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Ritorna l’"emergenza rifiuti"

Con le festività natalizie, nettezza urbana in affanno in molte città italiane. Il fallimento del modello di gestione dei rifiuti basato su megadiscariche e inceneritori. Ci sono, tuttavia, anche comuni virtuosi, che sanno organizzare la raccolta differenziata

Con l’avvento delle festività natalizie torna d’attualità un’altra delle croniche emergenze italiane, quella del mancato smaltimento dei rifiuti urbani. Ai casi di NapoliPalermo e Roma, da tempo afflitte dal problema, si sono aggiunti quelli di vari comuni della Calabria e della Puglia: le vie e le piazze di Bari, Catanzaro, Foggia, Lamezia Terme, Reggio Calabria e di altri centri minori sono, in questi giorni, intasate da cumuli di rifiuti maleodoranti, che spesso vengono arsi, con grave danno per la salute dei cittadini. La spazzatura bruciata per strada, infatti, è molto insidiosa, perché genera ceneri tossiche contenenti diossina, un potente cancerogeno. Quanto sta succedendo dimostra chiaramente il fallimento del modello di gestione dei rifiuti prevalente in Italia, che è basato, almeno in prevalenza, sul ricorso alle megadiscariche e agli inceneritori.

Il problema riguarda soprattutto vaste zone del Centro-Sud dell’Italia, nelle quali c’è una maggiore incidenza delle “ecomafie” – che controllano il traffico dei rifiuti, sia legale, sia illegale – e dove è molto più bassa la raccolta differenziata. A ciò si deve aggiungere l’interesse delle aziende costruttrici degli inceneritori – in primis la Impregilo – che puntano a mantenere in vita un sistema anacronistico di eliminazione dei rifiuti, ma molto lucroso per loro. È bene ricordare, a tal proposito, che l’incenerimento rappresenta una tecnica arretrata, pericolosa e poco efficace, perché, oltre a immettere sostanze nocive nell’atmosfera (come diossina, furano, gas serra e polveri sottili), induce ad aumentare a dismisura il numero di discariche, creando periodicamente situazioni d’emergenza (con un aggravio non indifferente della spesa pubblica). Gli spazi disponibili per l’assemblaggio dell’immondizia stanno diventando sempre più esigui, mentre, ogniqualvolta si prospetta l’eventualità che venga aperta una nuova discarica a cielo aperto, le popolazioni locali protestano vibratamente.

Eppure anche in Italia ci sono esempi positivi di come si possano smaltire i rifiuti urbani senza inquinare l’ambiente. Il concorso “Comuni ricicloni 2012”, indetto da Legambiente col patrocinio del Ministero per l’Ambiente, ha premiato 1.123 comuni “virtuosi”, che hanno saputo riciclare più del 65% dei loro rifiuti urbani. Si tratta, purtroppo, appena del 13,9% di tutti comuni italiani, l’88,87% dei quali si trova nel Nord Italia, il 5,25% nel Centro, il 5,88% nel Sud. Tra essi, innanzi tutto, va ricordato Ponte nelle Alpi (BL), che si è classificato primo in assoluto con l’87,7% di riciclaggio dei rifiuti; una menzione speciale meritano, in secondo luogo, Pordenone e Salerno, che, con il 77,5% e il 68,4%, si sono piazzate al primo posto tra i capoluoghi di provincia, rispettivamente, del Nord e del Sud. Nessuna città del Centro, invece, ha superato la soglia di eccellenza (cfr. Speciale Comuni ricicloni 2012, in Rifiuti oggi, n. 1, 2012). Rammentiamo, infine, che, dal prossimo aprile, la tassa comunale sui rifiuti aumenterà del 25% per le famiglie e ancor di più per gli esercizi commerciali (con punte anche del 300%). Sarà l’ennesimo salasso per le tasche degli italiani, sempre più indigenti.

Le immagini: cumuli di rifiuti per le strade di Reggio Calabria (foto dell’autore).

Giuseppe Licandro

(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.3) 5 gennaio 2013 17:20

    PaoloM.

    E’ mancata in passato qualsiasi programmazione in proposito.
    Inoltre anche se scarseggiano i finanziamenti ad-hoc, manca la volontà politica, manca l’educazione di moltissimi cittadini alla differenziazione dei rifiuti e quindi la coscienza che differenziare significa farsi del bene. In poche parole, salvo poche validissime eccezioni, manca tutto.
    Ne è una prova la situazione nelle grandi città, dove basta verificare la composizione dei gruppi di cassonetti, spesso in quantità maggiore con colori neri, o verdi per l’indifferenziata di quelli blu per la differenziata e verificare dentro i primi che gli "utenti" gettano qualsiasi rifiuto, dalla plastica alle bottiglie, ai materiali elettronici (i televisori o le batterie per auto sono rigorosamente a lato dei cassonetti !!!).
    A mio parere gli enti preposti (comuni, provincie, regioni, governo centrale) dovrebbero poter investire nella differenziata ed in una pesante campagna di informazione, che spingesse noi utenti a differenziare, convincendo e convincendosi che tutti ne trarremmo anche vantaggi economici, oltre che salutari.

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