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Riunioni al vertice e scontri

 
A margine delle riunioni dei massimi esponenti del G20, a Londra, Strasburgo e Baden Baden, con la consueta sceneggiata dell’imboscamento e camuffamento in seno a manifestazioni e cortei dichiarati pacifisti, al mondo intero è toccato assistere, per l’ennesima volta, alle ignobili prodezze di squadroni di esagitati, i quali, oltre ad ingaggiare violenti scontri con le Forze dell’ordine, hanno incendiato, distrutto o danneggiato automezzi, edifici, beni vari, addirittura un albergo.

Si pensi, con quali e quanti aggravi a carico di cittadini o aziende, delle Casse pubbliche o delle Compagnie di assicurazione (queste ultime, ovviamente, si rivalgono sugli utenti sottoforma di aumenti generalizzati delle tariffe).

Sia chiaro, rispetto e riconoscimento di piena legittimità al diritto a manifestare, ma per gli atti di arbitrario vandalismo o di aggressione ai tutori dell’ordine, da qualsivoglia parte provengano, nessuna accettazione e/o giustificazione.

Purtroppo, di fronte a simili riti deleteri che si succedono e proseguono quasi che niente fosse, sembra giunta l’ora di fare piazza pulita.

Personalmente, un’idea a tal fine l’avrei. I Paesi coinvolti e vittime di questi assalti, concordino di applicare rigorosamente una politica di “persuasione lavorativa”, blocchino i gruppi di facinorosi colti in flagrante e li tengano ristretti per un congruo periodo - se non anni, per lo meno molti mesi - non in prigione, bensì in siti, vigilati e custoditi, di lavoro obbligatorio, cosicché ciascuno dei protagonisti, con i proventi della fatica, provveda sia a pagarsi le spese di mantenimento, sia e soprattutto a ristorare i danni causati.

Il mio modesto parere è che un sistema del genere possa funzionare.
 

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