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Sessualità e disturbi del comportamento alimentare: una relazione complicata

Che il cibo ed il sesso siano legati a doppio filo è cosa nota e quasi ovvia. E non si fa riferimento solo ai molti alimenti dalle più o meno presunte proprietà afrodisiache, e nemmeno ai numerosi “giochi”, o se preferiamo “esperienze sensoriali”, che insieme al cibo coinvolgono il nostro corpo e la nostra intimità. Parliamo di qualcosa di molto più profondo e primordiale sia dal punto di vista psichico che fisiologico (come dimostra l’attività ipotalamica comune ad entrambe le attività). Freud per primo sottolineava lo stretto legame tra questi due mondi, eros e cibo, che per il neonato sono come una sola cosa riuniti come soddisfazione di un bisogno vitale (alimentarsi) e fonte di piacere (derivato dall’essere accudito, contenuto, curato, amato) nel momento dell’allattamento al seno materno. Crescendo i due comportamenti assumerebbero poi significati diversi, rimanendo comunque connessi tra loro.

Questa connessione diviene ancor più evidente se la osserviamo sfociare all’interno di una condizione di Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), dove possiamo vedere un particolare incrociarsi di abitudini e caratteristiche.

Per avere un quadro di riferimento chiaro, possiamo considerare come i diversi Disturbi dell’Alimentazione siano strettamente intercorrelati tra loro principalmente dalla presenza di un rapporto anomalo con il cibo, al quale si va ad aggiungere una percezione alterata della propria immagine corporea e in alcuni casi una eccessiva preoccupazione per la forma fisica, in un concatenarsi di fattori che vanno ad incidere in particolar modo sull’umore e sui livelli di autostima della persona. Il DSM-5, uno dei principali manuali clinico-diagnostici di riferimento, contiene una sezione intitolata “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” all’interno della quale vengono riportate sei categorie principali di DCA:

  • Anoressia Nervosa (restrizione dell’apporto energetico relativo al bisogno, unito a dispercezione corporea e intensa paura di aumentare di peso nonostante questi sia significativamente basso);
  • Bulimia Nervosa (episodi ricorrenti di abbuffate durante le quali la persona assume una grande quantità di cibo con la sensazione di perdere il controllo, cui fanno seguito comportamenti compensatori per prevenire l’aumento di peso. Sono presenti preoccupazioni persistenti riguardo l’alimentazione, il peso e le forme corporee);
  • Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (episodi di abbuffate senza però la messa in atto di comportamenti di eliminazione come invece avviene per la bulimia nervosa);
  • Picacismo (ingestione abituale di sostanze non nutrienti e/o non alimentari (carta, fango, feci, ecc…);
  • Mericismo o Disturbo da Ruminazione (abitudine di rigurgitare il cibo deglutito per poi masticarlo e sputarlo/deglutirlo di nuovo);
  • Disturbo Alimentare Evitante/Restrittivo (proprio dell’età evolutiva, consiste nell’assunzione estremamente selettiva di pochissimi alimenti);

Gli studi condotti sulla diade cibo-sessualità, per quanto relativamente pochi rispetto all’importanza dell’argomento, mostrano un’attività sessuale con il partner generalmente meno intensa e più rivolta verso l’autoerotismo per chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare rispetto al resto della popolazione. Questo risultato potrebbe essere legato ai bassi livelli di autostima nonché al difficile rapporto che queste persone hanno col loro corpo, costituendo un ostacolo per l’intimità con l’altro. Diverse ricerche internazionali hanno permesso di notare come i disordini alimentari siano accompagnati spesso da “difficoltà sessuali” di vario genere, dalla mancanza di desiderio al dolore genitale. Allo stesso tempo gli studi più specifici mostrano in riferimento ad entrambi gli elementi (cibo e sesso) degli atteggiamenti tipici e, soprattutto, “affini” tra loro, come fossero gli uni il riflesso degli altri all’interno dello stesso disturbo. L’esempio più emblematico può essere riportato dall’anoressia e dalla bulimia.

