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Storia e motivi della protesta degli insegnanti messicani

La riforma educativa del presidente Peña: i nodi e le manifestazioni.

C'è un Messico in lotta contro le cosiddette “riforme strutturali” che scende in piazza (e ci resta). Il conflitto degli insegnanti con il governo e i parlamentari federali per la riforma educativa dura da alcuni mesi, ma nelle ultime due settimane ha raggiunto l'apice. Un presidio di insegnanti nel centro della capitale era presente già dall'8 maggio, ma pochi se n'erano accorti. Invece da agosto la CNTE, Coordinamento (Coordinadora in spagnolo) Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione, è in sciopero indefinito e l'anno scolastico 2013-2014 non è ancora cominciato in migliaia di scuole.

La combattiva Sección 22 di Oaxaca, forte di 74mila affiliati e già protagonista del conflitto del 2006, soffocato nel sangue dall'allora governatore dello stato di Oaxaca, Ulises Ruiz, rappresenta il gruppo più nutrito di professori in resistenza, ma i rinforzi questa volta sono arrivati da tutto il paese.

Il plantón

 Dal 19 agosto il presidio dei maestri è diventato una tendopoli quindi l'attenzione mediatica s'è rivolta verso gli oltre 40mila occupanti, insegnanti di asili, scuole primarie e secondarie, che ormai vivono nella piazza principale del Messico. Ogni giorno realizzano atti di resistenza, bloccano le strade e l'aeroporto internazionale, chiudono le entrate dei palazzi del potere, fanno assemblee, sistemano le tende scardinate dai violenti acquazzoni di questa stagione piovosa e inclemente, e infine portano avanti le negoziazioni estenuanti con funzionari e parlamentari inviati dai partiti per fare melina. Le minacce avanzate da alcuni deputati della destra (PAN, Partido Accion nacional) di incarcerazione dei leader, che in realtà sono i "portavoce" del movimento, e di repressione violenta della protesta non hanno fatto desistere i docenti.

Ho provato a descrivere con una galleria fotografica (link qui), non solo con le parole, l'enorme tendopoli allestita dalla CNTE nella piazza centrale (lo zocalo) di Città del Messico. Nel plantón, il presidio-tendopoli, ore e ore di pioggia non spazzano via la speranza, anche se funzionano per scacciare i curiosi, i venditori ambulanti, in maggior parte commercianti della capitale, e le cattive notizie che arrivano dal Palazzo: nella notte dell’1S (primo settembre), con una sortita dei legislatori, è stata approvata dalla Camera dei deputati la Legge del Servizio Professionale Docente, oggetto delle negoziazioni tra i rappresentanti della CNTE, il governo e alcuni parlamentari. Uno sberleffo in piena regola.

Scene di vita e resistenza civile compongono un quadro di lotta metropolitana nella povertà e nella solidarietà, prestata da tanti abitanti della capitale e dalle famiglie dei maestri che da Oaxaca, dal Chiapas, dal Guerrero, dal Michoacan, dal Durango o dalla Bassa California, insomma da molto lontano, mandano viveri, sacchi a pelo, tende e vestiti, incoraggiamenti e affetto. Per i servizi igienici gli insorti si devono rivolgere ad alcuni abitanti della zona che prestano docce e bagni, a volte in cambio di piccole somme.

Nel pomeriggio del 31 agosto, quando sono stato per qualche ora in alcune tende del plantón, solo un gruppo ridotto di docenti, circa 10mila, si trovava a presidiare la zona visto che la maggior parte degli insorti era nelle rispettive comunità d’origine per il fine settimana. Mille insegnanti del Chiapas si sono integrati alla tendopoli in serata. Durante la settimana, anzi già da domenica primo settembre in poi, sono state realizzate decine di manifestazioni.

Ma che cos’è la CNTE?

C'è chi la vede come un vecchio rimasuglio di un mondo che fu, anacronistico e d'ostacolo per lo sviluppo e la "modernità" del paese, ma c'è chi la difende come ultimo baluardo contro il neoliberismo selvaggio, come un'organizzazione plurale e democratica a difesa dei veri interessi delle classi lavoratrici. Sicuro è che non va confusa con il SNTE, Sindacato Nazionale Lavoratori dell’Educazione, che è il sindacato ufficiale, allineato al governo.

