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Salvaguardati a morte, ultimo atto

Ieri sul Corriere un prezioso articolo di Mario Sensini spiegava a cosa siamo destinati, dopo aver accumulato clausole di salvaguardia basate su aumenti di imposta. Accumula oggi, accumula domani, con la massima spinta fornita dalla resa dei conti (o più propriamente dei tonti) si approssima a grandi passi. Certo, si può sempre sostenere che la ripresa che verrà, conseguenza del poderoso sforzo pro-crescita del governo Renzi, riuscirà a produrre aumenti spontanei di gettito fiscale, e vissero tutti felici e contenti.

Vi diranno che “dall’anno prossimo la crescita riparte”, che “ora c’è la fiducia e quindi tutto si aggiusterà”, ma se putacaso ciò non accadesse, non ci sarà scampo.

Il dissesto parte da lontano, quindi. Ecco cosa scrive Sensini, ogni commento è futile:

«Per la prima volta dopo tanti anni, è una legge di bilancio che dà più di quanto non toglie. Ma solo nell’immediato, perché lascia in eredità al futuro molte più tasse di quante non ne elimini oggi: 18 miliardi nel 2016, 24 nel 2017, 28 nel 2018. Almeno secondo quanto prevede il testo non ancora vidimato dalla Ragioneria generale e non ancora arrivato in Parlamento»

«[...] Per coprire le spese e per correggere il deficit, dopo un 2015 di pausa nel percorso di risanamento, la manovra prevede fin da ora un forte aumento dell’Iva e, ancora una volta, delle accise. E sconta tuttora una riduzione molto forte delle detrazioni Irpef. Nel 2016 l’aliquota Iva del 10% passerebbe al 12, poi al 13% nel 2017, mentre quella del 22 salirebbe prima al 24, poi al 25 e al 25,5% nel 2018. Nello stesso tempo si prevede un taglio delle detrazioni Irpef per 4 miliardi nel 2016, e 7 negli anni successivi. La manovra, per ora, ha solo scongiurato una parte del taglio degli sconti fiscali, quello che doveva scattare già quest’anno, poi rinviato al 2015, da 3 miliardi. Sul futuro, dunque, pende un fortissimo aumento delle imposte, quasi 20 miliardi nel 2016, e 30 nel 2018. Misure che potranno essere sempre sostituite da altri provvedimenti, come i tagli di spesa. Anche se a blindare la manovra, ora, ci sono più tasse di quelle che si riducono»

Questo sarà un caso di studio di incremento della probabilità di rovina al continuo rilancio della posta, ne parleranno i libri di storia.

 

Foto: Palazzo Chigi, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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