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Spinelli, De Gasperi e il Movimento Federalista Europeo

Altiero Spinelli fu un ex-comunista convertito al federalismo europeo.

Spinelli (1907-1986) entra molto giovane nel Partito Comunista Italiano e partecipa alla lotta clandestina contro il fascismo. Arrestato nel 1927, viene condannato a dieci anni di prigione e a sei di confino a Ventotene. Qui studia i federalisti anglosassoni e la politica dell’unità nella diversità derivata da Alexander Hamilton (1788), e abbandona il comunismo per abbracciare il neonato federalismo europeo: “La linea di divisione fra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o del minore socialismo da istituire…” ma sul compito centrale della creazione di un solido stato internazionale, indirizzando “verso questo scopo le forze popolari e, che anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale” (Per un’Europa libera e unita – Progetto di Manifesto, Ventotene, 1941). 

Ed ecco la sintesi della nascita del Movimento Federalista Europeo (1943): “Respingemmo il progetto, ventilato da qualcuno, di costituire un semplice centro studi e di diffusione di idee. Lasciammo definitivamente cadere l’idea di un partito federalista… Saremmo dunque stati un movimento che avrebbe chiamato a raccolta chiunque si volesse battere per la federazione, e perciò aperto a membri dei vari partiti antifascisti che si andavano formando, ma deciso a restare autonomo rispetto ad essi” (Come ho tentato di diventare saggio, “La goccia e la roccia”, 1987).

Spinelli racconta così i primi passi del movimento: “Nel 1950 abbiamo fatto d’accordo con i federalisti anche degli altri paesi, una campagna, sotto forma di petizione, in cui chiedevamo ai governi, e in modo particolare noi al nostro governo italiano, di prendere una iniziativa per fare un patto federale con gli altri paesi… nel giro di un anno abbiamo raccolto mezzo milione di firme e alla fine abbiamo fatto, nel ’51, una grossa manifestazione all’Eliseo, nella quale era presente Einaudi, presidente della Repubblica – Einaudi era quello che silenziosamente ci aveva sempre sostenuto – e siamo stati invitati a parlare… Allora abbiamo avuto la prima dichiarazione di De Gasperi a nostro favore (era il Presidente del Consiglio), perché ha firmato anche la petizione e ha dichiarato che il governo italiano avrebbe accettato questo impegno e avrebbe agito in coerenza. Bene, debbo dire che a questo impegno De Gasperi ha tenuto fede ed è stata una grossa iniziativa del governo italiano. Quest’uomo, De Gasperi, che in fondo era un moderato, lo ha fatto con uno spirito rivoluzionario non indifferente, vincendo resistenze in Italia, nella amministrazione italiana e vincendo resistenze negli altri paesi” (Intervista radiofonica, 1985, Scheda n. 3, www.mfe.it).

Altiero Spinelli riuscì anche ad essere abbastanza profetico: il potere costituente… “Questo esclusivo diritto politico del Parlamento Europeo, non scritto ma valido perché fondato su una solida consuetudine democratica, deve essere rivendicato con fermezza dal Parlamento contro ogni tentativo di trasferire l’elaborazione a saggi, a diplomatici, a ministri o ad altri. Se il Parlamento europeo cede su questo punto, se ammette che il suo è stato solo un lavoro preparatorio destinato ad essere rimanipolato da altri, esso riduce se stesso al livello di poco più che un ufficio studi, e dichiara spontaneamente di non possedere le qualità di rappresentante dei cittadini della Comunità, cioè rinnega lo scopo stesso per cui le elezioni hanno avuto luogo” (discorso pronunciato all’Istituto Universitario Europeo di Firenze, 13-06-1983 - www.eui.eu).

Ed ora riporterò delle deliziose metafore da lui raccontate: “Avete tutti letto il romanzo di Hemingway in cui si parla di un vecchio pescatore che, dopo aver pescato il pesce più grosso della sua vita, tenta di portarlo a riva. Ma i pescicani a poco a poco lo divorano, e quando egli arriva in porto gli rimane la lisca. Quando voterà fra qualche minuto, il Parlamento avrà catturato il pesce più grosso della sua vita, ma dovrà portarlo fino a riva, perché ci saranno sempre degli squali che cercheranno di divorarlo. Tentiamo di non rientrare in porto con soltanto una lisca” (Discorso al Parlamento europeo, 14-09-1983). Dopotutto, “riflettendo sul lavoro che ho cercato di fare qui, devo dire che, se le idee contenute in questo testo e nella risoluzione non fossero esistite nella mente della grande maggioranza di questo Parlamento, non sarei mai riuscito a mettervele. Mi sono limitato ad esercitare, come Socrate, l’arte della maieutica. Sono stato l’ostetrica che ha aiutato il Parlamento a dare alla luce questo bambino. Adesso bisogna farlo vivere” (14-02-1984).

A mio avviso la posizione di Spinelli sulla piena attivazione del potere costituente del Parlamento Europeo è in anticipo sui nostri tempi di reazione psicologici e sociali. Ancora per poco però. D’altra parte se questo potere viene concepito in maniera troppo radicale potrebbe indicare un desiderio di uniformità poco liberale, un po’ antiquato, troppo marxista e per niente federalista. 

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