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Scienza, quindi democrazia: dal neurone alla polis

"Scienza quindi democrazia" di Corbellini Gilberto (Giulio Einaudi Editore, Torino, 2011)

Non è una novità che Gilberto Corbellini difenda strenuamente la scienza e il ruolo degli scienziati, difesa a cui ci ha abituati nei suoi interventi durante svariati incontri di carattere divulgativo e nei suoi libri, uno su tutti l’efficace "Perché gli scienziati non sono pericolosi" (Longanesi, 2009).

In "Scienza, quindi democrazia" Corbellini, professore di Storia della medicina presso l’Università La Sapienza di Roma, fa un passo avanti: non solo gli scienziati non costituiscono una minaccia per la società civile, ma anzi, ne sono radici costitutive. Senza il metodo sperimentale, che ci ha insegnato a ‘voler vedere per credere’, e senza il graduale passaggio dalle tecniche alchemiche e magiche a quelle della scienza moderna, nemmeno la democrazia avrebbe potuto trovare un terreno fertile su cui crescere. La scienza moderna ha dimostrato che la conoscenza è imperfetta, che si fonda su un rincorrersi di prove, ipotesi e errori messi sotto gli occhi di tutti: non ci sono formule segrete né poteri riservati ai pochi, bensì tecnica, lavoro e umiltà.

I principi della Royal Society di ispirazione baconiana sono, secondo Corbellini, gli stessi che guidano una liberal-democrazia: una cultura basta sulla testimonianza e un sapere autorevole ma mai autoritario, che non teme di condividere i propri errori, così come i propri successi. Un regime totalitario non ammetterà mai debolezze o fallimenti, mentre un governo che sia genuinamente democratico cerca la partecipazione del pubblico anche nella vulnerabilità: è la trasparenza delle azioni che ottiene la fiducia del cittadino, trasparenza che è diametralmente opposta al mistero e alla penombra con cui l’occultismo infonde soggezione e timore nei suoi seguaci.

Insomma, i concetti di apertura, di progresso della conoscenza, di imperfezione fanno sì che scienza e democrazia si possano accomunare. Per non parlare di come una società che sia democratica favorisca la ricerca scientifica e di come gli stessi finanziamenti che un governo decide di mettere a disposizione della ricerca ne misurino il tasso di democraticità.

Fin qui, nulla di nuovo.

Nel passaggio successivo, Corbellini chiama in causa la teoria evoluzionista, per raccontarci di come la selezione naturale non abbia di certo favorito le menti più atte a sapere, ma ha favorito altre abilità, che con la cultura scientifica hanno ben poco a che vedere. E dunque il senso scientifico, contrario al senso comune, è un’abilità che va per così dire contro natura e proprio per questo esercitata, iniziando il prima possibile. Il ragionamento astratto e ipotetico migliora l’intelligenza e un’istruzione scientifica consente ai cittadini di apprezzare molto di più i principi liberali e i valori civili.

Posizione più che condivisibile, come quasi tutto l’impianto del libro, che si perde un po’ verso la fine.

Le digressioni degli ultimi due capitoli sul funzionamento della mente umana sono degli spunti interessanti, ma avrebbero meritato una trattazione a sé, magari in una prossima pubblicazione: il discorso sulla neurobiologia e sul determinismo psicologico, di stampo riduzionista, che viene usato a sostegno della tesi di un’istruzione scientifica innaturale e dunque delicata, è particolarmente complesso. La lettura diventa faticosa e dispersiva e le argomentazioni particolarmente forzate, non per i contenuti, ma per il ritmo, che accelera proprio su argomenti che avrebbero bisogno di tempo per essere compresi e digeriti (proprio per via di quell’innaturalezza dell’apprendimento, tra l’altro).

In chiusura però, una considerazione importante da non lasciarsi sfuggire: fino al 1969, chi aveva frequentato un liceo scientifico non aveva accesso alle facoltà di Lettere e Giurisprudenza, dunque nemmeno alla carriera politico-amministrativa. L’Italia si è dunque ritrovata con una classe dirigenziale con una formazione umanistica, non in grado di capire l’importanza dell’innovazione tecnologica e della ricerca scientifica per l’economia e il dinamismo della società.

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