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Rifugiati o clandestini? Storie di straordinaria follia burocratica

La funzionaria dell’Onu Laura Boldrini ha sintetizzato la sua notevole esperienza professionale nel libro “Tutti indietro. Storie di uomini e donne in fuga” (Rizzoli, 2010).

Troppe persone non sanno che i rifugiati stranieri che giungono in Italia per chiedere asilo politico sono tutelati da molte normative nazionali e internazionali, tra cui la Convenzione di Ginevra e la Costituzione italiana (www.costituzioneitaliana.it, art. 10).

Infatti esiste una Commissione nazionale per il diritto d’asilo che “ha di fronte varie possibilità: riconoscere lo status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra; concedere la protezione sussidiaria; raccomandare la protezione umanitaria; dare il diniego. Nel primo caso verrà rilasciato un permesso di soggiorno di cinque anni… Inoltre la famiglia potrà ricongiungersi senza dover dimostrare di avere un reddito sufficiente e i requisiti di agibilità per l’alloggio, come invece è previsto dalla legge per gli immigrati. La protezione sussidiaria invece prevede il rilascio del permesso di soggiorno per tre anni… e il diritto al ricongiungimento familiare, ma solo se ci sono i requisiti di reddito e di alloggio. Con la protezione umanitaria, infine, la persona ha diritto al permesso di soggiorno per un anno… ma non al ricongiungimento familiare” (p. 22).

Chi richiede asilo, diversamente dai clandestini, fugge dalle guerre e dalle persecuzioni politiche e religiose. Il libro chiarisce le motivazioni legali e umanitarie che impongono di accogliere i rifugiati e racconta le enormi difficoltà burocratiche che nascono dalle differenti legislazioni nazionali europee nel campo dell’immigrazione. Per capire meglio questo aspetto è sufficiente riportare il caso di Zhara, donna somala con quattro figli al seguito, che dopo circa sette mesi dal suo arrivo in Svezia da parenti, “aveva ricevuto la visita di alcuni poliziotti che le avevano ordinato di preparare i bagagli e lasciare il Paese… Le spiegarono che non poteva rimanere perché aveva già presentato una domanda d’asilo in Italia e, in base al Regolamento di Dublino, era lì che doveva tornare, essendo quello il primo Paese europeo in cui era entrata” (p. 28).

Comunque in Italia non ci troviamo di fronte ad all’invasione descritta dai media: “l’ottanta per cento dei rifugiati si trova in paesi in via di sviluppo” e se in Italia si stima la presenza di 0,7 rifugiati ogni mille abitanti in Svezia ci sono ben 7 rifugiati ogni 1000 abitanti. In ogni caso non è facile dimostrare di essere un rifugiato poiché “quando si scappa da un regime è facile che i documenti per l’espatrio non vengano rilasciati” e “le vie legali che portano a un richiedente asilo in Europa sono pressoché inesistenti ma questo è un dato che si preferisce non considerare”.

Perciò la stampa italiana dimostra la sua scadente professionalità anche quando racconta i fenomeni legati all’immigrazione: i media si sono “appiattiti sull’equazione più amata dalla politica, cioè immigrazione uguale minaccia alla sicurezza. Da anni assistiamo a trasmissioni televisive in cui sono del tutto assenti i rappresentanti di immigrati e rifugiati, gli operatori che lavorano in questo ambito, gli esperti capaci di analizzare e interpretare in modo oggettivo i dati… si delega tutto ai politici, che si lanciano accuse reciproche sul tema della sicurezza senza sfiorare alcun altro ambito relativo all’immigrazione” (cosa impensabile nei paesi più civili).

Infine conviene precisare “che chi arriva sulle coste italiane rappresenta una piccola percentuale rispetto al numero di coloro che spesso entrano in Italia con un regolare visto e si trattengono allo scadere”. È però soprattutto tra chi arriva clandestinamente che si possono trovare alcuni soggetti maschili di dubbia reputazione che cercano maggiore fortuna in un paese lassista come l’Italia (purtroppo nessun delinquente va in giro a raccontare di essere un delinquente).

Laura Boldrini lavora nelle agenzie Onu da più di vent’anni. Dal 1998 è portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (www.unhcr.it). Ha operato in numerosi paesi in condizioni molto critiche: Kosovo, Afghanistan, Iraq, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.

Nota - I proventi del libro verranno interamente devoluti a borse di studio per ragazzi afgani arrivati in Italia senza genitori.

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