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San Francisco, Obiettivo Zero Rifiuti entro il 2020

Una diversa gestione dei rifiuti è possibile.
 

La gestione dei rifiuti urbani è un tema sempre di attualità e che va a toccare interessi che a volte esulano la semplice gestione dell’immondizia. In Italia l’anno scorso è stata autorizzata la costruzione di altri 12 inceneritori che vanno ad aggiungersi ai 42 già esistenti. Ma siamo sicuri che bruciare ciò che non serve più sia l’unica soluzione? Negli Stati Uniti c’è chi non la pensa in questo modo.

A San Francisco, California, gli amministratori locali si sono posti un obiettivo molto importante: produrre zero rifiuti entro il 2020.

Ma che cosa significa e cosa si vuole ottenere con la politica Zero Rifiuti? L’ambizioso progetto è quello di riuscire a non mandare più nessun rifiuto o scarto in discarica o negli inceneritori. Potrebbe sembrare un’utopia che una città con più di 800.000 abitanti smetta di produrre rifiuti non riciclabili.

Come ogni buon progetto che si rispetti anche questo ha bisogno di fondamenta solide. E per attuare un programma a lungo termine e che duri nel tempo a San Francisco hanno, giustamente, pensato di iniziare ad educare ad evitare gli sprechi ed al riciclo fin in tenera età, attraverso corsi fin dalle scuole elementari. I bambini di oggi saranno gli adulti di domani e se avranno ben in mente cosa significa non inquinare, sicuramente sarà più semplice per le future generazioni perpetuare questo tipo di programma.

Tre sono i punti fondamentali:

  • Evitare la produzione di rifiuti
  • Ridurre e riutilizzare
  • Riciclare e compostare

Potrebbe sembrare una cosa banale, ma per arrivare a non avere più rifiuti bisogna produrne sempre meno. Ad esempio per quanto riguarda il cibo, evitare gli sprechi; significa acquistare solo gli alimenti che servono per non dover gettare cibo scaduto. Cercare di non usare utensili, posate bicchieri, tazze, sacchetti usa e getta. Riutilizzare oggetti che altrimenti si getterebbero nel cestino e andrebbero a creare immondizia .

La città ha deciso di intraprendere un graduale percorso per cessare la vendita di bottiglie di plastica.

Altri due pilastri di questa politica sono: la responsabilità del consumatore e quella del produttore. Si è cercato di far comprendere sia all’utilizzatore finale che al produttore l’importanza di ridurre i costi ambientali e di non farli ricadere sulla comunità, assumendosene la piena responsabilità.

Il compostaggio è uno dei punti fondamentali del programma. È stata attivata da una ventina d’anni una collaborazione tra ristoranti e aziende agricole locali. Gli avanzi di cibo, che purtroppo saranno sempre presenti, vengono compostati dalle aziende agricole che così ottengono ottimo concime a prezzi irrisori e a loro volta i proprietari dei ristoranti possono comprare prodotti agricoli coltivati praticamente a km zero. Tutti i cittadini devono imparare a compostare i propri avanzi di cibo oltre a residui vegetali, ad esempio foglie o scarti di giardinaggio. Sono a tal proposito istituiti corsi e fornito l’apposito materiale.

Tutti i punti sopra elencati sono strettamente legati uno all’altro, in quanto se si cerca di produrre beni che effettivamente servono, evitandogli sprechi, cercando di dare una nuova vita ad oggetti che magari si pensava non fossero più utili o riutilizzarli per altri scopi, e la poca immondizia che effettivamente si crea viene attentamente riciclata, l’obiettivo dei zero rifiuti sarà sicuramente realizzabile.

Un’altra politica riguardo alla gestione dell’immondizia è quindi possibile. Mi piacerebbe sapere perché nel nostro paese non vengono incentivate attività come questa, se non in alcune realtà, ma si continua con la vecchia e nauseante costruzione degli inceneritori e delle discariche senza provare a concepire che qualcosa di meglio si può e si deve fare, per il nostro futuro e di che verrà dopo di noi.

Fonte http://sfenvironment.org/zero-waste

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