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Spiragli nell’"odissea amianto marittimi"

Secondo alcuni media, negli ultimi giorni, in seguito ad una segnalazione di un dipendente pubblico, la Guardia di Finanza ha effettuato un controllo negli uffici della Direzione provinciale del lavoro a San Martino (Genova).

Per il momento l’intervento dei militi sembra essere limitato alla semplice verifica di quanto segnalato.
Le stesse fonti parlano di sequestro di pratiche relative alle domande, presentate dai marittimi, per il riconoscimento dei benifici amianto previsti da un decreto dell’ottobre 2004.

I marittimi, fin dal primo momento in cui hanno presentato la domanda per ottenere i benifici previsti dal decreto, sono andati incontro ad una vera e propria odissea.

Un noto proverbio dice: non tirare troppo la corda altrimenti si spezza. E questo è quello che sembra stia per avvenire nel mondo marittimo a causa del problema amianto.

La storia inizia intorno al 15 giugno 2005, quando circa 30.000 marittimi, così come fatto da altri lavoratori, presentano all’INAIL regolare domanda per ottenere i benefici previdenziali per l’esposizione all’
amianto, previsti da un decreto del 27 ottobre 2004.

Mentre altri lavoratori vedono soddisfatto questo loro diritto, per i marittimi, da quel momento, inizia quella che è passata alla storia come "l’odissea amianto marittimi".

Con la finanziaria del 2006 le domande dei marittimi passano dall’INAIL all’IPSEMA, ente previdenziale che si occupa esclusivamente del settore marittimo.

Il decreto dell’ottobre 2004 prevede il rilascio di un curriculum da richiedere agli armatori delle navi su cui il marittimo è stato imbarcato fino al 2 ottobre 2003.

Le varie crisi economiche che si sono succedute fino alla data prevista dal decreto hanno fatto fallire diversi armatori, per cui diviene quasi impossibile, per questi lavoratori, poter ottenere questo curriculum. Inoltre diverse società armatrici, ancora in esercizio, hanno inviato ai richiedenti curriculum incompleti.

A questo punto molti di questi marittimi si rivolgono alle Autorità, come Capitanerie di porto ed Uffici Provinciali del Lavoro, da cui, dopo lunghe attese, ricevono risposte non esaustive. E questa situazione si è trascinata fino ad oggi.

Dalla presentazione delle domande al momento attuale, le polveri del materiale killer, probabilmente, hanno portato alla morte circa 500 marinai, e per questo varie inchieste sono state aperte. Inoltre diverse proposte di modifica del decreto, utili ad agevolare i marittimi, sono state presentate, ma ad ognuna di queste è seguito il silenzio delle istituzioni.

Ultimamente il Sindacato dei marittimi SDM, creato e gestito dalla gente di mare, dopo continue sollecitazioni da parte dei propri iscritti ed associazioni, ha deciso, di concerto con lo studio legale Picozzi & Morigi di Roma, di dare la possibilità a tutti i marittimi che ne faranno richiesta di adire le vie legali per difendere quello che è un loro diritto.

La presa di posizione del SDM sembra stia provocando una reazione a catena che vede, in questi giorni, sia politici che sindacalisti impegnati nella difesa di questo diritto dei marittimi.

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