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Spillover. La natura delle epidemie e i cacciatori di malattie

David Quammen è un divulgatore straordinario e “Spillover” è un libro che racconta le sue avventure scientifiche e l’evoluzione delle principali epidemie e pandemie (Adelphi, 2012, 537 pagine effettive, euro 14, https://www.davidquammen.com).

 

L’ottimo libro del famoso giornalista americano prende in esame la storia recente delle zoonosi, cioè delle malattie trasmesse dagli animali agli esseri umani. Oltre il 60 per cento delle malattie umane derivano da quelle animali e “vengono trasmesse da sei tipi di microrganismi patogeni: virus, batteri, funghi, protisti (ad esempio le amebe ed ex protozoi), prioni, vermi” (p. 25). A cui bisogna aggiungere le rickettsie, delle sostanze viventi molto simili ai batteri e più misteriose dei virus (https://it.wikipedia.org/wiki/Rickettsia, www.izsvepets.it/rickettsia-rickettsii-conorii-cane).

I patogeni che causano le zoonosi infettano alcune specie animali, poi infettano l’uomo, poi scompaiono più o meno misteriosamente. Alcune malattie possono creare pandemie a distanza di decenni o di secoli. Queste malattie non scompaiono per sempre, però nel caso del vaiolo umano le vaccinazioni sono riuscite a eradicare la malattia, poiché il virus non è riuscito a trovare un ospite animale come organismo di riserva (p. 23). La peste bovina è la seconda e ultima malattia che è stata eradicata grazie alle vaccinazioni di massa, ma non colpiva gli esseri umani. La poliomelite colpisce solo gli esseri umani e potrebbe essere eradicata nel giro di pochi anni. Ora colpisce solo la Nigeria, il Pakistan e l’Afghanistan (https://it.wikipedia.org/wiki/Poliomielite).

Esistono quindi gli ospiti di amplificazione, cioè organismi come i pipistrelli “in cui un virus o un altro patogeno si moltiplica – e dal quale si diffonde – in misura straordinaria” (p. 38). Però non tutti i patogeni hanno bisogno di un ospite per superare le difese del sistema immunitario umano. In tutto il mondo fino al 1950 circa, il cavallo è stato il nostro principale mezzo di locomozione e vivendo in intimità con le varie popolazioni umane, poteva trasmettere alcune forme influenzali.

In ogni caso si può inquadrare “il fenomeno in termini di soglia minima: l’amplificatore ha una soglia molto bassa per accogliere il patogeno, di cui moltiplica la quantità fino a farla diventare pari alla soglia, più alta, richiesta perché avvenga l’infezione in un altro animale” come il cavallo (p. 39). Lo spillover è il salto di specie, la tracimazione di un virus da una specie a un’altra specie anche molto diversa. Alcuni tentativi di salto di specie causano pochissimi morti, i veri salti di specie causano le epidemie e le pandemie con migliaia o milioni di morti in uno o più continenti.

Le malattie raccontate dallo scrittore americano seguendo decine di ricercatori e di cacciatori di virus, sono le seguenti: Hendra, un virus passato dai pipistrelli ai cavalli e poi a pochi uomini in Australia; Machupo, il “tifo nero” della Bolivia trasmesso dai topi; il virus HIV-1 pandemico di gruppo M (uno dei due ceppi ospitati dagli scimpanzé in Africa); HIV-2 epidemico locale che deriva dal cercocebo moro africano; SARS, la polmonite virale originaria della Cina meridionale (forse partita da alcuni zibetti in un mercato, parente del nuovo coronavirus del 2019); Ebola e i suoi cinque ceppi, la febbre emorragica del Gabon nordorientale, vicino al Congo (è partita probabilmente dai pipistrelli, poi si è diffusa con gli scimpanzé e i gorilla, per poi arrivare alla trasmissione da uomo a uomo); Marburg in Uganda, con i soliti pipistrelli che infettano gli esseri umani; Nipah, in Bangladesh, si trasmette agli umani dai pipistrelli, con o senza l’aiuto dei maiali (in Malesia il virus Nipah si è diffuso dai maiali e dai pipistrelli che bevono dalle incisioni fatte dagli uomini per raccogliere la linfa della palma da dattero e successivamente il virus si è diffuso anche da uomo a uomo per via salivare).

Quasi sicuramente sarà l’influenza nelle sue varie tipologie a determinare i più gravi pericoli globali (p. 520). Di solito una forma influenzale nasce negli uccelli selvatici e finisce lì. A volte il virus si mischia con un altro sottotipo nei maiali (o nelle anatre, quaglie, ecc.) e poi passa alla specie umana (p. 524). Forse un’anatra selvatica come il Germano Reale potrebbe diventare il prossimo cavallo di Troia dell’influenza aviaria, arrivando a infettare, polli, oche e anatre domestiche.

