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Scienza, mistero, economia e antifragilità

Nassim Nicholas Taleb è un ex trader e un pensatore molto indipendente e le sue riflessioni possono risvegliare le nostre capacità mentali e possono aiutarci a vivere meglio in un mondo sempre più complesso.

L’autore del famoso saggio “Il cigno nero” ci stupisce ancora una volta con una pubblicazione molto originale, eclettica e variopinta: “Antifragile. Prosperare nel disordine” (il Saggiatore, 2013). In realtà i geni come Taleb non si affidano alle previsioni, poiché “chiunque faccia previsioni sarà fragile rispetto agli errori di previsione” (p. 172).

Il concetto di antifragilità non è semplice da comprendere ed è meglio iniziare a descrivere qualche esempio di fragilità umana: “il fragilista (in medicina, in economia, nella pianificazione sociale) è colui che ci fa impegnare in politiche e azioni, tutte artificiali, di cui i vantaggi sono piccoli e visibili e gli effetti collaterali, invece, potenzialmente devastanti e invisibili” (p. 28).

Il medico fragilista non si affida alle capacità di autoguarigione del corpo e ci prescrive troppi farmaci con troppi effetti collaterali. Le mamme iperprotettive crescono figli deboli, poco furbi e troppo dipendenti. L’accademico ortodosso è incapace di esprimere la profondità o la semplicità di un concetto: è “Incapace di capirlo, maestro nello scriverlo” (proverbio arabo). Le politiche “sovietiche e harvardiane” calate dall’alto ingessano la creatività e impoveriscono la società.

I membri “dell’Aiqmc (Associazione Internazionale di Quelli che Millantano Conoscenze)… hanno troppo potere, niente da perdere e/o nessuno a cui rendere conto. Loro dettano le leggi del gioco, mentre i cittadini ne pagano il prezzo”. Invece nella filosofia antifragilista “il primo comandamento dell’etica recita: non avrai antifragilità a spese della fragilità del prossimo tuo” (p. 24).

Taleb segue una massima di George Santayana: “Un uomo è moralmente libero quando… giudica il mondo e gli altri uomini con assoluta sincerità”. Per il pensatore di origine libanese se una persona vede un imbroglio e non lo denuncia, diventa un imbroglione. Invece in quasi tutte le società “la modernità ha sostituito l’etica con il legalese, e basta un buon avvocato per aggirare le legge”. 

Inoltre continuiamo a costruire sistemi vulnerabili agli eventi imprevedibili: si trascura quasi sempre il fatto “che la probabilità che un evento raro si verifichi è semplicemente impossibile da calcolare”. E “più è raro l’evento, meno è gestibile e meno sappiamo con la frequenza con cui accade” (tranne quello che avviene nei casinò, nei giochi e in alcuni ambienti artificiali). I fari della conoscenza scientifica possono illuminare solo un breve tratto di strada durante il viaggio nel regno degli fenomeni naturali e sociali più o meno oscuri e misteriosi.

Infatti a questo mondo “può sempre capitare qualcosa di peggiore”, specialmente nella finanza, poiché “i sistemi economici globalizzati operano come una cosa sola: gli errori si diffondono e si sommano” (p. 92). E purtroppo “l’errore è intrinseco alla misurazione… gli errori comportano errori, che a loro volta comportano errori… è praticamente impossibile riuscire a far accettare alla gente l’idea che ogni misurazione comporti un errore. Se si considerassero i diversi strati di incertezza nel modo corretto, l’evento [nucleare] di Fukushima, che si riteneva potesse accadere una volta ogni milione di anni, diventerebbe un avvenimento da una ogni trenta” (p. 472).

Ora i progettisti più intelligenti si concentrano “sull’esposizione del disastro, rendendo irrilevante la previsione o mancata previsione di un guasto”, e costruiscono reattori nucleari piccoli e sotterranei per limitare al massimo i danni (p. 158). Quindi è molto meglio investire negli studi sulle peggiori conseguenze ambientali, economiche e sociali degli eventi rari, invece di sprecare energie e risorse nel calcolo delle probabilità. E bisognerebbe rivalutare la fenomenologia: “l’osservazione di una regolarità empirica senza una specifica teoria alle spalle” (p. 137).

Comunque essere robusti e resilienti non basta: chi “è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso; l’antifragile migliora. Questa qualità è alla base di tutto ciò che muta nel tempo”. I fenomeni antifragili traggono vantaggio dal disordine a differenze dei fenomeni robusti o resilienti. La persona antifragilista ama le seduzioni e le occasioni fornite dal caso e capisce meglio le cose grazie allo stress e agli errori. Una cosa antifragile “rimane integra nel peggiore dei casi”. In sintesi si può affermare “tutte le cose guadagnano o perdono” a causa del disordine; “è fragile ciò che subisce perdite in caso” di disordine e incertezza” (Shaiy Pilpel, probabilista, p. 441).

