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Sepolti vivi: detenuti in isolamento per anni

 

Provate a immaginare di trascorrere 22 ore al giorno, se non tutta la giornata, in una cella di cemento, chiusa da un portone di metallo, senza poter parlare con nessuno, consumando il pasto su uno sgabello bloccato al pavimento (così come la branda e la scrivania).

Provate a immaginare di trascorrere così otto anni e due mesi. È la durata media dell’isolamento nell’unica prigione federale di “supermassima” sicurezza di Florence, Colorado, Usa, conosciuta come Adx Florence, cui è dedicato un nuovo rapporto di Amnesty International.

In quel supercarcere ci sono detenuti giudicati pericolosi o condannati per reati gravi, anche di terrorismo. Ma il trattamento cui sono sottoposti va ben oltre le legittime misure restrittive. È una procedura cinica, crudele e disumana, equivalente a tortura, vietata dal diritto internazionale.

L’impatto sulla salute fisica e mentale dei detenuti è tremendo: ansia, depressione, insonnia, ipertensione, paranoia estrema, alterazione della percezione sensoriale e psicosi. Alcuni detenuti dell’Adx Florence si sono gravemente feriti o hanno commesso suicidio.

Nel settembre 2013 un prigioniero con un passato di malattia mentale si è impiccato all’interno della sua cella d’isolamento, dove vi aveva trascorso oltre 10 anni ricevendo cure solo a intermittenza. Nei giorni precedenti la sua morte, aveva manifestato sintomi psicotici ampiamente ignorati dalla direzione del carcere.

Nel 2011 Juan Mendez, relatore delle Nazioni Unite sulla tortura, ha chiesto a tutti gli stati di porre fine all’isolamento salvo circostanze assai eccezionali e per il più breve periodo di tempo possibile e di stabilire un divieto assoluto nei confronti dei minorenni e delle persone con disabilità mentale

Gli Usa non intendono dare seguito a questa richiesta. Anzi.

Amnesty International ha rilevato con preoccupazione come il governo intenda espandere l’uso dell’isolamento nel sistema delle prigioni federali, tra cui quella di Thompson, Illinois.

Altre strutture federali già ricorrono all’isolamento prolungato, dopo la condanna e persino in detenzione preventiva, come nel caso del Metropolitan Correction Centre di New York, conosciuto come la “piccola Guantánamo”, dove i prigionieri possono restare mesi o anche anni prima di essere processati, con scarso accesso alla luce naturale e nessuna possibilità di fare esercizio fisico all’aperto.

 

Foto: Aapo Haapanen/Flickr

 

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