Dall'aprile scorso la sua leader storica, Elba Esther Gordillo, è sotto processo per "uso di risorse dalla provenienza illecita" e attende la sentenza in prigione. E' stata quindi sostituita da Juan Diaz, uomo fedele al presidente. La CNTE è un coordinamento, fondato nel 1979, che raccoglie gli insegnanti che hanno un pensiero critico nei riguardi del sindacato ufficiale. Questo è quasi un apparato paragovernativo del PRI (l'ex partito di regime tornato al potere nel 2012), mentre la CNTE si struttura come corrente democratica all'interno del SNTE e non è un sindacato a parte.

Fabrizio Mejía sulla rivista messicana Proceso del primo settembre spiega che "la CNTE è ciò che resta dei cosiddetti 'coordinamenti di massa', un tentativo di democratizzare i sindacati a partire dalle basi, in cui ogni sezione arriva ad accordi assembleari solo quando esiste un punto generale su cui si possono programmare azioni. Gli insegnanti, i lavoratori a cottimo 'jornaleros' e alcuni gruppi operai fecero parte, due decenni or sono, di questa dissidenza sindacale, ma oggi di tutto questo resta solo la CNTE".

Attualmente la CNTE mantiene viva l’opposizione alla riforma educativa, che più che “educativa” pare una riforma (regressiva) del lavoro e dell’amministrazione, inviata al parlamento dal presidente Peña Nieto. Il Sindacato (SNTE) dorme. Anzi, fa spot a favore dell’iniziativa di Peña. La stragrande maggioranza dei mass media, TeleVisa e TV Azteca in testa, spara a zero sui maestri dissidenti, tacciandoli di "pigri e sovversivi" e mandando in onda programmi ridicoli atti a provocare ostilità da parte della popolazione della capitale, soprattutto della classe media imbambolata: interviste a conducenti incazzati per il traffico, bambini e genitori in lacrime perché la scuola non comincia, storie edificanti di maestri moderati e coraggiosi che sì "amano lavorare" e così via.

La riforma costituzionale

Dopo aver promosso la riforma degli articoli costituzionali riguardanti l’istruzione (il 3 e il 73) che è stata approvata dai tre partiti più grandi (PRD, PRI, PAN) nel febbraio scorso, il presidente ha spinto e ha ottenuto un’approvazione fast track delle leggi secondarie in parlamento. La riforma costituzionale di febbraio ha stabilito le basi per i cambiamenti nella carriera dei professori, nell'accesso a posti dirigenziali nella scuola e nel disegno e implementazione della politica educativa a livello primario e medio.

Per esempio, è nato l'Istituto Nazionale per la Valutazione dell'Educazione e s'è stabilito che l'entrata nel "servizio docente" e la promozione a posti direttivi avverrà tramite valutazioni che garantiscano "l'idoneità delle conoscenze e delle capacità che corrispondono a ciascuna funzione", e così gli stimoli e la permanenza in servizio dipenderanno dalla valutazione obbligatoria. Viene anche previsto, ed è un punto positivo, l'allargamento del tempo pieno, anche se buona parte delle strutture scolastiche attualmente non sono attrezzate a tal proposito. Molto polemica è stata l'approvazione di una specie di corresponsabilità gestionale ed economica per cui alunni, docenti e genitori, con il coordinamento della direzione, possono essere coinvolti (cioè dovrebbero in parte pagare di tasca propria) nel miglioramento delle infrastrutture, nell'acquisto dei materiali educativi e nella risoluzione di problemi operativi. Quindi le "quote volontarie" che versano per la scuola potrebbero diventare "obbligatorie". Questi processi sono regolati dalle leggi secondarie che in questi giorni muovono la protesta nazionale.

Le leggi secondarie

A fine agosto quella sull’Istituto Nazionale per la Valutazione (INEE) e la Legge Generale sull’Educazione sono state approvate senza che l’opinione delle parti sociali e, soprattutto, degli insegnanti direttamente coinvolti nella riforma venisse presa in considerazione. In settembre è passata la terza legge, quella che tocca più da vicino la vita delle persone, dei maestri, e i diritti del lavoro acquisiti: la Legge sul Servizio Nazionale Docente.

