Pd l’onere delle scelte fiscali.

A dimostrazione di questo ragionamento si segnalano i toni insolitamente morbidi del Cavaliere verso chi non aderisce alla sua Forza Italia, il fatto che mantenga le redini della borsa confermando le fidejussioni anche per i fuoriusciti, l’esplicita disponibilità a rientrare nella stessa coalizione (confermata anche dagli alfaniani), l’assenza – per il momento - di avvisaglie di “metodo Boffo” contro gli scissionisti che, pure, l’avevano paventato. Una scissione di velluto, forse troppo. In effetti, ben altro era stato il trattamento riservato a Fini e Casini e, sin qui, il Cavaliere non era mai parso proclive ad un facile perdono.

Dunque, tanta cristiana rassegnazione e laica tolleranza appaiono quantomeno sospette. Eppure, l’interesse del Cavaliere per una rapida crisi di governo e per urne aperte già in primavera è troppo evidente per poterne dubitare; dipendesse da lui il governo sarebbe già caduto in estate per votare in ottobre. Se questo non gli è riuscito è anche perché, effettivamente e non per finta, un pezzo del suo gruppo senatoriale non glielo ha permesso.

A me sembra che la verità stia nel mezzo: più che altro, credo si sia trattato di una separazione consensuale, dettata da una serie di considerazioni. In primo luogo, una separazione cruenta sarebbe suonata ancor più come una sua sconfitta personale; in secondo luogo, bisogna pur sempre tenersi buoni gli scissionisti in vista del voto sulla decadenza, per non restare proprio del tutto isolato. Così come conviene non rompere in vista dei ritocchi alla legge elettorale dopo la pronuncia della Consulta, a dicembre.

Soprattutto, al suo “metodo Boffo” poteva far riscontro una valanga di rivelazioni ed accuse dei suoi ex compagni di partito fra cui ce ne sono di quelli che di cose imbarazzanti ne sanno. Dunque un “mezzogiorno di fuoco” non conveniva a nessuno, essendo troppo alto il rischio di uscirne entrambi con le ossa rotte.

E ci sono altri motivi più incerti e lontani, di cui occorre tener conto. Noi non sappiamo ancora quando e con che sistema elettorale andremo a votare, ma in ogni caso conviene tenere la porta socchiusa per i reprobi. Se si dovesse votare con il porcellum o con qualsiasi altro sistema maggioritario, i voti alfaniani, per pochi o molti che siano, potrebbero rivelarsi determinanti, se, invece, si andasse ad un sistema più o meno proporzionale, converrebbe tenerseli alleati sottraendoli al “nemico”. Peraltro, non è scritto che “si fa più festa in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti”? E, dunque, anche se il Cavaliere è un seguace del Vangelo come io lo sono dell’Islam, non è da escludere che, a determinate condizioni, possa uccidere il vitello grasso per il ritorno del figliol prodigo. Ed il vitello grasso è la candidatura alla Presidenza del Consiglio. Vi sembra strano?

Ragioniamoci su: il Cavaliere non deve solo salvare la sua posizione politica, deve salvare anche la sua libertà personale (molto a rischio) e, soprattutto, il suo ingente patrimonio che, appena cadranno le mura del suo sistema di potere politico, sarà preso violentemente d’assalto.

Nel frattempo, è plausibile supporre altre condanne e che, comunque, lui sia ineleggibile al momento del voto. Questo significa che Forza Italia ed alleati, per la prima volta, andranno al voto senza il suo nome come leader. E non è che di nomi di ricambio ne abbiano tanti: Marina è improponibile, semmai Barbara, ma è appena trentenne ed appare troppo giovane, quanto a Fitto è uno che è riuscito a perdere con Vendola e nel suo feudo pugliese, sai che garanzie! A quel punto una “coalizione Alfano”, che magari tiri dentro anche Casini, su cui riversare i voti forzitalioti sarebbe una ipotesi molto competitiva: più giovane di Berlusconi, sarebbe anche purificato da questa sua ribellione al padre e da questo periodo di alleanza con il Pd che, intanto, deve trattarlo con i guanti gialli per non far cadere il governo.

Insomma, un Alfano fuori da Forza Italia, appare più “centrale” di quanto non fosse da delfino del Cavaliere e, per questo, più in grado di intercettare i voti moderati. Ovviamente, poi Alfano avrebbe modo di sdebitarsi con apposite misure legislative a tutela degli interessi del Cavaliere, a cominciare di una bella amnistia.

