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Social monitor: Meloni sempre più “regina dei social”

Nei primi due mesi di vita del nuovo governo la leader di FDI cresce più di tutti. Bene anche Salvini e Renzi, male Conte e Di Maio

di Andrea Altinier e Angelo D'Angelo

Negli ultimi mesi, la narrazione della politica e dei suoi principali leader ha subito un vero e proprio shock. Abbiamo assistito a fasi caotiche ed intense che hanno portato alla formazione di un nuovo Governo e al rovesciamento di alcuni ruoli. Matteo Salvini è passato da leader de facto dell’esecutivo a capo indiscusso dell’opposizione. Il PD di Nicola Zingaretti è diventato invece il partner di governo del Movimento 5 Stelle, che è riuscito a confermare Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio. In questo nuovo contesto, i leader hanno mutato strategia e narrazione anche sui social network, in particolare su Facebook: vediamo come, con l’analisi del nostro social monitor sui primi due mesi del Governo Conte II – ossia dal periodo che va dal 5 settembre al 5 novembre.

In questo periodo Salvini si è calato nel nuovo ruolo di leader dell’opposizione e nei primi due mesi di Governo ha pubblicato un totale di 1182 post su Facebook, in media circa 19 al giorno. L’andatura del leader leghista è tornata a salire dopo una prima fase di difficoltà avvertita nel periodo immediatamente successivo alla crisi di governo, in cui era sceso a circa 10 post al giorno, riflettendo le incertezze di posizionamento – manifestate anche nei contenuti dei suoi messaggi.

Il nuovo ruolo della Lega all’opposizione ha permesso a Salvini di rafforzare la sua narrazione classica su temi come sicurezza e immigrazione, ma non solo. Infatti, il leader del Carroccio sta cavalcando il tema della Legge di Bilancio utilizzando il frame “governo delle tasse” e negli ultimi giorni si è posizionato in modo efficace sul tema ILVA. Nelle condizioni odierne, Salvini può portare avanti una comunicazione su un filone a lui congeniale: l’attacco contro un nemico preciso e facilmente identificabile, ossia il governo. Dall’analisi semantica dei post del periodo considerato, notiamo infatti che “governo” è la seconda parola più ripetuta (214 volte) dopo “amici” (313) e prima di “Umbria” (164). Si noti l’uso alternato di parole empatiche che hanno il fine di curare il rapporto con la propria fanbase all’uso di termini duri e frame di attacco contro il governo. Nei suoi post questi frame sono ripetuti in continuazione: “governo del tradimento”, “governo delle poltrone”, “governo abusivo”, “governo tasse e sbarchi” e “governo dei porti aperti”.

Il posizionamento, la chiarezza dei messaggi, l’utilizzo di frame forti e l’alta frequenza di pubblicazione influiscono positivamente anche sulla crescita di followers della sua pagina: +14% nell’ultimo mese.

La pagina di Salvini, però, non è quella che cresce di più in termini di likes. In questi due mesi infatti la “regina dei social” sotto questo profilo è Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia è stata probabilmente premiata per la coerenza del suo messaggio, che fin dall’inizio di questa legislatura l’ha vista posizionarsi all’opposizione (anche quando al governo con il M5S c’era la Lega).

Giorgia Meloni “regina dei social”. Stabili i leader del centrosinistra, crolla Di Maio

Nei primi due mesi di vita del Governo Conte II, Giorgia Meloni ha pubblicato circa 546 post, attestandosi su una media di circa 9 al giorno. Il ritmo ha rallentato nel corso della crisi agostana (7 post al giorno) dopo una campagna elettorale per le Europee in cui aveva raggiungo i 12 post al giorno nello sprint delle ultime due settimane per il voto. In quest’ultima fase, la sua narrazione sfrutta con efficacia la contrapposizione all’alleanza PD-M5S, potendo contare su un posizionamento più solido e coerente proprio per il non aver fatto parte della precedente maggioranza – a differenza di Salvini.

Le parole più utilizzate nei post della Meloni sono: “Italia” (114), “governo” (113), “italiani” (95), “PD” (81). Anche i frame costruiti dai comunicatori della Meloni per attaccare l’esecutivo (“governo dell’inciucio” e “governo più anti italiano della storia”) sono piuttosto semplici, evocativi e vengono ripetuti con costanza. Come per Salvini, anche la Meloni alterna post di attacco diretto ad altri che invocano alla piazza e il ritorno alle urne, e costruisce la sua narrazione identificando chiaramente il “nemico”.

Durante la fase di governo con la Lega, il leader del M5S Luigi Di Maio cercava di tenere alta l’andatura sui social in costante competizione con Salvini, raggiungendo anche lui i 12 post al giorno durante le ultime due settimane di campagna elettorale per le Europee. Un trend che è cambiato radicalmente nei primi due mesi dell’attuale esecutivo, con una media di soli 3 post al giorno per un totale di 221. Il leader grillino paga le difficoltà di interpretare il suo nuovo ruolo di Ministro degli Esteri che non gli permette una narrazione intensa ed efficace sulla politica interna come quella Salvini. Oltre a questo, le difficoltà interne del M5S non permettono a Di Maio di costruire una comunicazione fluida e secondo dei filoni precisi. Dall’analisi semantica dei suoi post si evince come non vi siano temi chiari su cui il leader del M5S possa fondare la sua narrazione. Le parole più usate sono “Italia” (74), “governo” (59), “oggi” (54). Non ci sono pattern di parole che si ripetono nei post, e questo potrebbe indicare una certa scarsità di frame interpretativi entro i quali cercare di raccontare la realtà. Peraltro, nelle condizioni attuali per Di Maio viene meno un frame storicamente fondante della sua comunicazione: l’attacco al Partito Democratico, ora suo alleato di Governo. E infatti, i suoi contenuti social hanno adesso un perimetro più istituzionale ed un tono di voce meno aggressivo.

