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Sei Nazioni: l’Italia tiene un tempo, poi il Galles travolge gli azzurri 61-20

Rugby: l’Italia chiude nel peggiore dei modi il Sei Nazioni, dopo un buon primo tempo gli azzurri vengono travolti dal Galles per 61 a 20. Il tecnico Brunel: «È stata un’umiliazione». Ma al di là della sconfitta ha vinto l’etica di uno sport che sa apprezzare l’onestà, la lealtà e l’atleticità dei giocatori in campo. 

di Paride Ponterosso e Adriano Taddei

In uno stadio Olimpico straripante e festoso si è disputata l’ultima partita de“ sei nazioni” 2015 di rugby tra l’Italia e i fortissimi del Galles. Gli azzurri hanno tentato invano di riscattarsi dalla brutta performance offerta in occasione del match casalingo precedente contro i “ galletti azzurri”. La partita si è giocata all’interno di una cornice di pubblico eterogeneo ma accomunato dall’amore per lo sport dentro e fuori dal campo. Un pubblico che ha incitato i quindici leoni azzurri facendosi trasportare dalla bellezza e dalla costante correttezza del gioco. Durante l’esecuzione dell’inno la squadra italiana stretta ed unita in un unico grande abbraccio con gli occhi lucidi cantava a squarciagola l’inno di Mameli.

L’Italia chiude il Sei Nazioni 2015 con una pesante sconfitta contro il Galles, nella quinta e ultima giornata del torneo i gallesi travolgono la squadra di Brunel per 61 a 20.

Gli azzurri resistono un tempo, ma nella ripresa crollano sotto una pioggia di mete gallesi. Mai una batosta così umiliante in casa in 16 edizioni del Torneo, la seconda peggiore in assoluto dopo l’80-23 subìto a Twickenham nel 2001.

Alla vigilia per gli uomini di Warren Gatland l’obiettivo è non solo vincere, ma farlo con un margine importante per sperare nella vittoria finale del torneo.

Benchè nei primi 40’ gli azzurri giochino bene, con grande intensità e organizzazione di gioco, la superiorità tecnica dei gallesi viene fuori nella ripresa e per gli uomini di Brunel non c’è nulla da fare.

Alla fine sono due le mete degli azzurri con Venditti e Sarto, ben otto quelle dei gallesi con la tripletta di North. A fine gara il ct dell'Italrugby Brunel non nasconde la sua amarezza: "Penso di lasciare l'incarico? È una domanda da fare alla squadra e al presidente che decideranno. In rapporto alla preparazione della partita e come si è svolta penso che non potevo fare di più. Io sono dentro la squadra, ho subito lo stesso punteggio della squadra e anche per me è stata un'umiliazione".

Ma al di là della cocente sconfitta, oggi ha vinto l’etica di uno sport che sa apprezzare l’onestà, la lealtà e l’atleticità dei giocatori in campo. Il rugby è un gioco che mette in evidenza il rispetto verso l’avversario, l’arbitro e le regole, pertanto i contendenti pur scontrandosi e placcandosi fortemente terminano la partita in un abbraccio in cui la squadra vincente accompagna la squadra sconfitta fuori dal campo applaudendola.

Un gioco tra guerrieri cavalieri che si sfidano con onore e rispetto, che se ne danno di santa ragione nei due tempi ufficiali sino ad “ annaffiare” il tutto durante il terzo tempo, che fa riunire tutti i giocatori delle squadre fuori dal campo con familiari ed amici per offrirsi da bere, per ubriacarsi, per stare insieme come vincitori e vinti.

Questo momento racchiude in sè, in un clima di amicizia e condivisione, uno dei principi fondamentali dell’etica del rugby cioè la sportività che fa sì che sia lo sport a vincere sempre, al di là di ogni risultato.

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