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Rorty e Vattimo in un attimo...

Nella breve trattazione “Un’etica per i laici” di Richard Rorty (1931-2007) e Gianni Vattimo (www.bollatiboringhieri.it), si esamina con molta chiarezza e concretezza filosofica il nebuloso rapporto tra il pensiero laico e quello religioso: il relativismo, l’evoluzione sociale e gli innumerevoli desideri terreni.

Rorty è stato uno dei più grandi pensatori americani e ha rielaborato il pragmatismo di Wittgenstein (colui che ha inventato i giochi linguistici e ha affermato che la verità o la ragionevolezza di una proposizione dipendono dalle regole del linguaggio in cui viene enunciata). Per l’americano “è vero ciò che funziona… Noi siamo al mondo non per guardare come sono le cose ma per produrre, per fare, per trasformare la realtà”.

Ogni esistenza è un progetto e ogni filosofia e ogni pretesa di verità è fondata sulla condivisione del progetto che essa presenta (Heidegger). Il valore supremo non è più la verità, ma diventa quindi l’accordo con gli altri (Vattimo). E la razionalità di un discorso consiste nella sua presentabilità agli altri… Ma come si fa a comunicare o a discutere con un fondamentalista religioso (cattolico, ebreo, ecc.) che afferma di avere sempre ragione perché la sua legge e la sua verità è stata scritta da Dio, quando si sa che ci sono almeno una decina di versioni differenti in paesi diversi per ogni corrente religiosa?

Purtroppo il fondamentalismo si realizza nell’adesione acritica ai testi delle Scritture o nella considerazione che gli unici ideali validi sono quelli espressi dalla loro lettura della realtà religiosa. Per i fondamentalisti la spiritualità si può considerare come la ricerca dell’infinito religioso ultraterreno, che esclude spesso il desiderio spirituale laico delle innumerevoli nuove possibilità terrene disponibili per tutti gli esseri umani.

Per la filosofia relativista “Non esiste un desiderio intrinsecamente malvagio (tranne i casi psicopatologici), esistono solo desideri da subordinare ad altri nell’interesse dell’equità… Per l’ideale utilitarista della massimizzazione della felicità, il progresso morale consiste nell’ampliare la fascia di persone di cui prendere in considerazione i desideri (donne, omosessuali, bambini, stranieri, ecc.). Ogni desiderio deve avere il diritto di essere realizzato se non interferisce con la realizzazione di altri desideri (William James).

La filosofia non impone limiti all’uso dell’immaginazione: è un ulteriore prodotto dell’immaginazione. E l’esperienza mistica può rappresentare un modo per superare i confini della lingua che si parla che giunge così alla creazione di un nuovo linguaggio (Rorty) e a un nuovo tipo di immaginazione.

Il papa afferma giustamente che gli esseri umani devono rimanere fedeli alla comune esperienza umana di contatto con la verità che è più grande di noi (il grande mistero della creazione), ma si dimentica che le leggi sono state trascritte e interpretate dagli uomini e non da Dio, e quindi sono imperfette e perfettibili. Anzi le leggi sono state applicate dagli uomini anziani: il punto di vista dei giovani e delle donne è sempre stato insignificante e ancora oggi è la maggioranza degli uomini anziani a decidere le leggi in campo religioso e politico. Perché il papa si dimentica regolarmente delle leggi dei suoi predecessori che permettevano di bruciare le donne ritenute delle streghe? E la concezione religiosa dell’omosessualità è l’ultima superstizione…

Quindi in realtà il processo democratico può anche bloccare i processi sociali perché le idee e i comportamenti dei più creativi e dei “migliori” possono essere respinti dalla forza acritica della maggioranza dei mediocri: cosa che accade in molti partiti politici e nel fondamentalismo religioso (pensiamo alla mediocrità morale e intellettuale delle classi dirigenti politiche italiane e vaticane). Questo però avviene spesso solo a breve termine, mentre a medio e a lungo termine sembra prevalere nel corso della storia l’affermazione delle idee migliori e più adatte: non si può uccidere nessuna buona idea. Il grave difetto della specie umana dove i mediocri dettano le leggi della sopravvivenza culturale, alla lunga viene ridimensionato e come nelle specie animali alla fine sopravvivono le entità più adatte e flessibili… La cultura non può andare contro natura: alla fine anche la cultura si deve riprodurre attivamente per riuscire a sopravvivere in esseri umani viventi.

E la cosa fondamentale da capire è che non abbiamo bisogno di una teologia o di una metafisica religiosa o politica se gli ideali proposti ricercano la felicità di un gruppo e impongono l’infelicità agli altri gruppi.

Il progresso umano e democratico consiste “nell’ampliare la cerchia del noi”, nell’aumentare il numero di persone che consideriamo parte del nostro gruppo (Peter Singer). Quindi gli ideali vanno costruiti e negoziati insieme in base agli accadimenti ambientali, economici, tecnologici e storici. La forza del relativismo è nell’apertura a nuove possibilità, nella disponibilità a prendere in considerazione tutti i suggerimenti su ciò che potrebbe aumentare la felicità umana e nel credere che essere aperti a un cambiamento dottrinale sia l’unico modo di evitare i mali del passato (Vattimo). Cosa che in realtà succede anche per tutte le religioni, ma molto più raramente e con molta più ipocrisia, causando inutili sofferenze.

Anche alcuni studiosi islamici sono sempre più relativisti: Tariq Ramadan dell’Università di Oxford afferma che tutti noi abbiamo” identità molteplici, in movimento, e che nulla (né sul piano religioso, né a livello legislativo o culturale) impedisce a una donna o a un uomo di essere nelle stesso tempo europeo/a e musulmano/a” (Islam e libertà, Einaudi, 2008). Inoltre in Marocco la teologia religiosa si è aperta alle studiose donne che da poco tempo possono interpretare i detti coranici.

E ricordiamo che la morale è una legge teorica generale, mentre l’etica considera le applicazioni pratiche della morale ad un singolo caso particolare: ogni persona e ogni situazione esistenziale sono un caso diverso dall’altro e ogni malato di cancro o paziente in stato di coma più o meno vegetativo va trattato in maniera personalizzata e con il totale rispetto umano per le sue volontà... Non tutti vogliono essere trattati dalla “moderna scienza medica” come un ammasso di organi umani da coltivare in un laboratorio ospedalizzato con l’idratazione e l’alimentazione chimica fornite da un’industria farmaceutica sempre più invadente e avida.

I politici e i cittadini non dovrebbero prendere decisioni esistenziali e vitali preselezionando preferenze arbitrarie o verità fondamentaliste universali: ci sono sei miliardi di esseri umani con sei miliardi di punti di vista differenti che hanno gli tutti stessi diritti e che devono essere rispettati nell’espressione dei loro desideri e delle loro libertà. Ognuno di noi deve essere libero di innamorarsi di ciò in cui crede .

 

P.S. Il libro nasce anche dagli incontri organizzati in occasione di “Torino Spiritualità” che si ripeterà a fine settembre 2009 (www.torinospiritualita.org). Questi eventi sono molto utili per ricordarsi che la religione non è la superstizione: non è la confusione di un ideale con il potere (George Santayana, filosofo). 

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