In primavera mesi di dibattiti e convegni sul tema, in cui i docenti sono stati invitati a partecipare e hanno presentato le loro proposte dettagliatamente, non sono serviti a modificare la posizione dei parlamentari e del governo, per cui la CNTE ha provato a intavolare una discussione costruttiva, ma è stata scavalcata e beffata da false volontà di dialogo e prevaricazioni autoritarie. Dunque le ragioni delle manifestazioni sono molte e comprendono le richieste di migliori condizioni per le aule e i salari, oltre al nucleo costituito dalle tre leggi di riforma approvate frettolosamente.

Settembre di piogge e manifestazioni: 1S e stato d'eccezione

Di nuovo come risposta all'indifferenza ufficiale, a Città del Messico il primo settembre c'è stata un’importante manifestazione di studenti, facoltà universitarie, organizzazioni sociali, parti del MoReNa (Mov. Rigenerazione Nazionale), semplici cittadini e alcuni gruppi anarchici contro la Riforma energetica e in sostegno degli insegnanti. Le iniziative in tutta la città e nel paese sono state tantissime. La manifestazione, nel primo pomeriggio, s’è unita a quella degli insegnanti della CNTE che si sono diretti a San Lazaro, sede della camera dei deputati messicana. Ci sono stati numerosi episodi di tensione, avvenuti durante la manifestazione e anche al termine della stessa, quando gli insegnanti, che formavano un cordone indipendente, stavano per ripiegare.

“L’imbottigliamento coatto” da parte della polizia puntava al controllo totale. L’effetto "collaterale" era quello di asfissiare e snervare, in particolare nei momenti in cui la doppia fila di granaderos in testa al corteo spezzava il ritmo della marcia e chiudeva i manifestanti, cosa che s’è ripetuta praticamente ad ogni curva. Nel contempo, gli scudi dei corpi antisommossa chiudevano la coda e i lati del corteo. E’ una modalità già sperimentata dal governo del presidente Peña Nieto e dai corpi di polizia della capitale a partire dalla giornata dell’1D, il primo dicembre 2012, in cui i poliziotti della capitale hanno serrato le file, chiuso ogni passaggio nel centro storico e infine hanno effettuato decine di arresti e pestaggi arbitrari. L’accerchiamento dell'intera massa popolare da parte della polizia (6mila elementi in tenuta antisommossa) e l’enorme, sproporzionato, dispiegamento di forze rappresenta una strategia di contenimento che sfocia nella provocazione e nello stato d’eccezione.

La reazione della polizia dopo gli scontri s’è concentrata su “obiettivi casuali”, cioè persone individuate perché indossavano vestiti neri, o proprio senza criterio, che andavano fermate. Alla fine della giornata di protesta dell’1S ci sono stati sedici arresti di alcuni attivisti e giornalisti indipendenti. Nonostante la strategia intimidatoria, le manifestazioni vanno avanti e, va detto, per ora (per fortuna) non sono accaduti "incidenti" gravi né situazioni paragonabili a quelle vissute nel 2006 (terribili repressioni di Atenco e Oaxaca in particolare), ma non si può ancora prevedere come evolveranno la protesta e le forze in campo.

In questo video (LINK): l’arresto arbitrario di un giornalista dell’agenzia messicana indipendente Subversiones che ha filmato la propria cattura (leggi l'appello qui: lo stato sta imponendo cauzioni enormi per il suo rilascio!). Si chiama Gustavo Ruiz e stava filmando una squadra di poliziotti che trascinavano su una camionetta alcuni giovani e, come si fa in questi casi per evitare abusi o addirittura sparizioni e sequestri ai danni dei detenuti, stava chiedendo agli studenti i loro nomi e la facoltà di appartenenza. Come se niente fosse, all’improvviso, si ritrova lui “dall’altra parte”, viene strattonato, la sua videocamera cade e fa in tempo a registrare le sue urla e il suo nome...

Continua

 

 

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