Per quanto riguarda l’Anoressia Nervosa, ad esempio, assistiamo spesso ad una chiusura nei confronti della sessualità simile a quella messa in atto verso il cibo: non ad una perdita di appetito/libido, quanto piuttosto ad un rifiuto o a una negazione degli stessi. Così si tende ad evitare i contatti fisici, o comunque si “selezionano” partners che presentano difficoltà nell’intimità compensando con affetto e protezione, con un meccanismo simile a quello che ritroviamo ad esempio in una condizione di asessualità. Quando si riesce a vivere la sessualità, nei casi meno gravi o in quelli in cui l’anoressia è percepita ancora come scelta estetica, rimane molto forte l’idea dell’atto “utile a bruciare calorie”. Nell’anoressia è stato spesso riscontrato un forte “bisogno di controllo” (verso se stessi e verso l’altro), che impedisce alla persona di lasciarsi andare completamente al piacere; fattore che unito agli altri, ed ai bassi livelli di autostima a loro volta connessi alla vergogna e alla inadeguatezza percepite nei confronti del proprio corpo, crea una matassa che può diventare il nucleo centrale di quella che viene chiamata Anoressia Sessuale.

Nell’anoressia nervosa troviamo inoltre l’idea della “ricerca della magrezza”, indicata in inglese come Drive For Thinness, che dal punto di vista sessuale sembra predire un quadro particolare e interessante: mentre viene correlata con una minore frequenza di casi di dolore sessuale nelle ragazze, allo stesso tempo pare che queste riferiscano una maggiore intensità del dolore esperito. Tale intensità è forse dovuta a dei cambiamenti di tipo endocrino a livello vaginale, ad esempio nella lubrificazione, come conseguenza delle severe restrizioni caloriche (Dunkley et al.; 2019[[1]] ). Un’altra ipotesi di tipo cognitivo sostiene che la bassa autostima e la considerazione del proprio corpo come “poco desiderabile” possa avere un effetto psicogeno simile a quello endocrino. Una situazione che sembra non trovare invece riscontro nella bulimia.

La bulimia nervosa, che come l’anoressia è accompagnata da una forte ossessione e dispercezione verso il proprio corpo, trova la sua caratterizzazione in episodi di abbuffate che vengono poi compensati con metodi diversi (dal vomito all’utilizzo di lassativi, solo per citare i più comuni). Il parallelo con l’eros è lampante in quanto i soggetti bulimici, per quanto possano anche provare ansia, rifiuto e paura nei confronti della sessualità, spesso sembrano vivere quest’ultima in maniera frenetica, in alcuni casi promiscua. Una delle parole chiave è sicuramente “compulsività”, che si rispecchia anche in molti altri aspetti del quotidiano. La ricerca di un contatto corporeo come fonte di rassicurazione, di amore, e quindi di conferma del proprio valore personale, sembra disintegrare il confine tra la carezza ed il sesso; il risultato è incappare in atti sessuali che vengono vissuti come conflittuali in quanto alla fine vuoti del calore che si cercava in essi. Quando la persona bulimica si sente in sovrappeso, osserviamo un calo del desiderio con una conseguente diminuzione dei rapporti sessuali. Quando la “fame” prende il sopravvento possiamo ritrovare l’idea dell’abbuffata che porta a perdere il controllo al punto che ci troviamo di fronte al pericolo concreto di comportamenti a rischio come l’uso di droghe e/o alcol o situazioni di violenza e abuso, oltre a conseguenze come gravidanze indesiderate o MST (malattie sessualmente trasmesse).

Come già sottolineato, gli studi riguardanti la relazione tra sessualità e disturbi dell’alimentazione sono relativamente pochi. Sappiamo che quello dei DCA è un fenomeno serio che gode di una grande diffusione e che si sta evolvendo grazie al suo stretto legame con la società; ad esempio, se prima era una prerogativa delle donne, oggi sembra interessare in misura maggiore rispetto al passato la popolazione maschile. Allo stesso tempo ci appare sempre più chiaro quanto sia legato a doppio filo (come la quasi totalità degli aspetti della vita umana) alla sfera dell’affettività, di cui conosciamo il peso e l’importanza.

Non c’è dubbio che una conoscenza più approfondita della relazione tra i due mondi in questione possa apportare un contributo notevole nel momento in cui questa relazione viene affrontata in un contesto terapeutico, pro bono non solo degli specialisti che se ne occupano ma anche di chi la sta vivendo in prima persona.

 

Tirocinante: Simone Maccaglia

Tutor: Fabiana Salucci

Foto: "Rockland, ME" by Logan was his name-o 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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