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Storia di un’Italietta razzista: la vita da moglie di un "nero"

Le sane aspirazioni, l’istinto naturale che ci fa scegliere la nostra casa, l’entusiasmo della libertà di provare altro, altrove. Smorzato. Polverizzato in un attimo. A noi non è concesso. A noi non è permesso sognare ingenuamente. Sperare in un domani diverso, costruito da noi attraverso le nostre scelte, forse azzardate, forse solo coraggiose. Siamo stranieri. Siamo neri. Non possiamo mimetizzarci. Ci guardano, ci scrutano, aspettano un passo falso. Quanto è triste questa italietta, quanto è vecchio questo bel paese. Quanto è spietato.

Cercavo casa a Sondrio, era il 2004, sposata da tre mesi. Un futuro davanti, una scelta complicata, tanti sogni. In alcune agenzie non ci fecero neanche accomodare. “Non abbiamo niente”. Non case, non appartamenti, non box, non locali commerciali. Niente. Non sapevano cosa cercavamo ma non c’era niente. Per noi. Quanti sguardi. Quanto disprezzo. Quante ingiustizie. La rabbia che sale dentro, la cattiveria che finisce per indurire anche i nostri cuori. La sete di vendetta che, a volte, all’improvviso ci fa perdere la ragione. L’impotenza. La frustrazione quando andò al bar sotto casa a comprare brioches di buon mattino e si sentì rispondere che non poteva averle perché erano per i clienti che sarebbero arrivati più tardi a fare colazione. Io chi sono? Chi sono io? Chi? Neanche i miei soldi hanno lo stesso valore dei vostri? Perché c’è gente che crede lecito un tale comportamento? Perché questo muro di ignoranza e cattiveria è così alto, insormontabile, indistruttibile? Perché.

E perché dopo sette anni tutto si ripete identico? La storia ritorna, non si annoia di se stessa. Implacabile. Qui. A Tivoli, a pochi km da Roma. Allora non è il nord, non è la Lega. Siamo noi. Siete voi. Stupida, piccola gente. Se vado da sola a cercare casa mi vengono proposte alternative diverse, quando vado con mio marito le possibilità si riducono drasticamente. Gli appuntamenti vengono annullati. Le trattative in corso improvvisamente interrotte. Nessuna spiegazione. “Questa casa non si può vedere”. Ma perché? “Questa casa non ve la consiglio, la proprietaria ha un brutto carattere”. Mai visto agenti immobiliari che scoraggiano i clienti. Non comprate casa, non affittate, non siamo qui per lavorare. Pazzi.

Chiamo un bed & breakfast. Ci sono camere per stasera? “Certo, venga a trovarci”. Ci va mio marito mentre io sono a lavoro. Le camere sono improvvisamente state occupate tutte. Richiamo. “Certo ci sono”. Vado di persona. “Salve, si accomodi”. Spiego l’accaduto. “Oh signora, sono desolato. È stato solo uno spiacevole equivoco. Al citofono abbiamo sentito l’accento straniero e abbiamo creduto che fosse uno dei soliti rumeni ubriachi”. Tralasciando le riflessioni sui rumeni ubriachi. Non posso scendere a questi livelli per avere una camera. Non è ammissibile. Ho cambiato città sperando di portare i miei figli in un ambiente più sano, aperto, accogliente. Ho sbagliato di nuovo. Ho preso l’ennesimo foglio bianco per disegnare il nostro futuro. Bianco. Con quell’odore di nuovo. Candido e liscio. Mi concentro. Proprio quando credo di aver trovato la matita giusta, il colore migliore… arriva qualcuno a macchiarlo. Il solito malefico, perverso fato. Guardo quelle macchie. Provo a continuare. Poi accortoccio tutto e butto via. Un altro foglio. Il mio disegno di sicuro ci sarà. Pieno di macchie. Indelebili. Un bel disegno resta tale comunque ma quelle ombre lo renderanno per sempre imperfetto. Non sarà mai il mio capolavoro. E non per colpa mia. È questo l’orrore. Nonostante la pazienza, la perseveranza, la tenacia, nonostante tutto nessuno di noi è completamente padrone del suo futuro, né del suo presente. Ho seguito la rabbia, l’istinto. Ebbene. In Italia non c’è luogo in cui io e la mia famiglia possiamo muoverci senza sentire uno strano peso addosso, un’ombra lunga che ci segue ovunque, un segreto inconfessabile che a volte pesa come una malattia. Assurdo. Riprovevole. Criminale. Nuove amicizie, nuovo lavoro. Chissà quanto influirà il mio segreto quando verrà svelato. Chissà quante battute mi verranno risparmiate ma gridate alle spalle, chissà quante incertezze nel giudicarmi, e giudicarci. Quanta la distanza che ci separerà da una vita normale ed equilibrata nella sua quotidianità?

Jole, tu sapevi che avresti avuto problemi sposando un nero. Me lo ripetono. Me lo ripropongono come se prepararsi al peggio possa risparmiarci il dolore. Come se sapere ciò che accade ci aiuti ad accettarlo passivamente. A giustificarlo. A legittimarlo. No! Non ancora. Non sono pronta a perdonare, a comprendere, a immedesimarmi nei timori altrui, nelle loro paure. Oggi da me solo rabbia e indignazione. Non sarò io la vittima, timorosa e rispettosa. Il mio avvertimento. Prima di ogni passo badate a dove state per lasciare la vostra orma. Da domani sarò feroce come una belva in cattività. Attaccherò senza guardare, veloce e impietosa, chiunque si avvicinerà senza permesso alla mia tana. Se è davvero questo l’unico modo in questo stupido, inconsapevole mondo per ottenere rispetto… allora io sarò spietata. Lo devo ai miei figli.

