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Robot Killer, l’appello delle organizzazioni per i diritti umani: Stop Killer Robots

Le organizzazioni per i diritti umani: “Vietate i robot killer prima che facciano danni”. 

Fare affidamento unicamente su macchine prive di controllo umano per mantenere la legge e l’ordine non è solo uno scenario ipotetico, di quelli visti in innumerevoli film di fantascienza.

Ieri, in un intervento alla riunione di esperti sulla Convenzione relativa a determinate armi convenzionaliAmnesty International ha chiesto ai governi di adottare un divieto preventivo nei confronti dello sviluppo, dello stoccaggio, del trasferimento e dell’uso di sistemi d’arma completamente automatici (Aws, comunemente chiamati robot killer).

I precursori dei robot killer – come i droni e altri sistemi d’arma privi di guida e diretti da remoto – sono già usati per compiere violazioni dei diritti umani e pongono seri ostacoli alla ricerca delle responsabilità per i danni provocati dal loro impiego.

Immaginare l’impiego di sistemi d’arma tecnologicamente ancora più sviluppati, capaci da soli di selezionare e attaccare obiettivi così come di uccidere o ferire persone senza il minimo controllo umano, solleva questioni legali, morali ed etiche che meritano la massima attenzione.

A differenza di forze di polizia professionali e addestrate, come potrebbero i robot killer privilegiare metodi non violenti per controllare l’ordine pubblico, distinguere tra uso legale e illegale della forza, prendere decisioni sul ricorso graduale alla forza nell’ottica di minimizzare i danni o essere chiamati a rispondere di errori, guasti o cattivo funzionamento che potrebbero provocare la morte o il ferimento di persone?

Già sul mercato, prodotti da aziende statunitensi, britanniche, giordane, israeliane e spagnole, si segnalano armi robotiche “non letali” che possono “reagire” al contatto, rilasciando gas lacrimogeni, dardi elettrificati e proiettili di gomma o plastica.

Un esempio è lo ShadowHawk prodotto negli Usa dalle Vanguard Defense Industries. È un elicottero non guidato destinato alla sorveglianza, che però può essere armato.

Uno sceriffo del Texas, interessato al prodotto, ha ricevuto nel 2011 la seguente “recensione”:

“Sebbene il suo ruolo iniziale fosse limitato alla sorveglianza, lo ShadowHawk Unmanned Aerial Vehicle, già usato contro sospetti terroristi in Afghanistan e Africa orientale, può colpire un sospetto con scariche elettriche dall’alto e può essere dotato di lanciagranate e di fucili a calibro 12”.

Amnesty International e le altre organizzazioni della Campagna “Stop Killer Robots” chiedono alla comunità internazionale di non lasciarsi sedurre da questo pericoloso sviluppo della tecnologia e di valutare le implicazioni, potenzialmente enormi, sui diritti umani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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