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Rivendicazione di Al Quaeda per la strage di Parigi. Cosa ne deduciamo?

Al Quaeda della Penisola Arabica –Aqpa- (ex Al Quaeda Yemen) ha rivendicato l’attentato a Charlie, con un video, sulla cui autenticità non mi pare possano esserci dubbi. E’ interessante notare che non si parla di una cellula di “Lupi solitari”, ma si dice esplicitamente che la decisione è venuta dal numero uno di tutta Aq Ayman al-Zawahiri e che l’azione è stata ordinata ai fratelli Kouachi (secondo la dichiarazione di Nasser bin Ali al-Ansi (dirigente del braccio operativo di Aqpa). Dunque, Aqpa è restata nell’orbita di Aq e non è passata all’Isis, come era balenato per un momento, e Aq manterrebbe un reticolo organizzato e centralizzato.

E, con questo, possiamo mettere da parte due teorie: quella dell’auto attentato francese (alla quale non ho mai creduto molto) e quella dell’azione di una cellula autonoma e non collegata ad una organizzazione. D’altra parte, i due avevano gridato di essere di Al Quaeda già durante l’azione e questo è il timbro finale. Si indebolisce (ma non scompare) il possibile ruolo di un “terzo intervenuto” che potrebbe spiegare alcuni aspetti ancora oscuri di questa vicenda. Resta, invece, in piedi più che mai la “puzza di bruciato” del comportamento di polizia e servizi ed i pasticci e le contraddizioni della versione ufficiale.

Ad esempio, bella figura ci fanno i servizi ad aver ritenuto non più pericolosi i due e proprio mentre, da qualche parte, arrivava l’ordine di procedere contro Charlie! Ma di questo parleremo quando arriveranno altre notizie.

Invece è interessante notare che i dirigenti di Aqpa si preoccupino di smentire un coordinamento fra i due e Coulibaly. Potrebbe trattarsi di un semplice depistaggio (ma è poco credibile), ma se prendiamo sul serio quello che dicono si pone una domanda: Coulbaly è intervenuto per solidarietà verso i vecchi compagni di cella o per inserire l’Isis nell’operazione?

In questo secondo caso, la dichiarazione di Aqpa serve a rivendicare il pieno merito dell’operazione, respingendo il tentativo di inserimento dei rivali. Vice versa, se c’è stato coordinamento, questo fa pensare ad una qualche intesa fra le due organizzazioni che, però, non si intende rendere pubblica almeno per ora. Nel complesso, mi sembra più realistica l’ipotesi del tentato inserimento smentito da Aqpa.

Questo significa che fra le due organizzazioni perdura la concorrenza e che Aq sta tentato di recuperare il terreno perduto riprendendo la strategia delle azioni spettacolari contro il “nemico lontano”, mentre l’Isis cerca di realizzare la sua linea di conquista di uno spazio territoriale e di lotta contro il “nemico vicino”.

Se le cose restassero così, la cosa più probabile è che Aq cercherà di fare altri attentati spettacolari: anche se Charlie non è le due torri, tuttavia è pur sempre un attentato che parla al “cuore” delle masse islamiche, sensibili al tema delle offese al Profeta. E dobbiamo pensare ad altre azioni di forte valore simbolico. L’obiettivo ovvio sarebbe il Vaticano o il Papa in persona, ma credo che siano obiettivi particolarmente difficili da raggiungere e non tanto per l’azione della sicurezza italiana (che, pure, qualche capacità di penetrazione del campo islamico lo ha), quanto per altri fattori come l’efficientissimo servizio vaticano, ben più ricco di flussi informativi dell’intelligence italiana.

Inoltre, un attentato al Papa sarebbe visto con sfavore da molti altri soggetti per propri interessi. Un esempio? La mala vita organizzata: un attentato al Papa o al Vaticano, scatenerebbe una ondata senza precedenti di controlli, blocchi, intercettazioni ecc, tutte cose che disturberebbero in massimo grado gli affari criminali, e la malavita ha mille superfici di contatto con il terrorismo mediorientale (con conseguenti flussi informativi): dalle carceri al mondo del traffico d’armi o dei clandestini, da contrabbando ai traffici finanziari, e, per di più, la malavita talvolta ha un controllo del territorio anche superiore a quello della polizia (vi dice niente il fatto che il terrorismo brigatista non ha mai fatto alcun attentato di rilievo in Sicilia?).

E c’è anche un altro aspetto su cui meditare: come abbiamo detto ripetutamente, i due fratelli Koubahi sapevano sparare, ma per il resto erano dilettanti allo sbaraglio, che hanno fatto un mucchio di errori, per cui, ne deducevamo, che loro due era quello di cui l’organizzazione poteva disporre. Per cui, può darsi che Aq disponga di una rete non piccola di jihadisti, ma non è detto che il livello qualitativo di essa sia eccelso.

Dunque, prepariamoci all’eventualità di attentati spettacolari, questo sì, ma probabilmente si tratterà di azioni ad alto contenuto simbolico, ma a basso livello tecnico. Il fatto che non abbiano neppure provato a far qualcosa contro la manifestazione di domenica, lasciandosi sfuggire l’occasione di qualcosa che avrebbe oscurato il ricordo dell’11 settembre, dice che non hanno il livello sufficiente per azioni troppo complesse. Comunque sia, stiamo in guardia.

Un’ultima riflessione: colpire gli autori delle vignette su Maometto è una idea fissa dei fondamentalisti da almeno 10 anni, dal tempo della tempesta per le vignette danesi. Il fatto che, dieci anni dopo, ci siano riusciti, nonostante la crociata contro il terrorismo che ha impegnato decine di migliaia di uomini dell’intelligence occidentale ed il fiume di denaro speso, dice che qualcosa di sbagliato c’è stato.

Sarebbe il caso di rivedere totalmente strategia e tecniche della lotta al terrorismo islamico, vi pare? Invece vediamo che si torna sempre sulle solite fesserie: frenare Schenghen, chiudere le moschee, chiudere i siti fondamentalisti sul web… che tristezza!

Questo articolo è stato pubblicato qui

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