Quasi 20 post al giorno per Salvini, Meloni seconda

Nicola Zingaretti ha assunto un ruolo di primo piano nelle trattative per la formazione del nuovo Governo, ma non è riuscito a capitalizzare nei sondaggi il nuovo posizionamento, ottenuto nella fase post nascita del Conte II. Da un punto di vista quantitativo, la pubblicazione sulla sua pagina Facebook si mantiene su una media di 4 post al giorno (224 dal 5 settembre al 5 novembre), sfruttando la presenza del PD nel nuovo Governo. La crescita nell’andatura di Zingaretti, però, non corrisponde alla capacità di costruire messaggi e contenuti chiave in grado di caratterizzare un percorso narrativo. Come per Di Maio, le parole maggiormente presenti nei suoi post sono piuttosto generiche: “Italia” (74), “governo” (48), “persone” (46). Il frame che cerca di costruire è quello del nuovo, cosa che emerge in particolare in alcuni pattern ricorrenti (“nuovo governo” e “un’Italia più giusta”) con i quali cerca di dare una visione di futuro e di centralità del suo partito.

La narrazione di Matteo Renzi, invece, ha saputo cavalcare la crisi e la successiva nascita del nuovo Governo per rimettersi al centro della scena politica e mediatica, anche grazie alla successiva uscita dal PD ed alla costituzione di Italia Viva. L’ex premier ha ridato slancio alla sua comunicazione social con in media 6 post al giorno durante la crisi di agosto e 3 nella prima fase di vita di questo esecutivo (196 in totale). Dall’analisi semantica dei post di Renzi si evince come al centro della sua narrazione ci sia la rivendicazione di aver fatto nascere un nuovo governo “per il bene degli italiani”. Come si nota dalla top 3 delle parole più utilizzate nei suoi post – “Italia” (100), “Salvini” (40) e “governo” (39) – Renzi individua il suo nemico in Salvini e prova così a polarizzare il dibattito. Per lui bloccare Salvini era un dovere civile, con questo frame si erge quasi a “salvatore” delle sorti del Paese e degli italiani. Si riscontra quindi un deciso cambio di passo per Renzi, dopo una fase di stand by a bassa intensità (ad esempio, nella fase finale della campagna elettorale per le Europee non aveva superato i 2 post al giorno).

Infine, il premier Giuseppe Conte in questo primo periodo del suo nuovo Governo non ha cambiato la sua strategia comunicativa, che resta di tipo prettamente istituzionale. Anche per ciò che riguarda la frequenza dei post giornalieri, ha mantenuto il ritmo dei 3 post al giorno dei mesi precedenti, arrivando ad un totale di 198 (media che anche nel suo caso si era nettamente abbassata durante la crisi di Governo, arrivando a un post al giorno). Il premier si è mostrato coerente e non ha intensificato la propria attività nemmeno durante la recente campagna elettorale. Una peculiarità della sua comunicazione è sicuramente l’utilizzo delle foto e delle dirette video. Una narrazione confermata anche dal lessico e dalle parole usate nei suoi post. I termini più utilizzati, durante il periodo in esame, sono “diretta” (64), seguito da “Italia” (42), “governo” (39) e “Paese” (30). Il pattern più frequente è “nuovo governo”, descrittivo della situazione del momento. Uno stile comunicativo preciso che utilizza immagini e dirette per rafforzare il suo tratto istituzionale, sempre con dei riferimenti al futuro.

Le parole più utilizzate su Facebook nei primi 2 mesi del Governo Conte II (wordcloud)

In conclusione, dall’analisi della narrazione sui social dei primi due mesi di Governo emerge il progressivo inquadramento di Matteo Salvini nel ruolo di leader del centrodestra, e dell’opposizione, che però deve guardarsi le spalle dalla grande ascesa di Giorgia Meloni, e il riposizionamento di Matteo Renzi al centro della scena politica italiana. Si tratta di un quadro atipico ed asimmetrico perché questi protagonisti sono fuori dalla maggioranza di Governo (nel caso dei leader di Lega e Fratelli d’Italia) oppure presenti nell’esecutivo ma con un peso marginale – sia in termini di consistenza parlamentare sia di intenzioni di voto almeno in base ai sondaggi. Un po’ più sullo sfondo giocano Conte, Zingaretti e Di Maio, profili di Governo che faticano a costruire una narrazione incisiva nei flussi e nei messaggi chiave. Il campo lessicale offre, infine, spunti interessanti: “Governo” è la parola dominante nelle narrazioni dei leader, sottolineando come l’effetto della crisi non sia ancora svanito e ancora sia presente l’onda lunga del terremoto politico di agosto; dall’altro lato, la presenza così frequente della parola “Italia” è il segno che i leader stanno cercando di fornire all’elettorato le diverse visioni cercando di intestarsi il bene del Paese come bussola dei loro obiettivi e delle loro strategie. Ma è evidente che nessun leader riesce davvero a imporre la propria agenda di temi ed i propri messaggi chiave. Questo perché da un lato vi è una – anzi, due – leadership forti, ma senza Governo, e dall’altro vi è un Governo senza un leader forte.

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