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Susanne Abbuehl, The Gift (Ecm Records)

Che sia questo il disco continuamente cercato e mai incontrato? Musica, voce, strumenti riescono a provocare sensazioni rarissimamente provate. All’ascolto ci si scioglie. Si mescolano tenerezza, malinconia, tristezza, gioia, oscurità, col risultato di riflettere sul proprio sé, e, se ci si lascia andare, subentra un dolce conforto. Merito dell’ottimo trio scelto dalla vocalista e compositrice svizzera, residente in Olanda, alla terza incisione per l’etichetta tedesca: al flicorno lo svizzero Matthieu Michel, al pianoforte l’olandese Wolfert Brederode, con il quale la Abbuehl collabora da oltre un decennio, alla batteria il finlandese Olavi Louhivuori. La sensibilità di quest’ultimo, che aggiunge al drum set una serie di piccole percussioni, carillon, campanellini tintinnanti, conferisce colore, luce, sapore ad ogni brano.

Mai come in questa occasione risulta perfetto e inconfondibile il suono ECM, “il più bello dopo il silenzio”. In più, l’attenzione alle pause, alla dizione, ai toni sussurrati, tutto contribuisce a sciogliere l’animo dell’ascoltatore. Ad un certo punto non si capisce in che direzione la musica si stia incamminando. O meglio, è possibile che si stia approssimando verso un mondo senza tempo (il paradiso?, il nirvana?), dove spariscono le preoccupazioni, scompaiono i dolori e le fatiche della vita quotidiana, in una condizione di rilassamento perenne.

Ascoltando brano dopo brano, si potrebbe anche pensare ad una musica che descrive l’amore tra due persone, capace di aiutare la coppia a far emergere un’intensità che prima pareva bloccata, non riuscendo a manifestarsi. Tutte le musiche delle 16 tracce, di cui una, This and my heart è ripetuta, variata, alla fine, sono della Abbuehl, mentre i testi appartengono a poeti del XIX° e XX° secolo. La parte del leone la fa l’americana Emily Dickinson (1830-1886), la quale, a 25 anni decise di rinchiudersi nella casa natale. Ossessionata dalla morte, vestita solo di bianco in segno di purezza, sofferente di disturbi nervosi, malata agli occhi, si spense a causa di una nefrite. Nel repertorio la Abbuehl mette in musica 9 sue poesie, due dell’americana Sara Teasdale (1884-1983), due dell’inglese Emily Bronte (1818-1848), una dell’americano Wallace Stevens (1879-1955). Per un unico brano, Soon (Five years ago), la cantante compone il testo, mentre la musica è di Wolfgang Lackerschmid.

Il pianista, in qualche brano, utilizza l’harmonium indiano, a conferma dell’interesse dell’Abbuehl per quel continente : ha studiato musica classica vocale dell’India del Nord e ritorna regolarmente a Bombay per frequentare gli insegnamenti del famoso maestro-cantore Prabha Atre. Perseverando nell’ascolto, si riescono a cogliere particolari prima sfuggiti, fermo restando una gentilezza, una delicatezza di base, di cui si avverte la mancanza nella vita di tutti i giorni. Perché ce n’è cosi poca ? Perché non diventa un elemento essenziale per guidare le azioni di ognuno? Alcune tracce sembrano ninne nanne senza fine, adatte a placare le tensioni e a conciliare il sonno. Il flicorno, spesso fa da controcanto alla voce, inventa brevi frasi, note tenute con estrema sensibiltà. La batteria non si lancia in assolo, ma è lì, attenta a mantenere ed arricchire un’atmosfera tranquilla, che rimane presente lungo tutta la durata, poco più di un’ora, del CD.

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