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Sicilia: un mare di petrolio

Tanto petrolio e royalties basse (i diritti da pagare all’amministrazione pubblica per poter compiere estrazioni petrolifere) sono gli ingredienti del piatto indigesto che si prepara a congestionare i mari siciliani, per i quali sono già state richieste decine di autorizzazioni a fini di ricerca e trivellazione.

 Di quali siti si tratta lo ha raccontato Carla Incorvaia sul manifesto del 4 agosto. 6, al momento, sono le piattaforme attive: quelle di Eni ed Edison a Ragusa e nel Golfo di Gela; 20, invece, i permessi già concessi. «Alle isole Egadi, ancora nel Golfo di Gela, a Siculiana Porto Empedocle, Capo Rossello Palma di Montechiaro, Sciacca Agrigento, Sciacca Siculiana, Isole Pelagie, due a Punta Bianca Licata, a Stagnone Capo Feto, a Selinunte fiume Verdura, a Scoglitti Pozzallo, a Fiume Drillo Punta D’Aliga a Mazzara del Vallo Menfi».

La San Leon Energy, piccola società salentina con 10 mila euro di capitale sociale, ha chiesto i permessi per 3 esplorazioni petrolifere al largo della costa, tra Marsala, Sciacca e le isole Egadi. 20 sono poi «le compagnie in attesa di una risposta dal governo italiano»: 5 fanno capo al colosso britannico Nothern Petroleum, che con la Shell ha già iniziato le ricerche nel Mediterraneo. «La Northern Petroleum chiede di poter avviare ricerche anche nel golfo di Gela, nella zona di Capo Rossello ad Agrigento e, insieme agli irlandesi della Petrolceltic Elsa, nel mare tra Siculiana e Porto Empedocle». 3 possibili giacimenti anche per i canadesi della Hunt Oil Company, «tra Sciacca e Agrigento, a Siculiana Marina, e un terzo sito tra Mazara del Vallo e Menfi». La londinese Puma Petroleum «vuole stanziarsi a Lampedusa e Linosa», mentre un consorzio composto da British Gas insieme a Eni ed Edison «è interessato ad avviare ricerche a Licata e Punta Bianca». «Anche i texani» sono interessati al mare siciliano, nella zona di Scoglitti e Pozzallo, attraverso la Sviluppo risorse naturali (Srn), «società controllata dalla Mediterranean Resources con sede ad Austin in Texas». Infine, ci sono i canadesi della Nautical Petroleum, interessati alla zona compresa tra la foce del fiume Dirillo e punta D’Aliga».


Una buona notizia è invece la mozione presentata da Pd e Mpa, approvata ieri dall’Assemblea regionale siciliana (Ars) nella quale, come ha dichiarato Roberto Di Mauro, assessore al territorio, «il parlamento e il governo siciliani hanno mostrato all’unisono il loro parere sfavorevole alla trivellazione».

L’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico e, pochi mesi dopo, quella di due oleodotti nel porto di Dalian in Cina sono gli incidenti più gravi verificatosi in quello che passerà alla storia come l’anno delle maree nere. Non sembra però che le conseguenze di queste catastrofi ambientali ci stiano inducendo a porci domande sulle modalità e la natura del nostro approvvigionamento energetico.


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