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Riforma Costituzione: i cortigiani

di Immacolata LEONE

La si doveva immaginare già da tempo la deriva indecorosa, disdicevole, deplorevole, sconveniente, indecente e inammissibile, mista a mercimonio continuo, in cui stava scivolando il Parlamento italiano.

I fatti ultimi – la modificazione in senso autoritario della Costituzione Repubblicana da parte di un parlamento eletto con legge elettorale incostituzionale – non lasciano ormai più dubbi sulla qualità gravemente compromessa dell’educazione civile di coloro, che senza neanche una spiccata intelligenza e per arrampicarsi assumono la stessa posizione che si usa per strisciare. E dovrebbero rappresentare il popolo italiano.

Se non c’è più il rispetto reciproco di chi ci rappresenta come può sussistere l’interesse della sopravvivenza del popolo italiano? Nelle stanze del potere, tutti, chi più chi meno , hanno un seguito di servi e cortigiani, e l’unico loro scopo è di servire bene il padrone. Anche a costo di cancellare decenni di libertà conquistata con morti e stragi.

C’è un solo Dio per il quale ubbidiscono e sgomitano per averne una fetta, il Dio denaro. Ai cortigiani tocca la paura di rimanere fuori e l’ansia della dipendenza, come uniche passioni dominanti.

Non rientra nella loro pianificazione mettere una pezza agli emendamenti che stanno partorendo, cancellando i diritti dei più indifesi. Ormai per loro, la vita umana è un atto di consunzione. Vivere è consumare. Gli ultimi degli esseri umani sono solo una risorsa che poi viene convertita in capitale, e tutta questa impresa è solo una piccola parte di una vasta e sconvolgente macchina definita dall’evoluzione di questo modello capitalista finanziario, progettata per un unico scopo: creare profitto per gli amici industriali.

Ci apprestiamo a vivere una nuova era moderna composta di schiavi. Nessuna civiltà tradizionale ha mai visto masse così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, alla mercè del nuovo “Capitalismo fondato sul Caporalato”.

Una nuova schiavitù, che non ha nemmeno per controparte l’esistenza di figure di spiccata intelligenza, ma che viene imposta anodinamente attraverso la tirannia del fattore economico e delle strutture di una società più o meno corporativa, distinta per ceti ed entourage. Un fascismo senza orbace. Ma tanto fango.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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