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Some Prefer Cake: il cinema lesbico va in scena a Bologna

SPC si terrà a Bologna dal 20 al 23 settembre. La sesta edizione del Lesbian Film Festival, accanto alle proiezioni, proporrà anche la mostra della fotografa sudafricana Zanele Muholi

1460 minuti di proiezioni, 29 film, tra cui 7 lungometraggi narrativi e 10 documentari, 17 paesi di produzione, 4 prime italiane e 3 prime mondiali, 4 incontri con registe e autrici, una mostra fotografica: questa in estrema sintesi il percorso alla scoperta della ricchezza del cinema lesbico e della produzione artistica e culturale lesbica proposto da Some Prefer Cake, il festival internazionale di cinema lesbico, organizzato da Fuoricampo Lesbian Group, con la direzione artistica di Luki Massa, che si svolgerà a Bologna da giovedì 20 a domenica 23 settembre.

La sesta edizione di SPC, che nel logo recita “Celebriamo la ricchezza del cinema lesbico”, rende omaggio a una serie di figure storiche e contemporanee della cultura lesbica: Zanele Muholi, giovane artista sudafricana - il cui volto fiero è ritratto nel visual di SPC - Muholi incontrerà il  Adrienne Rich pubblico sabato 22 alle ore 18.00 per raccontare il suo lavoro di attivista visuale che da anni realizza opere sulla visibilità delle lesbiche nere e della comunità queer in Sudafrica; Adrienne Rich, poeta e teorica lesbica e femminista statunitense scomparsa pochi mesi fa, a cui è dedicata l'inaugurazione del festival, con una lettura musicata di stralci dalle sue opere a cura di Sarah Fornito, Bianca Ferricelli e Valentina Pinza; Audre Lorde Audre Lorde attivista “nera, lesbica, femminista, guerriera, poeta, madre”, di cui il recente documentario realizzato da Dagmar Schultz, in programma a Some Prefer Cake, ricostruisce il lavoro e l'influenza nel contesto berlinese frequentato intensamente dal 1984 al 1992.

L'SPC Official Party si terrà sabato 22 settembre dalle ore 23.00 allo Spazio Sì di via San Vitale 67.

I documentari
Oltre ai film Audre Lorde: The Berlin Years 1984 to 1992 e Difficult Love, di cui sono protagoniste le già citate Audre Lorde e Zanele Muholi, la ricca sezione documentaria del festival dedica uno spazio monografico al lavoro di Difficult LoveDebra Chasnoff, documentarista statunitense - vincitrice del premio Oscar con il film Deadly Deception-General Electric, Nuclear Weapons and Our Environment - che ha indagato con il suo lavoro i temi della differenza nel contesto scolastico, della genitorialità lesbica, della costruzione degli stereotipi di genere; inoltre, Chasnoff è attiva all'interno dell'organizzazione GroundSpark e co-fondatrice di The Respect For All Project un programma che realizza prodotti comunicativi ed educativi contro il pregiudizio fra i giovani. 

Tra i diversi suoi documentari che saranno proiettati al cinema Nosadella, One Wedding and a Revolution (2004) racconta la storia di Del Martin e della sua compagna Phyllis Lyon, “coppia storica” di pioniere del movimento di liberazione delle lesbiche statunitense a partire dagli anni 50, fondatrici delle Daughters of Bilitis, prima associazione lesbica degli Stati Uniti, semi-clandestina sotto il maccartismo, e autrici di testi cardine del primo lesbo-femminismo, come Lesbian/Woman e Lesbian Love and Liberation. Il 12 febbraio 2004, Del e Phyllis, ormai ottantenni, insieme da oltre 50 anni, furono la prima coppia lesbica a essere sposata a San Francisco dall'assessora Mabel Teng, nel corso di un'azione di massa di "disobbedienza civile" in cui il sindaco Gavin Newsom decise di rilasciare licenze di matrimonio alle coppie lesbiche e gay, poi annullate dallo stato il 12 agosto del 2004.

Debra Chasnoff incontrerà il pubblico domenica 23 alle 18.00, dopo la  Debra Chasnoffproiezione di It’s Still Elementary, documentario che ripercorre, attraverso interviste e dichiarazioni dei protagonisti, la storia del documentario It's Elementary, girato dalla stessa regista dieci anni prima: il suo impatto su studenti e insegnanti e il violento ostracismo da parte di ambienti scolastici conservatori e associazioni religiose.