In attesa delle politiche, anche Renzi sarebbe meno “nuovo” e potrebbe essere logorato da un altro anno di attesa: al pari di Vendola, Renzi non è pasta di grano duro, è pasta di grano tenero che scuoce in cottura. E proprio contro Renzi il Cavaliere ha lanciato un’alto grido, parlando di una “carta segreta” in serbo. Non abbiamo idea di che si tratti. Di sicuro la cosa non dispiacerà a D’Alema, il suo “nemico intimo”. E di sussurri non ne mancano nemmeno a proposito dello scoppiettante sindaco. Il “Corriere Fiorentino” del 6 settembre gli ha dedicato un articolo nel quale parla di suo dei suoi collaboratori più vicini, Marco Carrai, (finanziere membro di una quantità di consigli di amministrazione ed assai vicino a Comunione e Liberazione) che nel 2012 organizzò una cena di sostegno a Renzi con molti finanzieri e che è tanto amico di Michael Ledeen.

Per i più giovani, ai quali questo nome non dirà molto, ricordo che si è tratta di uno storico statunitense (per così esprimerci) a lungo residente in Italia. Grande amico di Licio Gelli e della sua P2, ha scritto un interessante volume su D’annunzio a Fiume, assai simpatetico con il vate pescarese, del quale ritiene assai attuale il modo di far politica soprattutto oggi, nella società dell’immagine. Ma non si è occupato solo di storia: ha messo becco anche in vicende come il caso Moro o la strage di Bologna e fu lui a scovare la foto di Billy Carter accanto a Gheddafi che costò la rielezione al fratello Jimmi Carter.

Siccome quando è troppo è troppo, persino l’accogliente Repubblica Italiana si decise a dichiararlo “persona non grata” ed espellerlo trattandolo senza troppi complimenti come una spia. Quel che, però non impedì che continuasse ad essere considerato - da chi di dovere - un “esperto di cose italiane”. Nel 2002 Ledeen previde che quella contro l’Afghanistan era solo l’inizio di una serie di guerre che gli Usa avevano intenzione di scatenare per provocare una profonda trasformazione di tutto il Medio Oriente. Previsione azzeccata. Però, ogni tanto le previsioni bisogna pure aiutarle un po’ a verificarsi, per cui l’uomo tornò attivo nella questione Nigergate, quando, con una perquisizione abusiva nella casa dell’ambasciatore del Niger, vennero trovati i documenti che provavano la preparazione di armi nucleari da parte dell’Iraq di Saddam e che costituirono la base legittimante l’attacco americano del 2003. Unico particolare: i documenti erano patacche falsissime.

Bell’amico eh?! A Renzi non mancano altre simpatie importanti come David Serra, capo di “Algebris”, uno dei più agguerriti hedge fund. Insomma, le amicizie giuste per il segretario di un partito di sinistra.

E questo sarebbe il “cavaliere bianco” che dovrebbe salvare il paese. Che fine ingloriosa per la seconda repubblica! Non si vede all’orizzonte un “cavaliere bianco” su un destriero: nel tempo della seconda repubblica non ci sono né maestosi destrieri né nobili cavalieri. Solo macilenti ronzini e volgari cocchieri.

 

Foto: Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.22) 27 novembre 2013 16:54

    In un recente articolo su La Repubblica lo storico Massimo Salvadori ha passato in rassegna tutte le scissioni nella sinistra italiana nel corso di un secolo. A elencarle tutte c’è da rabbrividire. Le conclusioni di Salvadori sono che l’estremismo (per Lenin malattia infantile del comunismo) sono che tutte questo radicalismo di sinistra non ha portato a nulla di positivo per la stessa sinistra ed è servito solo a impedire la nascita di una formazione riformista. Ne consegue che l’estremismo ha aiutato la destra a governare l’Italia come meglio gli è piaciuto.

    Giannulli il tuo attacco a Renzi (che sarebbe amico di un amico) si inscrive tutto in questo solco suicida dell’estremismo di sinistra.

    Per quanto mi riguarda voterò Renzi l’otto dicembre e quando non mi convincerà più cambierò, ma di sicuro non sono più disponibile a votare cialtroni della sinistra che in venti anni hanno contribuiti con Berlusconi a sfasciare l’Italia.

  • Di (---.---.---.160) 27 novembre 2013 20:16

    Più ce cocchieri...., mosche cocchiere!

  • Di (---.---.---.160) 27 novembre 2013 20:17

    Sorry.

    Più che cocchieri...., mosche cocchiere!

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