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Siria, 224 Ong chiedono una sessione straordinaria dell’Assemblea generale Onu

Il 1° dicembre 224 organizzazioni della società civile di ogni parte del mondo (l’elenco completo è qui) hanno diffuso un appello agli stati membri delle Nazioni Unite per chiedere la convocazione di una sessione straordinaria di emergenza dell’Assemblea generale sulla Siria. Questo è il testo dell’appello:

“Il Consiglio di sicurezza ha tradito i siriani. In quasi sei anni di conflitto, quasi mezzo milione di persone ha perso la vita e 11 milioni sono state costrette a lasciare le loro case.

Di recente, i governi della Siria e della Russia e i loro alleati hanno portato a termine attacchi illegali sui quartieri orientali di Aleppo (nella foto Reuters, un gruppo di sfollati), nel totale disprezzo per i 250.000 civili lì intrappolati.

I gruppi armati di opposizione a loro volta hanno colpito con colpi di mortaio e altri proiettili i quartieri di Aleppo ovest, anche se secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani “gli attacchi indiscriminati contro la parte orientale della città da parte delle forze governative e dei loro alleati sono responsabili della stragrande maggioranza delle vittime civili”.

I tentativi di porre fine a queste atrocità e di chiamare a risponderne i responsabili sono stati ripetutamente bloccati dalla Russia, che continua a fare cattivo uso del suo potere di veto all’interno del Consiglio di sicurezza.

L’Inviato speciale per la Siria, Staffan de Mistura, ha ammonito che le Nazioni Unite non permetteranno “un’altra Srebrenica, un altro Ruanda, una possibilità che tristemente siamo in grado di vedere davanti a noi se qualcosa non verrà fatto”.

Tuttavia, non c’è segnale che la paralisi del Consiglio di sicurezza terminerà presto. Il guardiano della pace e della sicurezza internazionali non ha saputo svolgere il ruolo affidatogli dalla Carta delle Nazioni Unite ed è venuto meno alla responsabilità di proteggere la popolazione siriana.

Questo è il motivo per cui, come coalizione di 224 organizzazioni della società civile, sollecitiamo gli stati membri delle Nazioni Unite a richiedere la convocazione di una sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale, che chieda la fine degli attacchi illegali contro Aleppo così come contro altre zone della Siria e l’accesso umanitario immediato e non ostacolato in modo che aiuti vitali possano arrivare a tutti coloro che ne hanno bisogno. Gli stati membri dovrebbero anche prendere in considerazione possibili soluzioni per portare di fronte alla giustizia i responsabili dei gravi crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto.

Abbiamo apprezzato la leadership mostrata dal Canada nel sollecitare un’azione dell’Assemblea generale. Ora chiediamo a tutti gli stati membri a unirsi ai 73 stati, di ogni regione del mondo, che hanno fatto altrettanto aderendo alla loro iniziativa.

Questi paesi dovrebbero collaborare nel chiedere la convocazione, nel tempo più breve possibile, di una sessione speciale di emergenza, come già fatto in passato quando l’azione del Consiglio di sicurezza risultava bloccata.

Chiediamo, in particolare, ai 112 sostenitori del Codice di condotta su responsabilità, coerenza e trasparenza – che prevede l’impegno ad appoggiare “azioni tempestive e decisive” per prevenire o porre fine a genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità – a unirsi a quel tentativo e a promuovere azioni significative attraverso l’Assemblea generale.

La mancanza d’azione non dovrebbe far parte delle opzioni possibili. Gli stati membri delle Nazioni Unite devono usare tutti gli strumenti diplomatici a loro disposizione per fermare le atrocità e proteggere milioni di civili siriani. La storia giudicherà severamente coloro che non lo faranno”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 7 dicembre 2016 11:20
    La Siria è un Paese sovrano, membro dell’ONU dal 1945, con un governo legittimo ai sensi del diritto internazionale.
    Dal marzo 2011 la Siria è preda di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte da una parte le forze governative e dall’altra varie fazioni armate di ribelli.
    In sei anni questo conflitto ha generato centinaia di migliaia di vittime, milioni di profughi, enormi distruzioni materiali, lacerazione della coesione sociale.
    Le organizzazioni che si occupano di diritti umani non possono non rilevare che la causa di gran lunga più rilevante delle sofferenze della popolazione civile siriana è il conflitto in sé. 
    Coerentemente dovrebbero desiderare che il conflitto cessi al più presto, che vengano deposte le armi, che i contrasti vengano risolti in modo pacifico per via politica e possibilmente democratica.
    E poiché la Siria ha un governo legittimo e ogni Paese ha diritto a mantenere la sua integrità, ciò che una organizzazione umanitaria dovrebbe desiderare è che le forze ribelli depongano le armi, che le forze governative si astengano dal colpire chi le ha deposte, che si avvii un processo di riconciliazione nazionale che ponga fine al conflitto, salvaguardi l’integrità territoriale del Paese, torni ad offrire alla popolazione civile siriana un contesto pacifico nel quale possa tornare a vivere in sicurezza.
    E invece no, ora che gli irriducibili ribelli armati, ai quali peraltro è stata offerta l’incolumità in cambio della resa, stanno per essere debellati da Aleppo, 224 organizzazioni umanitarie chiedono che l’Assemblea delle Nazioni Unite si pronunci per chiedere alle forze governative che si astengano dal continuare la loro azione.
    C’è una evidente contraddizione logica in questo: le sofferenze della popolazione civile siriana non possono cessare se il conflitto armato non cessa, se le forze ribelli non depongono le armi e, conseguentemente, se le forze governative non cessano di combatterle. Ma non è questo che chiedono le 224 organizzazioni che hanno sottoscritto la richiesta all’ONU: chiedono che solo le forze governative cessino di combattere le forze armate ribelli. In sostanza chiedono che si impedisca il venir meno delle ragioni del conflitto che, ripetiamolo, è la causa di gran lunga più rilevante delle sofferenze della popolazione civile, delle violazioni dei diritti umani perpetrate a suo danno, dello sterminio del quale è vittima.
    E’ quindi legittimo chiedersi se queste 224 organizzazioni umanitarie siano interessate davvero alla tutela dei diritti umani, se siano neutrali rispetto alle parti in lotta, come dovrebbero, oppure se esse stesse sono parte in causa nel conflitto. Nel qual caso perderebbero tutta la loro credibilità quali organizzazioni umanitarie.

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