Revenant, Di Caprio abbandonato in mezzo ai boschi
Scopriamo subito tutte le carte: Revenant è un gran bel film, teso, con un ottimo stile, con una sapiente movimentazione di macchina da parte di Alejandro González Iñárritu, con degli ambienti davvero straordinari e mostrati con grande efficacia.
Il buon Leonardo Di Caprio è bravo, bravissimo, perfetto in quello che deve fare in questo film. Però… mi sembra del tutto evidente che questa non è certo la sua migliore interpretazione e direi nemmeno la migliore interpretazione dell’anno. Motivo sufficiente perchè alla fine questo benedetto Oscar lo vinca per davvero.
Siamo alla fine dell’800 e seguiamo una squadra di cacciatori di pelliccie. Hanno finito il loro lavoro in mezzo alle nevi lì sui monti e sono pronti a portare a casa un gran bel carico di pellicce. Ma… vengono attaccati dagli indiani e devono fuggire alla meglio.
Il buon Leo rimane da solo e viene attaccato da un enorme Grizzlie. Ne esce malconcio ma vivo. I compagni lo recuperano e provano a portarselo dietro ma la fatica è troppa. Dopo qualche giorno decidono di mollarlo sul posto con tre uomini a difenderlo in attesa (semplicemente) che muoia.
Solo che lui non muore e uno dei tre si è scocciato di aspettare.
A seguire abbiamo la lunga avventura solitaria e la caccia al cattivone per l’inevitabile vendetta.
La cosa migliore del film è lo straordinario piano sequenza che Inarritu ci regala all’inizio del film, durante la battaglia con gli indiani.
Poi abbiamo la comnunque ottima sequenza della lotta con l’orso (che non è proprio una lotta) e la scena ormai famosa del buon Leo che si rifugia nudo dentro la carcassa del cavallo per scaldarsi.
Questi i tre punti fondamentali.
Il resto è un bel racconto, con ambienti fenomenali, una vicenda comunque avvincente, tesa, claustrofobica a tratti… e vi assicuro che viene un gelo dentro e fuori a stare col buon Leo in tutta quella neve.
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