L’antifragilità “è la combinazione di aggressività più paranoia: eliminare gli effetti negativi, proteggersi dai danni estremi e lasciare che gli aspetti vantaggiosi, i Cigni neri positivi se la cavino da soli”. In campo finanziario una strategia consiste nel mantenere il 90 per cento dei fondi nel conto corrente e investire il rimanente dieci per cento in azioni molto rischiose che offrono alte percentuali di guadagno (nel peggiore dei casi si può perdere solo il dieci per cento della liquidità). In realtà “il beneficio nascosto dell’antifragilità è che potete sbagliare di più che se tiraste a caso e, nonostante ciò, ottenere prestazioni superiori al previsto… più incertezza c’è, meglio è” (p. 321).

Inoltre possiamo seguire l’esempio di Seneca, filosofo stoico e commerciante dell’Impero Romano: la mente saggia addomestica il dolore generato dal danno e investe nelle buone azioni: “Possiamo essere privati delle cose, ma non delle buone azioni e degli atti virtuosi”. Le persone sagge di oggi devono considerare i limiti delle conoscenze attuali e poi trasformare “la paura in prudenza, il dolore in informazione, gli errori in nuovi inizi e il desiderio in iniziativa” (Taleb, p. 178).

Conclusioni: il futuro è ignoto e non si può gestire matematicamente; il mondo cambia e non esiste un limite alla conoscenza; chi scommette contro la fragilità diventa antifragile (e molto ricco); l’aumento incontrollato delle interconnessioni internazionali rende gli attuali sistemi finanziari informatizzati più predisposti al collasso e all’impoverimento estremo di quasi tutti i cittadini.

Per approfondimenti scientifici: www.fooledbyrandomness.com (c’è un video con un bellissimo dialogo di Taleb con Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia e studioso di psicologia molto originale e indipendente).

Note – La Svizzera è “l’ultimo grande paese a non essere uno stato-nazione, ma piuttosto un insieme di piccole municipalità cui è permesso fare come gli pare”. Nel paese più stabile del mondo non c’è un grande governo centralizzato e c’è una banca centrale molto piccola. La valuta è molto forte, forse la migliore. Esiste un buon esercito che però è schierato solo in missioni di pace.

Dal 1991 il fisco svedese “si è concentrato sulla responsabilità fiscale totale: questo lo ha reso molto meno dipendente dalle previsioni economiche e gli ha permesso di schivare le crisi successive” (p. 158).

La Germania gestisce bene il decentramento politico, scolastico, scientifico e imprenditoriale.

L’evoluzione funziona “combinando l’opzionabilità e qualche filtro di selezione, con l’aggiunta di un po’ di casualità”. Per la natura l’opzionalità “è un sostituto dell’intelligenza”. Affidarsi all’opzionalità “significa ottenere la metà migliore della fortuna”. Tra le attività umane, sono i cuochi a sfruttare al meglio i vantaggi legati alle molte opzionalità (le scuole sono molto pratiche).

“La gente pensa che essere concentrati significhi dire sì alla cosa sulla quale ci si deve focalizzare. Ma non è affatto così. Significa dire no ad altre cento idee. Dovete scegliere con cura. Di fatto io sono orgoglioso delle cose che non abbiamo fatto tanto quanto lo sono di quelle che ho fatto. Innovazione significa dire no a mille cose” (Steve Jobs).

Il finanziere americano Warren Buffet investe in attività “talmente brillanti che persino un’idiota le può gestire. Perché prima o poi sarà così” (nota a p. 158).

I mercati informatizzati sono troppo sensibili: “tra il 2004 e il 2007 il prezzo del frumento è più che triplicato, a fronte di un incremento minimo della domanda netta pari all’1 per cento circa”.

Nella società dei Big Data aumentano le tragedie statistiche: “Più le variabili sono numerose, più aumentano le correlazioni che nelle mani si un ricercatore esperto possono apparire significative. Gli errori crescono più rapidamente dell’informazione” (figura 18 a p. 438).

È utile ricordare che “nella tesi di Laplace sull’ignoranza totale, un errore di valutazione infinito fa tendere le probabilità verso il 50 per cento” (Appendice a p. 461).

“Il tempo ha denti aguzzi che distruggono ogni cosa” (Simonide); “In teoria non c’è differenza tra teoria e pratica; in pratica sì” (Yogi Berra); “I carrieristi stanno alla conoscenza come le prostitute all’amore” (Taleb, p. 354).

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