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SOS. Il calcio nel pallone

Come nella Liga spagnola, anche in Italia lo sciopero dei calciatori rischia di mettere in allarme l'inizio del campionato di calcio previsto per il fine settimana; in Italia dove, però, il calcio è malato da tempo

Stipendi da capogiro, cifre astronomiche, soldi e pure tanti, porsche, lamborghini, fuoriserie di tutte le marche e veline di tutte le taglie. E' la dura vita di un calciatore professionista che però nettamente va scontrandosi con chi la dura vita la percorre quotidianamente, in cerca di un lavoro nel mare della disoccupazione oppure con la speranza di ottenere il meritato riconoscimento dopo anni di sudore gettati sui libri e banchi universitari.

Pubblicità assordanti, spesso ripetitive e a dir poco ignoranti, lauree Honoris Causa anche se in fondo in fondo di Honoris non c'è proprio nulla se non quella di prendere la prima pagina delle testate giornalistiche nella categoria loro congeniale, quella del gossip, e da oggi nuova classe operaia, con scioperi, serrate e con contratto lavorativo ben acclamato.

Ormai questa categoria professionale, quella del calciatore, inzia davvero un pò a stancarci. Forse perché, chissà, vorremmo esserci noi dall'altro lato e avere la possibilità di vivere di rendita una vita da nababbi. Non lo sapremo mai. Di passione ormai ne è rimasta poca, regna sovrano il calcio scommesse, e di uomini simbolo, quelli che un tempo chiamavamo uomini bandiera, ormai non se ne vede neanche più l'ombra; si cambia squadra dall'oggi al domani con postille, fideiussioni e fallimenti che incombono imperterriti e società che in un'istante vengono svuotate e private del loro passato.

La notizia che in questi giorni corre su tutti i giornali e che si è diffusa anche nei più noti notiziari sportivi e non, quella inerente un eventuale sciopero dei calciatori che metterebbe a rischio l'inzio del massimo campionato di calcio in Italia, a dir la verità fa un po' ridere tutti, tifosi e non tifosi. Forse a rimanerci di stucco è proprio il tifoso che probabilmente starà elaborando quanti più aggettivi negativi possibili, tutti da dedicare al malato mondo del calcio italiano.

E chissà cosa oggi avrebbe da dire Oronzo Canà, il vulcanico allenatore della Longobarda, uomo buffo ma saggio e capace di preferire lo stato di disoccupazione anzichè far calpestare il suo orgoglio dalle scarpe sporche di un presidente corrotto

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