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Si fa presto a dire: "O-B-A-M-A"

Si fa presto a dire che in America tutto è possibile, che da domani gli americani inizieranno a sognare e l’ America inizierà a cambiare.
 

Non sono tanto d’accordo con chi pensa sempre a priori che l’erba del vicino sia sempre la più verde, nel senso che non possiamo permetterci di badare agli americani se prima non badiamo a noi stessi: ma purtroppo quando non riusciamo a concentrarci sulla nostra esistenza spesso ci concentriamo su quella degli altri.
 
Nessuno in Italia si chiede com’è che l’elezione di Obama sia stata una grande vittoria ma soprattutto una grande lezione di educazione civica per tutto il mondo: tutti sanno solo dire che Obama è come se avesse già vinto, e che l’ America oramai sia a tutti gli effetti Obamizzata.

Oramai non mi stupisce più di tanto che il deficit pubblico italiano dovrebbe salire dal 2,8% al 3,8% entro il 2009: nel senso che non mi stupisce più di tanto che una notizietta del genere, così catastrofica, sia trascurata da 60 milioni di cittadini italiani.

Non so quanto possa essere vero o quanto possa incidere se l’America sia Obamizzata o se l’Italia sia Berlusconizzata: l’ unico dato di fatto è che mentre oggi 300.000.000 di americani si emozionano all’arrivo di Barack Obama, a Washington ed in treno come fece Lincoln, oggi 60.000.000 di italiani si emozionano a vedere Morgan che impreca ad X-Factor.



Anche se sto ancora aspettando con ansia come si pronuncerà sulla pena di morte
, Barack Obama, che si sappia, è stata soprattutto la vittoria del diverso, l’affermazione della novità, la speranza di poter decidere il proprio futuro, la paura di marcire senza aver avuto nemmeno una possibilità, nella propria vita, di poter cambiare la storia con il proprio voto.

Ci sono solo dei buoni auspici, ma a conti fatti Obama, ad oggi, non ha fatto assolutamente niente. Personalmente mi ha dato anche fastidio il fatto che non si sia esposto più di tanto in merito alla guerra che sta distruggendo Gaza.
Ma bisogna capire e anche dire che Obama non è stata solo una vittoria di un uomo diverso, ma di una coscienza che è esplosa, e quindi di un popolo diverso.

 
A prescindere da chi ci rappresenta, o da chi stupra le nostre istituzioni, a vedere quello che sta succedendo negli ultimi mesi in Italia, c’è da stupirsi a notare come delle notizie di violenze e di abusi verso i "diversi" possano passare così repentinamente dai giornali e dai tg al dimenticatoio.

In Italia c’è sempre altro a cui pensare: noto, sempre di più con dispiacere, che le due piaghe del secolo saranno l’indifferenza e l’omertà.



In Italia i "diversi" vengono rapinati e lasciati morire dietro ai portoni dei palazzi.
 
In Italia i "diversi" vengono pestati dai vigili e poi vengono fotografati come dei bottini di guerra.
In Italia i "diversi" vengono cacciati dai negozi.
In Italia i "diversi" vengono uccisi per una scatola di biscotti.

Napoli, Parma, Imperia e Milano.

E questi sono solo i quattro casi che ricordo più facilmente.
La gente risulta totalmente indifferente, anzi se potesse sapere, mente.
Allora per questo penso che la vittoria di Obama sia stata soprattutto una vittoria di una coscienza che è esplosa e di un popolo "diverso", prima che di un presidente "diverso".
 
Una cosa è sperare di avere un presidente che ci rappresenti diversamente, un’altra è crederci.
E per crederci basterebbe iniziare a non trascurare ciò che potrebbe farci cambiare.
 

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