Comunque, nonostante l’imbarazzante complessità della Natura, potrebbero bastare tre azioni per prevenire o ridurre quasi a zero il rischio dell’allargarsi delle grandi epidemie di origine naturale (quelle che non derivano dai virus accumulati nei vari laboratori nazionali e internazionali). La prima cosa da fare sarebbe quella di proibire la vendita degli animali selvatici vivi in tutti i mercati africani e asiatici dove vengono ammassati una gabbia sopra l’altra (sono quasi sempre delle gabbie antiquate senza un fondo per raccogliere i rifiuti alimentari e gli escrementi). Gli animali morti sono molto meno pericolosi, ma i pipistrelli e i primati non andrebbero mai mangiati.

Quindi la seconda cosa da fare consiste nel proibire la vendita e il consumo di carne di pipistrello e di altre specie selvatiche come i serpenti e i primati (le piccole e le grandi scimmie). La terza cosa è la più fondamentale nei paesi più sviluppati: bisogna mettere un limite alla capienza e alla grandezza degli allevamenti di polli, maiali, vacche, anatre, ecc. Questo deve avvenire in tutto il mondo, e soprattutto i recenti mega-allevamenti cinesi di maiali su più piani (come i parcheggi per auto), sono dei progetti poco intelligenti e molto pericolosi per tutti (uomini, animali, ecosistemi).

L’ONU non può più tollerare la presenza di allevamenti di 11 piani con più di mille maiali per piano (https://www.youtube.com/watch?v=bYImwHfQefM). Si tratta semplicemente di una bomba a orologeria. Nel migliore dei casi una malattia partita da uno di questi allevamenti potrebbe sterminare quasi l’intera popolazione di maiali di un continente. Nel peggiore dei casi un virus suino mutato potrebbe colonizzare gli esseri umani e potrebbe anche far partire una pericolosa guerra internazionale preventiva da parte delle nazioni che volessero evitare di essere infettate.

 

David Quammen è un scrittore americano che ha vinto per tre volte il National Magazine Award scrivendo dei saggi sulla natura. Collabora con il National Geographic e altre testate.

 

Nota volante – I pipistrelli sono animali virus-resistenti presenti da milioni di anni e possono volare e migrare per più di mille chilometri per procurarsi il cibo (frutta, insetti, sangue, nettare, pesciolini e vegetali). I pipistrelli sono animali molto sociali e sono quasi sempre i principali indiziati come ospite serbatoio. Il 25 per cento delle specie di mammiferi è composta dai pipistrelli (p. 359). Alcuni pipistrelli vivono in promiscuità con altre specie di pipistrelli in grotte con oltre un milioni di esemplari (i pipistrelli possono vivere mediamente fino a 25 anni). Gli attuali pipistrelli sono probabilmente il risultato genetico dei sopravissuti a migliaia di epidemie trasmesse tra le diverse specie di pipistrelli frugivore e carnivore. Anche gli uomini possono volare per moltissimi chilometri, spesso vestiti da ecoturisti, e possono causare lo spillover inverso, e quindi possono trasmettere le malattie umane agli altri primati (antroponosi, p. 70).

Nota epidemiologica – La sieroprevalenza è la stima della presenza di una malattia infettiva all’interno di una determinata popolazione umana che viene basata su analisi campione (p. 34). Il “principio dell’azione di massa” implica che il proseguimento di un’epidemia dipende “dalla probabilità di incontro tra individui contagiosi e individui infettabili” (p. 139). Quindi “le epidemie non si esauriscono perché tutti gli individui suscettibili sono morti o sono diventati immuni, ma perché questi non sono abbastanza densi nella popolazione” (p. 152). Anche i “piccoli incrementi del tasso di infezione possono causare gravi epidemie” (p. 151). In ogni caso alcune leggi della natura e i super-untori possono rendere inutili le previsioni dei modelli matematici (p. 180).

Nota personale – I virus sono entità biologiche, fanno parte dei nostri ecosistemi e molti virus potrebbero essere utili. Alcuni virus ci immunizzano nei confronti di virus simili e più dannosi. Alcuni ricercatori non considerano i virus degli esseri viventi perché non si possono riprodurre autonomamente, però si tratta di una sostanza vivente che sopravvive nel tempo. Le rickettsie sono ancora più difficili da identificare: https://www.focusdx.com/pdfs/pi/OUS/IF0100G_I.pdf; https://www.risch.ch/it/analyse/riccg (materiale molto utile ai microbiologi e ai medici). In alcuni laboratori si studiano le particelle virus-simili artificiali che possono sostituire i vaccini attenuati, ma ci sono pochissimi specialisti (https://www.researchgate.net/profile/Kelly_Warfield2, https://www.linkedin.com/in/kellywarfield).

Nota personale supplementare – I virus ci sono sempre stati e forse non sono nemmeno aumentati. Sono gli esseri umani che sono aumentati in maniera esponenziale distruggendo le foreste e gli altri spazi naturali. Aggrediamo la Natura e la Natura si difende. Per fortuna adesso ci possiamo difendere meglio dai virus, anche grazie alle migliori condizioni igieniche, alla giusta alimentazione e alle cure precoci. Nei paesi dove manca l’igiene, dove esistono carenze nutrizionali e dove ci sono cure scarse, sbagliate o tardive, i pericoli virali sono ancora molto reali. In Africa alcune persone si nutrono di animali trovati morti e in via di putrefazione, come è successo in un caso di un’epidemia di Ebola (citato a p. 59). Tuttavia i virus più pericolosi sono quelli più vicino a noi: https://www.iwm.org.uk/collections/item/object/1060017895 (Regno Unito); https://www.usamriid.army.mil (Stati Uniti).

