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Ricordiamo cosa sono le elezioni in Russia

Di recente il ministro Salvini, interrogato sulla vittoria di Putin alle elezioni in Russia, ha dichiarato che: “Quando un popolo vota ha sempre ragione”, facendo intendere che le elezioni in Russia siano state regolari e senza brogli. Bisognerebbe allora ricordargli cosa sono veramente le elezioni in Russia. 

Già i risultati di queste elezioni, in cui Putin ha raggiunto l’88% dei consensi e gli altri tre candidati si sono assestati tutti sul 3-4%, dovrebbe far porre una domanda: in quale democrazia un leader ha mai vinto con il 90% dei consensi? Ma torniamo un po’ indietro nel tempo. Nel 2020 si è tenuto in Russia un referendum costituzionale, una serie di emendamenti alla Costituzione approvati dagli elettori e che hanno permesso a Putin di azzerare i suoi mandati in quanto Presidente, così da essersi potuto ricandidare alle elezioni del 2024. Il referendum avvenne nel giugno 2020, in epoca covid. La motivazione della salute pubblica venne presa come scusa dal governo russo per organizzare una vera e propria farsa spacciata come regolare referendum. I giorni in cui votare vennero spalmati su un’intera settimana e ai cittadini di Mosca e Nizhny Novgorod venne data la possibilità di votare online. Giornalisti e attivisti vari hanno dichiarato così di essere riusciti a votare due volte, una da casa e una online. Sempre con la scusa dell’emergenza, vennero istituiti seggi elettorali sulle panchine dei parchi, in mezzo alle aree gioco e persino nel bagagliaio di un’auto. A San Pietroburgo è stata filmata una scrutatrice che ha aperto l’urna per infilare pacchi di schede precompilate con il Sì. Diversi lavoratori sono stati costretti a votare dai datori di lavoro con forme di controllo del voto, tra cui il voto direttamente in azienda. Su richiesta degli elettori, le commissioni elettorali potevano addirittura andare a casa dell’elettore per farlo votare, senza ovviamente garantire un minimo di privacy. Nella Repubblica dei Komi, la sera del 1° luglio, dopo aver processato il 5% delle schede, vennero forniti dei dati significativi: il 69% degli elettori aveva votato contro il referendum, il 30% a favore (1% nullo). Ma dopo appena pochi minuti, soprattutto dopo un ordine documentato di ricontare i voti, la commissione elettorale si corresse dicendo che erano state processate il 28% delle schede e che il 66% aveva votato a favore mentre il 33% contro. Non è difficile capire quale dei due fosse il risultato genuino. 

Alla fine, i risultati del referendum vennero annunciati prima ancora che i seggi chiudessero. Ci sono state 1587 segnalazioni di violazioni elettorali di cui 682 verificate.

 

Si può forse pensare che, se già nel 2020 le elezioni in Russia erano uno show, nel 2024 siano diventate legittime e regolari? Riguardo a queste elezioni, bisogna innanzitutto ricordare che la candidatura di Boris Nadezhdin, che espressamente dice che bisogna fermare la guerra in Ucraina e che vorrebbe restaurare la democrazia in Russia, è stata rigettata dalla commissione elettorale, sostenendo che solo – casualmente – 95.000 firme a supporto della sua candidatura fossero valide a dispetto alle 100.000 necessarie. Ovviamente si tratta di una strategia ben sperimentata dal governo russo per bandire i veri oppositori dalle elezioni: se i russi che sono contro Putin vedono che i candidati alle elezioni sono tutti putiniani, non andranno neanche a votare. Per quanto ci fosse, in queste elezioni, un candidato che parlava di negoziati con l’Ucraina – Vladislav Davankov – in realtà la sua posizione non era poi così diversa da quella di Putin (voleva cioè ratificare l’attuale situazione sul campo). Si è trattata quindi di un’elezione da cui Putin non poteva che uscire vincitore. Come se non bastasse, durante le votazioni sono stati registrati militari che controllavano le schede nelle cabine elettorali e le urne erano trasparenti, così da eliminare qualsiasi forma di privacy del voto. Tutto ciò, ricordiamoci, dopo pochissimo tempo dalla morte di Prigozhin e Navalny, due oppositori che molto probabilmente sono stati uccisi dal governo russo lanciando un chiaro messaggio al popolo russo: gli oppositori non vengono tollerati. Così viene creato un clima di terrore che fa sì che gli elettori abbiano paura di non votare per Putin, visto che possono essere subito scoperti. Questo spiega il modo in cui Putin sia riuscito ad ottenere l’88% dei consensi. A qualche ministro italiano andrebbe ribadito che le dittature possono benissimo addomesticare le elezioni e renderle antidemocratiche: avere delle elezioni non è un criterio sufficiente per stabilire se un paese sia una democrazia o meno. La Russia, purtroppo, rimane una dittatura e non si vede una via di uscita da questa situazione.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.73) 23 marzo 11:00

    Condivido, al netto dei video fake sui seggi elettorali, semplicemente ridicoli, che la Russia non sia una democrazia. Ed è pur vero che il votare non vuol dire, sic et simpliciter, che si completa la democrazia. I peggiori regimi (vedi Hitler, Mussolini e Stalin) sono stati tutti corroborati dal voto popolare. Tuttavia più che per la Russia, il cui percorso verso una democrazia compiuta (se e nel caso) sarà ancora lungo e faticoso, io mi preoccuperei per la democrazia in Italia, dove siamo riusciti nel capolavoro di rimettere i fascisti al potere. Ovviamente con il voto popolare.

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