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Scandalo "Offshore leaks", tremano gli evasori fiscali di tutto il mondo, Italia compresa

130mila conti correnti che tremano, 170 Paesi, 86 giornalisti, 38 testate, 2,5 milioni di dati da analizzare, 46 nazioni impegnate sulla loro verifica e fino a 31mila miliardi di dollari di evasione.

Il motivo di questi numeri? Uno solo: "Offshore Leaks".

"Non ho mai visto una cosa del genere, è stato scoperchiato un mondo segreto": a parlare è Arthur Cockfield, professore di diritto ed esperto fiscale canadese, in merito alla questione che sta tenendo con il fiato sospeso gli evasori di tutto il mondo, ma non solo.

Una mole di 260 gigabyte di informazioni, 20 volte più grande di quella pubblicata da Wikileaks, era stata inviata da un anonimo ad un indirizzo australiano circa un anno fa, e comprende contratti, email, fax, fotocopie di passaporti, corrispondenza bancaria appartenenti ai top evasori mondiali... Il pacchetto sarebbe poi stato trasmesso all'Icji (International Consortium of Investigative Journalists) che avrebbe prontamente iniziato l'analisi.

Data la quantità spropositata, il team di giornalisti investigativi di Washington sta adottando programmi software e strumenti per ripulire le informazioni come quelli che potremmo ritrovare nei film di 007. Come compare sul sito dell'agenzia e come scrive Duncan Campbell, manager dell'Offshore Project, analizzare questa massa fu la prima e centrale sfida del progetto. "Quello di cui avevamo bisogno era il free text retrieval (FTR) software systems". Non solo, ci si è dovuti affidare anche a programmatori tedeschi, inglesi e costaricani per il data mining e il supporto dati, e ad altri principali mezzi come Nuix.



Cosa ci sarà dietro a questa valanga?


Sicuramente tanti nomi, appartenenti a varie categorie, che hanno nascosto tesori presso i tanti paradisi fiscali; si va infatti da dottori e dentisti americani, politici, oligarchi, trafficanti d'armi, uomini della finanzia internazionale, banche (tra le quali figurerebbe la svizzera Ubs, l'altra banca svizzera Clariden, affiliata di Credit Suisse e Deutsche Bank), e ancora miliardari, mogli di vicepresidenti e via dicendo...

Una lista in continuo aggiornamento di quanti, alle Cayman, non ci sono andati solo per vacanza e per fare un bagno nel Mar delle Antille, ma anche "per affari". Allora ecco che i primi nomi saltano fuori, secondo le prime testate ci sarebbe Jean-Jacques Augier, ex tesoriere di Hollande della campagna elettorale del 2012, il magnate dell'Azerbaijan, Hassan Gozal, l'ex ministro delle Finanze mongolo, la moglie del vicepremier russo, la ex first lady filippina Imelda Marcos, fino alla collezionista d'arte spagnola baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, oltre a decine di americani, tedeschi e svizzeri. E poi la figlia di Ferdinand Marcos, l'ex uomo forte delle Filippine, Maria Imelda Marcos Manotoc.

Anche l'Italia è nella lista nera, con 200 nomi finiti nell'inchiesta mondiale tra cui, come pubblica anche oggi l'Espresso - partner media del progetto -, compaiono quelli appartenenti a due grossi conglomerati di società offshore creati nei paradisi fiscali delle Isole Cook e delle Virgin Islands. Si tratta di Gaetano Terrin, ex commercialista dello studio di Tremonti, Fabio Ghioni già conosciuto per lo scandalo Telecom, una dinastia di gioiellieri milanesi, e due commercialisti milanesi, Oreste e Carlo Severgnini.

Per ora l’evasore tedesco più importante individuato dalle rivelazioni di ”Offshore Leaks” sarebbe il defunto industriale e playboy, oltreché ex marito di Brigitte Bardot, Gunter Sachs, suicidatosi il 7 maggio 2011, che avrebbe creato due società e cinque trust alle Isole Cook, ma altre sei a Panama, alle Isole Vergini ed in Lussemburgo.



Una fortuna sparsa tra le isole di tutto il mondo dell'ammontare di quasi la metà di tutti i debiti mondiali, e c'è chi poi l'ha voluta condividere con l'acquisto e la rimessa a nuovo di uno degli yatch più grandi al mondo, il Cristina O., chi invece ha sentito il richiamo dell'arte acquistando un Vang Gogh del 1884 per esporlo al Museum Thyssen-Bornemisza.

A ognuno il suo insomma, certo è che nell'era in cui siamo, sommersi di big data e transazioni bancarie, i pirati alla ricerca di tesori nascosti ci sono, ma sono informatici.

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