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Rom, bugie e propaganda per costruire una falsa emergenza

Zingari rapitori di bambini: una leggenda che diventa realtà. Un appello di giornalisti contro ignoranza e malafede dei media

Qualsiasi bugia, se ripetuta continuamente, si trasforma in verità. Così diceva Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista e braccio destro di Hitler. Queste false verità oggi si costruiscono ancora meglio grazie alla potenza dei media, la televisione su tutti.

In questi giorni da destra e sinistra sentiamo ripetere che in Italia c’è una nuova emergenza, l’emergenza rom. Ci hanno invaso, non lavorano, borseggiano, rubano e soprattutto rapiscono i bambini. Queste le banalità che escono dalla bocca del politico di turno, e che sono rilanciate dalla tv ogni giorno ad ogni ora, senza che nessun giornalista si senta in dovere di chiedere qualche dato certo a sostegno di queste affermazioni.

Consideriamo la più clamorosa, che accusa gli zingari di essere rapitori di bambini. Si tratta di una vera e propria leggenda, che non ha nessun riscontro nella realtà. Basta scorrere le cronache giudiziarie, consultare gli archivi dei tribunali o i tanti siti sui bambini scomparsi, per constatare che non c’è un solo caso di rom condannato per sottrazione di minore. Purtroppo, mentre il tentato rapimento finisce in prima pagina, soltanto un trafiletto spiega com’è andata a finire. Ricordate il caso fiorentino di via Calzaiuoli? E quello della spiaggia di Palermo? Quei presunti tentati sequestri si sono dissolti in una bolla di sapone e le donne sospettate sono state assolte, con tanto di scuse dei genitori nel caso siciliano. È la paura diffusa degli zingari a far sì che appena una donna rom si avvicina a un bambino, qualcuno gridi e chiami la polizia.

Questa paura oggi è alimentata da una campagna mediatica vergognosa, che enfatizza singoli episodi di cronaca, fa da megafono a stereotipi razzisti, riporta voci della piazza senza nessun filtro né verifica, usa un linguaggio che non può che alimentare la paura dello straniero e la diffidenza per il diverso. Fascismo e nazismo costruirono così il proprio consenso e i propri nemici - ebrei, zingari, omosessuali, dissidenti - offrendo al popolo un comodo capro espiatorio per i suoi problemi.



Alcuni giornalisti, allarmati da questo clima, hanno lanciato un appello ai colleghi perché rispettino le regole della professione e non si prestino a questo gioco al massacro. L’appello, leggibile all’indirizzo http://www.giornalismi.info/mediarom/, è stato firmato ad oggi da più di 300 giornalisti più o meno noti, ma dispiace notare l’assenza dei direttori dei quotidiani più venduti, come dei conduttori dei principali talk show. Ma ormai è un fatto: il delinquente straniero, in prima pagina o in prima serata, paga in termini di audience e vendite, e quindi conviene, vero o fasullo che sia. Se poi il caso si sgonfia, basta dimenticarselo.

Accadrà così anche per il presunto rapimento di Ponticelli? Per ora, è tutto da verificare: le versioni della madre e dei vicini di casa sono contraddittorie, e la presunzione di innocenza vale per tutti. Ciò che invece è certo, è che questo episodio ha scatenato spedizioni punitive ben organizzate contro il vicino campo nomadi, con conseguente esodo di uomini, donne e bambini senz’altra colpa che quella di essere rom.

Per capire tanta prontezza nella reazione popolare, può essere utile sapere che su quell’area adesso libera ci sono tanti interessi, legati alla realizzazione del Programma di Recupero Urbano. Si tratta di un’operazione da 67 milioni di euro, vincolati all’apertura dei cantieri entro agosto. E la presenza della camorra nel settore edilizio, nonché l’intreccio dei suoi interessi con quelli di imprese ed istituzioni, non sono davvero leggende metropolitane… qualcuno ne ha sentito parlare?

Cecilia Stefani per l’Altracittà

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