Il filone documentario sulla storia lesbica di SPC, ci porterà infine in India con I am di Sonali Gulati, un documentario poetico e politico che, attraverso la vicenda autobiografica della regista, mai dichiaratasi alla madre, esplora i rapporti familiari di attiviste lesbiche indiane e racconta la lotta per l'abolizione della 377, la sezione del Codice Penale Indiano, imposta sotto il dominio coloniale britannico nel 1860, che criminalizzava tutti gli atti sessuali tra adulti 365 Without 377 consenzienti dello stesso sesso, stigmatizzandoli come “contro l'ordine della natura”. Alla vittoria del movimento Lgbt indiano, che, dopo dieci anni di lotte, è riuscito a far eliminare il reato di omosessualità, è dedicato anche 365 Without 377, opera prima di Adele Tulli, ricercatrice che si occupa dei movimenti femministi ed ecologisti indiani contemporanei, presente come ospite durante il festival.

La fiction
E se la ricostruzione storica occupa un posto fondamentale nella programmazione di SPC, è la fiction, con la sua capacità di raccontare storie e inventare mondi, l'altro grande terreno di azione culturale che il festival promuove per stimolare la produzione e circolazione di immaginari lesbici.

Tra i lungometraggi narrativi in programma, Bye Bye Blondie della scrittrice e  Bye bye Blondieregista francese Virginie Despentes, autrice e poi regista del controverso Baise moi-Scopami, racconta la storia di Gloria e Frances (interpretate dalle icone del cinema d'oltralpe Béatrice Dalle e Emmanuelle Béart), amatesi in gioventù, in pieni anni 80, si reincontrano a distanza di 25 anni, con due percorsi di vita molto diversi tra loro.

In anteprima italiana a Some Prefer Cake il canadese Margarita (Premio come migliore lungometraggio al Festival International de Films de Femmes de Créteil 2012 e a Inside/Out Toronto 2012). Co-diretto da Laurie Colbert e Dominique Cardona, attraverso gli occhi della protagonista, lesbica messicana immigrata clandestinamente in Canada, affronta i temi dell'ingiustizia sociale che interseca classe e razza e i fantasmi delle relazioni familiari.

Anche Kyss mig, della regista svedese Alexandra-Therese Keining, indaga il tema dei rapporti familiari: quando Mia e Frida, future sorellastre, si Kyss Mig incontrano alla festa di fidanzamento dei loro genitori, si innamorano a prima vista, rivoluzionando i rapporti di tutti i componenti della famiglia.

Sempre la famiglia sullo sfondo di Mosquita Y Mari, film di Aurora Guerrero delicato e profondo in concorso al Sundance 2012, incentrato sull'incontro tra due chicanas quindicenni in un quartiere di immigrazione messicana a Los Angeles; un'amicizia che diventa poco a poco attrazione, lasciando spazio all'intensità di un amore adolescenziale che crea a entrambe contrasti con le differenti aspettative familiari.

Sullo schermo di Some Prefer Cake anche Circumstance, primo film lesbico iraniano, prodotto tra Stati Uniti, Iran e Libano e premiato dal pubblico al Sundance Festival del 2011: Atafeh e Shireen, due giovani donne che vivono a Teheran conducendo una vita dissidente rispetto al regime dei Guardiani della Rivoluzione, sono compagne di scuola, amiche del cuore, amanti, che, sotto le pressioni sociali e familiari, compieranno scelte differenti negoziando gradi diversi di libertà.

Ancora dal Canada Cloudburst, road movie romantico incentrato sulla storia Cloudburstdi Stella e Dot (interpretate dai premi oscar Olympia Dukakis e Brenda Fricker), una coppia anziana, in fuga da una casa di cura in Maine verso la Nova Scotia per sposarsi. Con humor e grazia, Cloudburst esplora i temi importanti della vita, della morte e dell'amore.

Anche l'israeliano Joe + Belle è un road movie, una dark comedy divertente, surreale e dissacrante che racconta la fuga rocambolesca di due ragazze fuori dalle righe, Joe, appena tornata da un viaggio a Bangkok con un carico di droga, e Belle, fresca fresca di manicomio, dopo l'omicidio accidentale dell’ex ragazzo di Joe.

