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Sudafrica, ogni anno muoiono 1.500 donne che aspettano un bambino. Una strage evitabile

In media, 1500 donne muoiono ogni anno in Sudafrica durante la gravidanza. A rivelarlo è un rapporto di Amnesty International, secondo il quale oltre il 60 per cento di queste morti sarebbe evitabile.

Le cause di questa strage sono molteplici: la mancanza di servizi sanitari accessibilil’assenza di trasporti e infrastrutture stradali, un’educazione sessuale insufficiente.

E poi, l’Hiv.

Il servizio sanitario sudafricano mette a disposizione cure prenatali gratuite.

Tuttavia, come hanno riscontrato le ricerche di Amnesty International, molte donne e ragazze incinte non si rivolgono alle strutture mediche statali, o lo fanno solo quando il termine della gravidanza si approssima, per il timore di essere sottoposte al test obbligatorio dell’Hiv. La paura di essere “scoperte” – con lo stigma che ne deriverebbe, in famiglia e nella comunità di appartenenza – prende il sopravvento rispetto all’opportunità di curare sé stesse e i nascituri.

Irresponsabilità? Non è così semplice. Le ricerche di Amnesty International denunciano la totale assenza di confidenzialità e riservatezza all’interno delle strutture mediche: infermiere che chiacchierano tra di loro, file separate per coloro che hanno bisogno di farmaci retrovirali, giorni differenti per gli appuntamenti e cartelle cliniche di colore diverso.

“Se uno si presenta in un centro clinico per l’assistenza prenatale, nota subito due file di donne. È evidente a tutti che una è formata da persone positive all’Hiv” – ha raccontato una donna.

La mancanza di informazioni sui diritti sessuali e riproduttivi provoca gravidanze non desiderate e facilita la trasmissione dell’Hiv. Inoltre, in alcuni stati come il KwaZulu-Natal e il Mpumalanga, la carenza dei servizi pubblici, delle ambulanze e delle infrastrutture stradali rende spesso impossibile raggiungere in tempo utile le strutture sanitarie, specialmente quando piove.

Tre le richieste di Amnesty International al governo sudafricano: garantire che tutte le procedure e le strutture del sistema sanitario nazionale rispettino il diritto alla riservatezza dei pazienti, soprattutto di coloro colpiti dall’Hiv; accrescere la consapevolezza della popolazione sulla salute sessuale e riproduttiva e sui diritti relativi, anche attraverso corsi di educazione sessuale rivolti anche agli uomini adulti e ai ragazzi; risolvere con urgenza i problemi legati alla carenza di trasporti pubblici e alla scarsa qualità delle infrastrutture stradali.

 

 
 

 

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