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Sei parà ed un numero imprecisato di bambini

Riecco che parole come pace, exit-strategy e kamikaze rispuntano nel nostro vocabolario quotidiano, sempre e solo dopo l’ennesimo spargimento di sangue italiano in terra straniera.


Le polemiche che riemergono automatiche come kalashnikov dopo ogni strage, oramai sono pappardelle e filastrocche imparate a memoria anche dai bambini più disattenti.

La vita e la morte a Kabul, come in tutti i paesi di guerra, hanno lo stesso senso, senza distinsione di età, di sesso o di nazionalità, per chi ci vive ma anche per chi è di passaggio.

Vorrei sottolineare l’ennesima spettacolarizzazione del dolore ad opera della stampa e dei telegiornali: oramai veramente in Italia non c’è più differenza se si piange per Mike Bongiorno, per i 6 militari o per C’è posta per te.

I mass media hanno omogeneizzato i nostri sentimenti.

Per lasciare intendere brevemente ciò di cui vorrei parlare, cito alcune righe di Repubblica:"Sulla scorta di informazioni ricevute dalle forze di sicurezza locali, fonti militari sul posto confermano che tra le 15 vittime civili c’è anche un numero imprecisato di bambini".

Un numero imprecisato di bambini.

A nessuno, almeno per un attimo, gli è balenato per la testa che le vittime di giovedì siano 21, non 6. E tutto sommato poco importa se non sapremmo mai i nomi di questo numero imprecisato di bambini, non sapremo i nomi dei loro sogni, il colore dei loro occhi.


Siamo costretti a vivere come schiavi, come parassiti dell’informazione. Dobbiamo preoccuparci o interessarci solo di ciò che aggrada agli imprenditori editori.

Lungi da noi il voler immaginare, per un attimo, che con i 6 eroi della Folgore possa essere caduto anche un nostro figlioletto, con le manine e le guanciotte paffutelle, magari mentre tornava da scuola, con lo zainetto e i quaderni ora inzuppati di cenere e sangue.

In fondo non so se si tratta più di razzismo o ignoranza. Sono convinto che veramente tutto sommato tutto si generi da una smisurata voglia di indifferenza. Chi vuoi che se ne fotta in fondo dei 6 parà e dell’imprecisato numero dei bambini morti, se il giorno dopo gli stadi sono pieni e le trasmissioni di Bruno Vespa e Maria de Filippi registrano il 30-40% di share.

Per non parlare delle 17 righe.
Tante ne sono bastate questa sera per parlare delle 8 vite inutili che si sono spente al largo del Marocco. 8 cadaveri, di cui 6 donne. Forse qualcuna era incinta. Forse qualcuna di loro sognava la pace. E forse qualcun’altra odiava pure l’Italia, la Spagna o l’Europa: magari su quel barcone maledetto queste 6 donne c’erano finite solo per fuggire e basta, fregandosene di dove e come.

Ma chi cazzo vuoi che ne parli in fondo, anche solo con un piccolo screensaver, di quelli banali scritti in sovraimpressione, come i numeri del superenalotto nei Telegiornali.

Mi piacerebbe finire questo post alla Vittorio Arrigoni, quello sconosciuto che 7-8 mesi fa con il suo blog in diretta dalla Striscia di Gaza riuscì quasi a diventare famoso come Striscia la Notizia.

Ma tant’è che ora è quasi autunno e Gaza già non va più di moda.
Per Vik Resteremmo sempre Umani.
Per me, Oggi un pò meno.

 

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