 

I premi
Al consueto Premio del Pubblico, da quest'anno Some Prefer Cake affianca i premi al miglior lungometraggio, miglior documentario e miglior cortometraggio conferiti da una prestigiosa giuria composta da giornaliste e esperte e studiose di cinema, di comunicazione, di women/gender/queer studies.

Durante il festival sarà inoltre proiettato il corto vincitore del concorso di cortometraggi lesbici “My Happy End”, lanciato da SPC per stimolare la produzione italiana a tematica lesbica: nuovo cinema lesbico in grado di creare immaginari di empowerment, non vittimizzanti, ironici, dissacranti, che celebrano la fierezza dell’autodeterminazione lesbica.

 

La mostra e altre iniziative
Oltre al percorso di visioni cinematografiche Some Prefer Cake è anche arte, cultura e socialità lesbiche e femministe: nell'ambito del festival viene infatti presentata la mostra personale “Zanele Muholi_Visual ARTivist”, che dal 21 settembre al 20 ottobre esporrà, presso il Quadriportico dell’Ospedale Roncati in via Sant’Isaia 90, una selezione di opere fotografiche dell'artista sudafricana; gli incontri con la stessa Zanele Muholi, con la regista Adele Tulli sul movimento lgbtq indiano; con la regista Debra Chasnoff; con la fumettista Pat Carra, che presenterà il suo ultimo libro, Sex of Humor, dialogando con Stefania Doglioli della redazione di XXD rivista di varia donnità.

La mostra, è stata realizzata con il patrocinio di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Consolato Generale del Sudafrica di Milano, e con la collaborazione dell’Azienda Usl di Bologna.

Fotografa lesbica nera sudafricana, Zanele Muholi coniuga la produzione artistica con l’impegno politico, dando vita a quello che lei stessa definisce attivismo visuale: le sue fotografie danno visibilità ai corpi e ai volti delle lesbiche nere e costruiscono un archivio della comunità LGBTQI sudafricana attraverso tracce visuali di una storia collettiva delle soggettività lesbiche, gay e trans, cancellate dalla storia ufficiale. Zanele Muholi ha documentato con la Mostra- Faces 101 sua opera gli “stupri correttivi” di lesbiche praticati come “cura” e rieducazione all’eterosessualità, estremamente diffusi in Sudafrica soprattutto nei confronti delle lesbiche nere e delle più povere tra loro, crimini d’odio tacitamente accettati dalla maggior parte della popolazione. Contrapponendo alla violenza la potenza trasformativa della visibilità e della rappresentazione libera da stereotipi, Muholi con il suo lavoro combatte e denuncia razzismo, sessismo, omofobia e violenza di genere.

Nonostante la drammaticità dei temi trattati, l’artista non indugia mai sulla vittimizzazione, ma al contrario rappresenta la forza e la bellezza delle persone che ritrae, e delle donne in prima istanza, traducendole in scatti di alto valore artistico ed estetico, oltre che sociale e politico.

Nella location dell’ex manicomio psichiatrico, luogo restituito alla città, scelto come simbolo della liberazione da una coercizione alla norma che per secoli ha psichiatrizzato lesbiche, gay e trans, Zanele Muholi Visual ARTivist esporrà, tutti i giorni dalle 8.00 alle 19.00 fino al 20 ottobre, una selezione di opere fotografiche tratte dalle serie Faces and Phases e Being.

Faces and Phases è un progetto sulla memoria composto da decine di  ritratti di lesbiche nere incontrate dall’artista in Sudafrica, Canada, Europa e in altri Stati africani: i loro sguardi dritti in camera interpellano chi guarda, trasmettendo attraverso questo scambio scopico la fierezza e l’autodeterminazione di plurime, potenzialmente infinite, soggettività e storie di vita lesbiche.

Being tratta di relazioni d’amore tra lesbiche nere e prevenzione dell’Aids, in un paese in cui la diffusione della malattia è molto alta ma i servizi sanitari ignorano completamente la sessualità lesbica e sono incapaci di informare le donne sui modi per evitare di contrarre il virus.

Per ulteriori informazioni visitare il sito di Some Prefer Cake.

A cura di Marinella Zetti

Questo articolo è stato pubblicato qui

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