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Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.51) 17 settembre 2011 01:47
    Renzo Riva

    Probabilmente hai tu un problema e non di locazione.
    Penso che nella tua italiozia hai problemi.
    Nell’altra Italia nessuno se ne può fregare di meno anche sposassi un giallo a pois indaco.

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.146) 17 settembre 2011 05:25
    Francesco Finucci

    Mi viene in mente la parola che Kurtz, il Marlon Brando di Apocalypse Now continuava a ripetere. "l’orrore...l’orrore". Il razzismo non è auschwitz, non è l’apartheid, quelle non sono che le logiche conseguenze del vero orrore, quello comune, l’unico vero minimo comune multiplo del nostro paese, i discorsi di "romeni ubriaconi", "albanesi stupratori" e "neri che puzzano". Diceva Godel che gli uomini credono che le cose cambino perché confondono i dati con la realtà. Cambiano i dati, e allora credono che cambi la realtà. Non ci sono più i mezzi pubblici per i neri. pazienza, tanto i neri comunque stanno tutti assieme in fondo all’autobus comunque, perché "puzzano". nessuna legge vieta di "affittare ai meridionali", fatto sta che quando si affitta ad uno straniero un buco di garage a 500 euro, si ha anche il coraggio di dire che ci ruba la casa, se lo si compra a 3 euro l’ora ci ruba il lavoro, anche se si tratta di pulire il culo ad un anziano abbandonato in una casa-lager a marcire prima di tirare le cuoia. Bastano tre euro l’ora, almeno non lo troveremo in decomposizione dopo tre giorni.
    "Quanto è triste questa italietta, quanto è vecchio questo bel paese. Quanto è spietato."
    E’ triste, sì, anche se non si va più a caccia di neri, anche se qualcuno lo fa, ma pazienza l’importante è che la "brava gente" non fa niente, perché è onesta, lavoratrice e italianissima, ma non parlarle di romeni, men che mai ti azzardare a difenderli, a considerarli essere umani con il diritto di essere giudicati 1) come inidividui 2) secondo le leggi.
    Quanto è vecchio, una terra desolata, corrosa dall’ignoranza, avvizzita dalla corruzione, dal clientelarismo, dal dare secondo il proprio interesse e dall’avere secondo la volontà di qualche piccolo uomo ben inserito. Vecchio, feudale, arido e senza prospettive, questo paese.
    Spietato, soprattutto, nelle sfumature, nell’aria che tira, al di là delle stesse parole, quanta rabbia, quanta benzina che ha bisogno solo di un fiammifero per esplodere. Quanto è spietato questo paese che ancora a 70 anni dalla caduta del fascismo ripropone il piccolo militarismo degli uomini piccoli, che bisognano di una penna da piccolo scrittore per sentirsi patrioti come con quella degli alpini. Se la politica è vuota, è perché è vuoto il paese, vuoto il popolo che del paese è a guardia, che non ha solo il diritto ma soprattutto il dovere di permettere che il paese progredisca, lasciando alla loro sterile lotta gli uomini di parte, ai quali l’etica non si addisce.

  • Di paolo (---.---.---.107) 17 settembre 2011 11:48

    Che dire cara Jole, dietro il razzismo ( etnismo non rende ) si annida il pregiudizio ,la stupidità e l’ignoranza. E nell’immaginario taroccato di molta gente viene anche distinta la tipologia di matrimonio misto . E’ curioso , per non dire demenziale , che la nera che sposa il bianco non viene percepita allo stesso modo della bianca che sposa il nero (semplifico con il colore della pelle) .


    Finucci propone una analisi complessa e condivisibile che sta dietro a fenomeni di questo genere e può anche essere soltanto una questione di localismo come dice Riva , ma io semplificherei riducendo questi comportamenti al complesso dell’uomo " minimo " ,inteso come l’individuo che al di fuori del suo " pollaio" perde ogni percezione di socialità e si trincera dietro pregiudizi che gli servono per affrancarsi dalla sua mediocrità .

    Io mi permetto di suggerirti di vivere felicemente il tuo rapporto ,infischiandotene di questi imbecilli e magari mettici un sorriso di compassione . 
    ciao



  • Di Ambrogio Ercoli (---.---.---.233) 21 settembre 2011 07:49

    Purtroppo il mondo è pieno di gente con un’intelligenza fuori dal comune, anche dalla regione a leggere certe cose. Il problema della casa agli extracomunitari, italianissimi, è tal quale a quello degli anni cinquanta con l’immigrazione al nord dei terroni; adeso ci si è abituati e si guarda un po’ più a sud. Non sai la fatica che facciamo a trovare casa ai cinesi, regolari con permessi in ordine e contratto di lavoro.
    Quello che devi ai tuoi figli, questo è il mio commento personale, non è l’agressività per proteggerli, ma la fermezza nell’educarli al rispetto degli altri e nel far valere i loro diritti con decisione sia per un contratto regolare di affitto che per un cappuccino.
    Claudio

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