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Romney vince le primarie dell’Illinois

 

La prima vittoria convincente per Mitt Romney. L'ex governatore rimane l'unico candidato possibile. In Illinois una vittoria decisiva per Mitt Romney nello Stato del presidente Obama. E’ un martedì da dimenticare per Rick Santorum in quello che risultava il primo testa a testa in un big-state tra i frontrunner per la nomination del GOP.

In Illinois una vittoria decisiva per Mitt Romney nello stato del presidente Obama. E’ un martedì da dimenticare per Rick Santorum in quello che risultava il primo testa a testa in un big-state tra i frontrunner per la nomination del GOP.

 

Il 98 per cento dei reporting, risultati quindi non ancora definitivi, indicano l’ex governatore del Massachusetts con il 47 per cento dei voti mentre a Santorum va solo il 35 per cento. Gli altri due candidati in gara, Newt Gingrich e Ron Paul, hanno fatto una campagna simbolica nello Stato di Chicago e sono usciti male: terzo Paul al 9%, quarto Gingrich con l’8%.

Ancora più importante per Romney: ha sommerso Santorum vincendo 39 dei 54 delegati in palio nello Stato; all’ex senatore ne andranno solo cinque.

«Che notte. Grazie, Illinois. Che notte. Wow!», ha detto Romney ai suoi sostenitori riuniti a Schaumburg dopo la vittoria: «Stasera ringraziamo il popolo dell’Illinois per il loro voto e per questa straordinaria vittoria». Gustandosi il successo nello Stato che ha dato i natali al presidente Obama, Romney ha incorniciato queste primarie come la “decisione definitiva” per il popolo americano: «Questa elezione è stata solo il principio. La nostra libertà economica avverrà sulla scheda elettorale… E’ tempo di dire una sola parola: basta!».

Santorum, che si trovava già in Pennsylvania, ha confermato in un comizio a Gettysburg di essersi congratulato con Romney, e definiva ancora buoni i risultati in Illinois: «Se si guarda a quello che sta succedendo stasera, abbiamo vinto nelle zone rurali, abbiamo vinto nella zona centrale dell’Illinois, abbiamo vinto nella zona ovest dell’Illinois» dice convintamente Santorum. «Abbiamo vinto le aree che i conservatori e i repubblicani popolano. Siamo molto contenti di questo. Sono felice dei delegati che stiamo portando a casa».

Dopo aver vinto di misura in Michigan e Ohio, Romney ha dato una spinta verticale alla conquista della nomination. Una vittoria senza incertezze, un risultato cruciale nel Midwest industriale che rafforza i consensi di quella parte agiata dell’elettorato americano, ma che non riesce ad attecchire in quello povero e nel ceto medio più conservatore. Con tutto ciò Romney appare ancora una volta come l’unico candidato possibile, e nel discorso di ringraziamento a Chicago è apparso addirittura il candidato repubblicano pronto a sfidare Obama a novembre.

Si è congratulato con gli avversari - ”per una partita dura, giocata fino all’ultimo” – ha cortesemente condiviso la vittoria con i rivali repubblicani facendo leva sull’unico nemico per tutti loro: «E’ ora di dire una sola parola: basta. Siamo un Paese di artigiani e inventori, di imprenditori, di Bill Gates e di Steve Jobs. Peccato che lui sia Barack Obama». Anche se la sua candidatura pare stia finalmente decollando – benché in Illinois abbia vinto nelle aree metropolitane, tra gli uomini e le donne più ricchi e i giovani più istruiti e moderati – Romney non riesce a spiccare il volo quando parla alla gente, non riesce ad entrare nel cuore: sembra un mattone a cui hanno inserito un nastro con il sermone da ripetere all’infinito, poca enfasi e troppe forzature.

Santorum, al contrario, come oratoria è molto superiore all’avversario, ha però la pecca di essere troppo conservatore e poco incline al cambiamento. L’ex senatore che si dice “molto conservatore” con chi guadagna meno di 50mila dollari l’anno e con gli agricoltori del profondo sud, non ha l’appeal giusto per aprire i cuori della gente più agiata, che sarà poi chi dovrà finanziarlo in un ipotetico scontro con Obama. Insomma, al momento il candidato migliore – o forse sarebbe il caso di continuare a dire “il meno peggio” – sembra essere Mitt Romney, anche se gli ultimi sondaggi continuano a darlo sfavorito in un confronto presidenziale con Obama.

Sabato 24 si vota in Louisiana, l’ultimo atto della lotta alla nomination per Newt Gingrich, quindi il District of Columbia, con la capitale Washington, il Maryland e per il Wisconsin (3 aprile). Il 24 aprile in Pennsylvania, lo Stato di Santorum in cui deve vincere a tutti i costi se vuole mantenere vivo quel lumicino di speranza per una nomination sempre più lontana. Tutto aperto dunque? In realtà no, al di là dei numeri la storia sembra già scritta. E il nome del protagonista è quello di Romney.

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