Nota sull’AIDS – In questo video viene preso in esame il virus dell’AIDS dal punto di vista sociale e legale: https://www.youtube.com/watch?v=89e0EdKZq9g&t=691s (con recitazione teatrale); https://www.youtube.com/watch?v=iCH76fNKjpY (con documentario e sintesi finale). Un grande ricercatore misconosciuto dei primi tempi: http://cancer.ucsf.edu/people/profiles/levy_jay.3417. Due articoli chiarificatori: www.news-medical.net/health/HIV-1-versus-HIV-2-Whats-the-Difference-(Italian).aspx; www.lescienze.it/news/2007/10/31/news/la_lunga_strada_dell_hiv-581280.

Nota sulla malaria – La malaria è provocata da un plasmodio parassita (un protista), e “ognuna delle quattro specie deve aver fatto il salto verso gli esseri umani in modo indipendente” (p. 144, https://it.wikipedia.org/wiki/Protista). Gli ultimi studi sembrano dimostrare che la malaria umana africana è l’evoluzione di un antico spillover derivato dalla malaria dei gorilla (p. 148). Una forma di malaria aggressiva poco conosciuta deriva dal Plasmodium knowlesi, ed è una vera zoonosi che colpisce principalmente i macachi (è molto diffusa in Malesia e nelle foreste del Borneo).

Nota su Ebola – L’ospite serbatoio molto misterioso del virus Ebola potrebbe essere una pulce dei pipistrelli o una zecca che punge scimmie e topi (oppure un animale impollinatore). Le zecche possono essere pericolose anche in Italia: https://it.wikipedia.org/wiki/Malattia_di_Lyme. In sintesi Ebola distrugge “il sistema immunitario interrompendo la produzione degli interferoni” (p. 99). E, come avviene nel Covid-19, provoca una “coagulazione intravascolare disseminata” da esaurimento dei fattori di coagulazione (p. 100; https://www.iltascabile.com/scienze/ebola-virus). Ebola è un virus molto pericoloso da studiare, però molti africani sono stati immunizzati dal procedere della malattia: https://www.ticinonews.ch/estero/ebola-virologi-forse-migliaia-di-persone-immuni-DOTCN211741.

Nota mista – Alcune malattie come la Dengue e la Febbre gialla riemergono più o meno ciclicamente, anche in base al controllo delle popolazioni di zanzare che vanno a infettare le scimmie e poi la specie umana. La Legionella sembra apparsa dal nulla in un impianto di condizionamento di Filadelfia nel 1976. Comunque il 75 per cento delle malattie emergenti proviene da una specie animale e nel 70 per cento dei casi riguarda una specie selvatica (p. 47). La Natura ha molta più fantasia degli esseri umani e a volte si prende gioco delle nostre classificazioni: Coxiella burnetii è un batterio intracellulare che penetra nelle cellule come un virus utilizzando però un meccanismo diverso. Oltretutto ha due forme diverse, e la versione più piccola passa attraverso i normali filtri usati per separare i batteri dai virus (p. 241). Aggiornamenti cinesi: www.dagospia.com/rubrica-39/salute/geografia-sfiga-regione-cinese-che-ha-fatto-244739.htm.

Nota profetica – “La prossima Grande Pandemia… quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi. In questo caso si sposterà da una città all’altra sulle ali degli aerei, come un angelo della morte” (p. 219). Moriremo tutti. Disse un pessimista cosmico. Vedi la vita, poi muori. Disse un anonimo napoletano. Un buon approfondimento: https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/coronavirus-previsioni-secolo-scorso.

Appendice scientifica – Segnalo una rivista sulle malattie emergenti: https://wwwnc.cdc.gov/eid. Comunque bisogna considerare che “Ogni malattia infettiva è di per sé un ecosistema” (Richard S. Ostfeld, https://www.caryinstitute.org/science/our-scientists/dr-richard-s-ostfeld, si occupa dei piccoli mammiferi e dei loro patogeni). Del resto l’ecologia è una scienza molto complessa (p. 257), e ogni virus è un’entità biologica molto misteriosa (“The Evolution and Emergence of RNA Viruses” (Edward C. Holmes, 2009, https://www.nature.com/articles/s41591-020-0820-9). Quasi tutti i virus preferiscono uccidere pochi ospiti, oppure uccidono lentamente in modo da infettare più individui (https://www.unige.ch/emerging-virus-symposium). In ogni caso le conoscenze più utili si ottengono quando si studiano i patogeni dal vivo (Charlie Calisher). Qui trovate le pubblicazioni di un’alleanza privata di ricercatori: https://www.ecohealthalliance.org/publications (Peter Daszak). In Europa esiste il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo della Malattie: https://www.ecdc.europa.eu/en/cases-2019-ncov-eueea (nuovi dati).

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